L'intervista

«Il pubblico di Castellinaria è attento alle proposte diverse»

Giancarlo Zappoli, direttore artistico di Castellinaria, il Festival del cinema giovane in corso questa settimana a Bellinzona
Dimitri Loringett
21.11.2022 06:00

Nel fine settimana, al Mercato Coperto di Giubiasco si è alzato il sipario su Castellinaria con alcune proiezioni, tra cui la prima internazionale di Dante di Pupi Avati, mentre da oggi e fino a venerdì si entra nel vivo con i concorsi e gli eventi collaterali. Abbiamo fatto due chiacchiere con il direttore artistico Giancarlo Zappoli su questa 35. edizione del Festival del cinema giovane.

Castellinaria spegne 35 candeline: come si posiziona oggi il festival, in Svizzera e nel mondo?

«Il festival aveva trovato una collocazione propria sin dall’inizio essendo rivolto, comunque, ai giovani. Nel frattempo sono nate altre iniziative, come ad esempio Locarno Kids (che tra l’altro collabora con noi), ma all’epoca Castellinaria era l’unico festival del suo genere in Svizzera. Abbiamo inoltre ha un rapporto “speciale” con le scuole. Sono loro, infatti, che decidono che cosa vedere assieme ai ragazzi, a cui vengono fornite delle preziose schede didattiche, una cosa che non tutti i festival hanno. La rilevanza di Castellinaria è dimostrata anche dal sempre più ampio riconoscimento che arriva da Berna, dove ogni anno andiamo a esporre ciò che abbiamo fatto e troviamo sempre un ascolto attento. Sul fronte internazionale invece, da alcuni anni siamo entrati a far parte dell’ECFA (European Children’s Film Association) e quest’anno organizziamo per la seconda volta la conferenza CastellinEurope dove invitiamo i festival europei che si occupano del nostro stesso argomento di incontrarsi da noi per discutere e dibattere assieme sul futuro e le strategie per raggiungere il nostro pubblico di riferimento, cioè i ragazzi».

Quest’anno il festival si sviluppa attorno a tre «tracce tematiche»: attualità, biografie e ambiente. Su quest’ultimo, non c’è un po’ di opportunismo?

«Il tema ambiente non è opportunistico e l’abbiamo rimarcato in più occasioni. Per esempio, nel 2019, quando abbiamo ospitato il primo documentario realizzato sui ragazzi dello Sciopero del venerdì, avevamo chiarito di essere ben contenti di averli ma senza “rincorrerli”. Quest’anno abbiamo come proposta nella Piccola Rassegna La profezia delle ranocchie, un film d’animazione che avevamo avuto in concorso nel lontano 2003, a conferma del fatto che ci occupavamo del tema già allora, anche se non in modo così mirato come oggi. Siamo comunque contenti di dar voce e spazio al tema, anche con il Green Day organizzato in collaborazione con il Dipartimento del territorio, a chi è attivo in quell’ambito. Il nostro però è un approccio non sensazionalistico, bensì di riflessione e dialogo».

Quest’anno presentate «Oltre le sbarre», una nuova iniziativa in collaborazione con il Penitenziario cantonale della Stampa che vedrà una giuria di giovani detenuti premiare i migliori film del concorso Castellincorto. Di che cosa si tratta?

«Premetto che Castellincorto si svolge in totale autonomia. Abbiamo naturalmente fatto un paio di incontri, assieme alla coordinatrice del concorso Agnese Làposi, per parlare coi giovani detenuti che avevano mostrato interesse e spiegare loro come si svolge il lavoro di giurati. Ma da lì in poi non vi è alcuna supervisione da parte di Castellinaria. Devo dire che questa iniziativa è un bell’esempio concreto di inclusione, di “aggancio alla realtà”, come aveva dichiarato il direttore Laffranchini in conferenza stampa».

La mediazione culturale è un caposaldo di Castellinaria: come possono il cinema «impegnato» e la letteratura fare breccia nel pubblico giovane, sempre più sollecitato dalla superficialità del mondo dell’intrattenimento?

«Ci siamo sempre accorti che non è vero che ai giovani non importa nulla di questo o di quell’altro. Anzi, sono pronti alle proposte. Certo, se lasciamo loro l’esclusiva delle scelte, è più facile che seguano il mainstream. È evidente e anche naturale, in fondo tutte le generazioni in qualche modo si avvicinano sempre a ciò che fa più “tendenza”. A Castellinaria, e basta guardare l’affluenza in sala, abbiamo una prova tangibile, che si ripete di anno in anno, che se proponi ai ragazzi qualcosa di “diverso”, nel senso di non mainstream, l’interesse e l’attenzione ci sono».

Per concludere, quali sono gli «imperdibili» del festival?

«Posso dire che il film d’apertura Dante resta comunque un “must”, è un film a cui il regista Pupi Avati tiene moltissimo, e nel suo messaggio inviatoci e mostrato durante la prima internazionale di sabato sera ha dato l’idea del “non film d’occasione”. Poi ci sono i fratelli Dardenne, con il loro ultimo lavoro Tori et Lokita, che finalmente giungono a Bellinzona dopo che li abbiamo corteggiati sin dai tempi del loro primo film di finzione del 1996 La promesse. Ricordo, tra l’altro, che a Castellinaria abbiamo presentato tutti i loro film. Menzionerei inoltre, senza nulla togliere ad altri, Hill Of Vision che, oltre al piacere di avere in un cast internazionale un giovane attore svizzero, il ticinese Ruben Buccella, è una di quelle storie biografiche dove c’è qualcuno che parte nella realtà totalmente svantaggiato e poi diventa premio Nobel».

Il programma completo di Castellinaria è su www.castellinaria.ch.