Il Foglio ufficiale, l'errore del tipografo e la verità sull'età

La Nota
L’ultimo numero del Foglio Ufficiale porta una rettifica; l’età, per un errore di stampa, era stata aumentata di dieci anni. Mi pare che per un elementare senso di delicatezza il tipografo, se voleva sbagliare nello stampare la data della sposa, avrebbe dovuto sbagliare in meno e non in più; diminuire l’età di una donna di dieci anni è un atto di cavalleria, è una attenzione gentile; ma aumentarla, sia pure per una semplice svista, e di dieci anni, è il colmo della scortesia, un atto di indelicatezza che nessuna giustificazione, nessuna rettifica può cancellare.
Dieci anni in più! Dite poco! Si fanno tanti sacrifici, si ricorre a tanti sotterfugi, si cercano tanti innocenti trucchetti per mantenere l’età in uno stato di piacevole giovinezza, per poi vedersi invecchiati d’ufficio e di una buona diecina d’anni. Roba da codice!
Ci sono delle bugie che per lunga tradizione nessuno osa più condannare e sono le bugie che si dicono all’agente delle imposte e quelle che si dicono sul conto degli anni. Dire la verità sull’età che si ha è una specie di posa, di originalità, come quella di andare in giro con la giacca arrovesciata o con un cappello senza cocuzzolo. C’è in quasi tutti (i signori uomini non si differenziano molto in questo dalle signore donne) la tendenza di tenere in ritardo il corso degli anni; una manìa come chi tiene in ritardo l’orologio con la illusione di non far arrivare troppo presto la sera.
Arrivati ai venticinque anni si fa una prima fermata (fermata facoltativa); ai trenta la fermata è, si direbbe, obbligatoria; quindi più lunga; ci sono delle persone che hanno trent’anni per tre o quattro volte di seguito; ai trentacinque, fermata di servizio. Ci si arresta, si fanno i propri comodi, qualche volta si dimentica addirittura di andare avanti, onde capita a certe persone di avere trentacinque anni a quaranta; e via via; prima si si riusciva mai a mandare avanti gli anni; ora si contano addirittura a due per volta; un uomo dopo la sessantina ha quasi sempre la piccola vanità di aggiungersi un paio d’anni a quelli che ha del suo.
Ma prima dei sessanta abbiamo il diritto di esigere da chi scrive o stampa la nostra età la massima esattezza, disposti, s’intende, a chiudere un occhio ed anche due quando ci fosse di mezzo una sottrazione.
Gavroche
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