Gavroche e le donnette che raccontano dei loro guai sul treno

La Nota
Due donnette in treno; una ha la parlantina a scatto libero, l’altra fa la parte di quella che ascolta, e la fa bene; un continuo dimenar di capo, come un baco che va al bosco; una serie di Oh!, Ma davvero!, Gesumaria!, Ma sì!, Oheu!, Cara Madonna!. Tutto quanto insomma serve a convincere chi parla che si è lì tutt’orecchi. In generale per dare una soddisfazione le orecchie con un po’ di mimica bastano; la testa può andare a passeggio per proprio conto, come un maestro in un giorno di vacanza.
La donnetta ha incominciato col raccontare dei guai di famiglia: un guaio, poi un altro; una lite col vicino; un ripicco della nuora; una bega coi parenti per via di una eredità, poi il mal di denti che non le lasciato chiudere occhio per due notti; la cattiveria di una comune amica che ha avuto il coraggio di fare questo e di dire quest’altro; e via, e via, la litania non finiva più.
Io non ho l’abitudine di mettere il naso nei discorsi degli altri, specialmente in quelli che si fanno in treno; ma se la donnetta mi avesse permesso, come si dice in termine parlamentare, di interloquire nel suo discorso, le avrei detto: «Buona donna, non bisogna mai pretendere di infliggere al prossimo il resoconto delle nostre disgrazie. Ognuno ha i propri fastidi e se non ne ha, se li fabbrica e se li ingrassa. In generale noi abbiamo la tendenza ad occuparci delle nostre disgrazie; una miseria nostra ci sembra grave, enorme; la disgrazia di un altro ci dà una toccatina al cantino della compassione, se lo abbiamo, e basta. E questo dipende dal fatto che le nostre disgrazie noi le guardiamo nel cannocchiale della nostra immaginazione, che le avvicina e le ingrandisce, mentre gli altri le guardano essi pure nel cannocchiale, ma dalla parte opposto, onde le vedono piccole e lontane».
È una forma di egoismo anche quella di pretendere di avere il monopolio della infelicità e di esibirlo in pubblico. Ognuno di noi ha il proprio bagaglio di miserie e di dolori, chi l’ha più greve e chi più leggero; molte volte a chi l’ha leggero sembra di piombo perchè è di forze deboli e chi l’ha pesante se lo porta con la disinvoltura come fosse una piuma, perché, in generale, ci ha fatto l’abitudine come i fattorini a portare i bauli pesanti. Gavroche
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