Gentilezza: un'attitudine fuori moda?
A quanti di noi è sicuramente capitato, camminando per strada, di incontrare un conoscente che ci chiede come stiamo e di rispondere alla fatidica domanda accorgendoci però che, nel frattempo, il nostro interlocutore, preso dalla fretta e dai mille impegni che occupano la sua giornata, se ne è già andato senza ascoltare la nostra replica. O ancora, a chi, recandosi ad uno sportello per sbrigare una pratica, non è mai successo di sentirsi trattare in modo sgarbato. Gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito e spingono a domandarsi se, nella società odierna, la gentilezza sia ancora un valore. Per rispondere alla nostra domanda abbiamo interpellato Cristina Milani, presidente di Gentletude, associazione senza scopo di lucro che si occupa di promuovere la gentilezza attraverso progetti educativi rivolti in particolare a bambini e adolescenti, consulenze alle aziende sui rapporti interpersonali e l’organizzazione di studi, conferenze e seminari.
Signora Milani, il fatto che la vostra associazione si adoperi nel diffondere la gentilezza è indice che la società odierna non riconosce più il valore di tale atteggiamento?
«La gentilezza è un’attitudine innata che tuttavia risente in modo negativo della frenesia della società odierna che guarda incessantemente al futuro e che impone il multitasking in quasi ogni ambito della vita. La gentilezza richiede infatti tempi lunghi, pazienza e deve essere allenata in continuazione. Volendo utilizzare un gergo da social network, potremmo dire che, al momento, la gentilezza non ha molti follower. Non bisogna comunque avere una visione disfattista del presente in quanto sia la crisi legata alla COVID, sia il recente conflitto in Ucraina hanno mostrato la solidarietà, elemento essenziale dell’esser gentili, dei ticinesi. Rispetto ad undici anni fa, quando ho iniziato la mia attività con Gentletude, la situazione è comunque migliorata».
Alla luce di quanto dice andrebbe insomma rivisto, almeno parzialmente, il nostro modo di vivere…
«Il paradigma che regge la nostra società ha dimostrato di essere inefficace ed inadatto come testimoniano, per esempio, le crisi economiche, il terrorismo o il conflitto in Ucraina. Il modello della crescita infinita, del consumismo e dell’individualismo sfrenati va perciò rivisto. L’umanità è però pigra e quindi, per poter cambiare approccio, ha prima bisogno di toccare il fondo. In questo contesto, la gentilezza può diventare un prezioso strumento per un futuro nel quale bisogna avere una leadership basata sull’umanità».


In concreto, cosa è la gentilezza?
«Essa è un insieme di qualità come la solidarietà, l’altruismo, la compassione, la condivisione della conoscenza, il rispetto dell’ambiente. Insomma, la gentilezza non si riduce al “buongiorno” e “buonasera” e più in generale alle buone maniere in quanto il galateo è una cosa differente. Essa non dipende da meccanismi interessati e il suo scopo ultimo è di far vivere bene le persone con sé stesse, con gli altri e con l’ambiente. Volendo ridurre all’osso il concetto, potremmo dire che “essere gentili” vuol dire “aver cura”. Elemento generatore di tale attitudine è l’empatia».
Tre elementi che indubbiamente caratterizzano la nostra società sono l’aggressività, l’arroganza e la maleducazione: in un simile contesto essere gentili può ancora essere considerato un vantaggio o, al contrario, risulta una debolezza?
«Per essere gentile ognuno di noi ha bisogno, in primo luogo, di stare bene con sé stesso. Quando abbiamo a che fare con una persona sgarbata è importante capire che chi ci sta di fronte probabilmente sta vivendo una situazione di turbamento a causa della quale non riesce a controllare in modo adeguato le proprie emozioni. L’aggressività è in sostanza una risposta che potremmo definire “primordiale” a una situazione di disagio, come l’uomo primitivo che, di fronte al predatore, lo attaccava per non essere attaccato. Invece di prendercela con una persona maleducata, dovremmo cercare di aiutarla e il modo migliore di farlo è rimanere gentili, anche se non è sempre facile».
In concreto, cosa possiamo fare per essere tutti un po’ più gentili?
«Bisogna intraprendere un percorso personale incentrato su due livelli: uno fisico, l’altro mentale. Il primo consiste nell’avere una vita sana: quindi evitare di fumare, fare sport e mangiare cibi sani. Nel secondo livello si cerca di evitare di inquinare la mente, ad esempio con gli articoli delle riviste scandalistiche, con le trasmissioni in cui si ricerca la polemica a tutti i costi nelle quali gli opinionisti si urlano addosso e il conduttore mette in piazza il dolore degli individui per aumentare l’audience. Vanno anche evitate le persone che si rivolgono a noi solo per interesse. Non bisogna poi parlare alle spalle delle persone».
Tra le molte iniziative di cui si fa promotrice la vostra associazione c’è anche il Festival of Kindness, in cartellone il 3 settembre al centro sportivo di Lodrino.
«Lo scopo della manifestazione, oltre ovviamente a promuovere la gentilezza ed attirare l’attenzione su questa tematica, è raccogliere fondi coi quali realizzare tutta una serie di progetti formativi come, ad esempio, delle schede didattiche da distribuire nelle scuole. Durante la giornata proporremo numerose attività per tutti i gusti e per tutte le età. Alle 18.00 daremo inoltre la possibilità a una decina di giovani talenti ticinesi di esibirsi sul nostro palco. Il meteo purtroppo non sembrerebbe essere dalla nostra parte; in caso di pioggia posticiperemo l’evento al 10 settembre a partire dalle 16.00».