Così gli elefanti africani riescono a rinfrescarsi

Le numerose screpolature sulla pelle dell'animale gli permettono di accumulare da 5 a 10 volte più acqua di un'epidermide liscia
Ats
02.10.2018 15:42

GINEVRA - La pelle degli elefanti africani, grazie a milioni di screpolature, può accumulare da 5 a 10 volte più acqua di un'epidermide liscia. La lenta evaporazione di tutto questo liquido consente all'animale, che non può sudare, di rinfrescarsi per un lungo periodo.

Lo hanno scoperto ricercatori dell'Università di Ginevra (UNIGE) e dell'Istituto svizzero di bioinformatica (SIB) di Losanna osservando i pachidermi in una riserva del Sudafrica.

L'elefante asiatico, pure rugoso, non ha invece tutti quei milioni di minuscole spaccature, profonde un millimetro, per favorire l'abbassamento termico della cute. "Vive in un clima meno caldo e più umido, dove il raffreddamento per evaporazione è molto meno efficace", spiega in un comunicato Michel Milinkovitch, professore del Dipartimento di genetica ed evoluzione della Facoltà di scienze dell'UNIGE.

La pelle dell'elefante africano "non è una superficie piana come negli umani, ma una struttura che assomiglia piuttosto alle vallate alpine", aggiunge il biologo che ha diretto lo studio.

La ricerca, pubblicata in Nature Communications, ha poi notato che le screpolature, profonde un millimetro, sono assenti nei neonati e insorgono con l'ispessimento naturale della pelle, col passare degli anni. Tali fenditure consentono inoltre al fango di rimanere ben attaccato alla pelle, e creare uno strato protettivo contro il sole e gli attacchi incessanti degli insetti.

La pelle degli elefanti africani ha minuscole screpolature essenziali per regolare il calore corporeo: l'epidermide può così accumulare da 5 a 10 volte più acqua di una liscia, e la lenta evaporazione del liquido consente all'animale, che non può sudare, di rinfrescarsi.