Cent'anni fa

E se ci abituassimo a meditare sull'immensa vastità del creato?

Le notizie dell'11 maggio 1924
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
11.05.2024 06:00

La Nota
«Immaginiamo di partire dal Sole e di possedere un mezzo rapidissimo di trasporto: un raggio di luce. Ci muoveremmo così alla velocità di 300.000 chilometri al secondo ed in otto minuti saremmo già arrivati sulla nostra Terra, dopo aver incontrato sul nostro cammino Mercurio e Venere. Ci basterà poi poco più di un secondo per giungere sulla Luna, mentre dopo 4 minuti e 20 secondi saremmo su Marte. In un quarto d’ora traverseremmo la zona dei mille planetoidi, e dopo 35 minuti arriveremmo a Giove ed in 70 minuti a Saturno. In due ore e mezzo giungeremmo a Urano e in quattro ore su Nettuno. Saremmo così alla vecchia frontiera del nostro sistema solare. Dopo due anni di viaggio ininterrotto, noi usciremo dalla sua sfera di attrazione, e dopo quattro anni saremo nelle vicinanze della stella Alfa della Costellazione di Centauro, ch’è la più vicina a noi. E non ci fermeremo: dovremo correre, non più per anni ma per secoli, per giungere alle grandi nebulose di Orione e del Cigno. E solo dopo seicento secoli di viaggio, dopo aver incontrato miliardi di stelle circondate da miliardi di pianeti con miliardi di umanità che per noi non sono mai esistite e non esisteranno mai, noi raggiungeremo i primi strati del nucleo centrale della Via Lattea».

E, notiamo bene, alla velocità di 300 mila chilometri al minuto secondo. Questo non è l’itinerario di una gita di piacere, e nemmeno una lezione di astronomia: è piuttosto un piccolo trattato di filosofia pratica. Se ci abituassimo a meditare di tanto in tanto sulla immensa vastità del creato, sulla infinitesima piccolezza di questo nostro Mondo, su una iperbolica meschinità del più grande e del più potente degli uomini, di fronte alla sconfinata vastità dell’Universo forse sapremmo fare miglior uso di quell’istrumento che il buon Dio ci ha regalato e che si chiama ragione, e nel commercio della vita sapremmo procedere con un po’ più di umiltà, di pazienza, di tolleranza.

L’uomo, il re del Creato! Sì, nella stessa misura che la pulce saltellante può proclamarsi la regina dell’Orbe terracqueo. Non voglio ora fare concorrenza agli specifici dei quali rimbomba la quarta pagina dei giornali e neppure agli innumerevoli trattati di filosofia che inzeppano le biblioteche, ma credo che nei casi di depressione, di avvilimento, nei casi di elefantiasi morale, tra i fastidi e grassi e magri che sbocciano sulla vita quotidiana, quando i fumi ci vanno alla testa o quando ci crediamo troppo grandi o ci illudiamo di aver messo radici nella eternità, il miglior ricostituente sia ancora la meditazione di una paginetta d’un trattato astronomico.

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