Il caso-Ghali è finito su Haaretz: «Un'anteprima dell'Eurovision?»

E così, la polemica scoppiata dopo l'intervento di Ghali sul palco di Sanremo è arrivata anche in Israele. A occuparsene, fra gli altri, è stato il quotidiano Haaretz. Riavvolgiamo il nastro, prima: sabato sera, al termine della sua Casa mia, con cui ha conquistato il quarto posto, il rapper milanese si è confrontato con l'alieno Rich Ciolino. Ed è stato proprio l'oramai celebre alieno a suggerire all'artista le parole da veicolare: «Stop al genocidio». Un chiaro riferimento alla situazione all'interno della Striscia di Gaza, sebbene la canzone – stando alle prime dichiarazioni del cantante – non sia stata scritta pensando espressamente a quanto sta accadendo in Medio Oriente. La performance a margine dell'esibizione ha sollevato non poche critiche, richiamando altresì l'attenzione dell'ambasciatore israeliano a Roma, Alon Bar. «Nella strage del 7 ottobre, tra le 1.200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival» ha scritto il diplomatico su X. «Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto». E ancora: «Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile».
Il quotidiano Haaretz, appunto, è tornato sulla vicenda: «Mentre si specula sul fatto che l’Eurovision Song Contest di quest’anno in Svezia potrebbe trasformarsi in uno spettacolo anti-Israele, i recenti eventi in Italia offrono un’anteprima di ciò che potrebbe accadere al più grande evento musicale televisivo d’Europa» si legge nell'articolo. «La polemica è cresciuta lentamente. Nella prima serata del Festival, martedì scorso, Ghali (il cui nome completo è Ghali Amdouni) ha eseguito la sua ultima canzone Casa Mia, che comprendeva il testo “Tracciare confini con linee immaginarie / Bombardare ospedali per un pezzo di terra o un pezzo di pane”. Queste parole, che non facevano esplicito riferimento a Israele o a Gaza, non hanno attirato immediatamente l’attenzione, ma il giorno seguente il presidente della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha rilasciato una dichiarazione in cui le attaccava come “propaganda anti-israeliana”».
Ghali, al riguardo, ha chiarito che la canzone è stata scritta prima degli eventi del 7 ottobre ma che, ora, quantomeno «sta accendendo i riflettori su ciò che la gente fa finta di non vedere». A detta di Haaretz, l’artista «ha spesso espresso opinioni filo-palestinesi e anti-israeliane, anche all’indomani del massacro di Hamas del 7 ottobre». Il quotidiano ha ricostruito anche quanto accaduto all'indomani dell'esibizione della serata conclusiva del Festival, nel salotto allestito sul palco dell'Ariston da Mara Venier per Domenica In: «La controversia solleva anche la questione se le dichiarazioni della comunità ebraica, e più in generale del campo pro-Israele, possano avere la conseguenza involontaria di amplificare le opinioni anti-israeliane» ha chiosato Haaretz.