L’autunno non porta solo la vendemmia, le vespe e la pioggia

La Nota
L’autunno ci porta la vendemmia, le vespe, la pioggia e le manovre militari. Già, le manovre militari.
Noi del sindacato degli Ingenui durante la guerra ci eravamo fatti questa amena convinzione, che finita quella guerra spaventosa, micidiale, che aveva messo a fuoco e a sangue tutto il mondo, l’onorata società umana avrebbe provato tale e tanto orrore per la guerra e per le armi che nessuno avrebbe più avuto il coraggio di parlare di armamenti nè di piani guerreschi. Si sa che uno che è arrivato al lumicino per una indigestione di fichi, solo a vedere una pianta di fichi si sente male. Ed infatti così doveva essere, se a questo mondo bastassero l buone intenzioni a far andare avanti la baracca della Pace universale.
L’America si mise alla testa del movimento e proclamò la Crociata contro la guerra, contro gli armamenti. Santa Crociata! Ma il guaio della Crociata stava in questo, che mentre il Presidente degli Stati Uniti predicava per il disarmo mondiale, il suo solerte ministro della guerra attendeva a far studiare nuovi progetti di corazzate, di nuove mitragliatrici, di migliorate formazioni militari.
Padre Zappata predicava contro la caccia, ma faceva preparare dalla perpetua le tagliole nel giardino.
Poi si parlò di sostituire la vecchia formula pacifista che aveva condotto a quel po’ po’ di fallimento. Non più dunque Si vis pacem para bellum, bensì Si vis pacem, para pacem. Senonchè pare che nel preparare la pace ci siano stati dei trucchi. La tunica era d’acciaio, il famoso ramoscello d’ulivo era di ferro battuto e non era altro che l’elsa di una spada. Una pace, insomma, che appena apriva la bocca mandava fuoco e fiamme, appena muoveva un passo dava in fragore di ferraglie e di sciabole.
Siamo quindi al sicut erat, come se non ci fosse stata la lezione della guerra. Armamenti, manovre, nuovi mezzi di distruzione, seminagione, insomma, su larga base della guerra. E tutto perchè? Perchè nessuno ha avuto il coraggio di fare il primo passo. Disarmiamo, si è grifato dai tetti, ma nessuno ha pensato a stabilire chi dovesse essere il primo a disarmare. Si tentò coi piccoli Stati ma questi saggiamente risposero: A bove majore discit errare minor.
E fintanto che il bue maggiore prepara guerre, fa manovre, il minore fa bene a mettere il chiavistello alla casa e ad arrotare non solo la vanga, ma anche la spada.
Gavroche
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