Narrativa

Intrighi, delitti e leggende nel mondo musicale classico

Tradotto in italiano «L’ultima nota di violino», primo capitolo della fortunata saga poliziesca della scrittrice e musicista residente in Ticino Natasha Korsakova - Il volume sarà presentato questa sera a Grono
La scrittrice e violinista Natasha Korsakova. «L'ultima nota di violino» è il suo primo romanzo tradotto in italiano
Mauro Rossi
21.06.2022 06:00

«Scrivere di musica è come ballare di architettura» diceva con il suo solito fare provocatorio il grande Frank Zappa. A torto, secondo il mio personalissimo parere. Arte davvero universale, la musica si presta infatti ai più disparati connubi con la scrittura, che si tratti di ispirare saggi, analisi e interpretazioni oppure di fornire spunti di altro genere, anche narrativo. È il caso dei romanzi di Natasha Korsakova, il primo dei quali, L’ultima nota di violino, tradotto in italiano da Piemme e recentemente insignito a Milano del Premio Speciale Edoardo Kihlgren - Opera Prima per una Letteratura Europea, viene presentato questa sera alle 20.00 nell’Aula magna delle scuole di Grono nell’ambito della rassegna «Libri in libertà».

Di origine greco-russa, da anni residente nel Mendrisiotto ma narrativamente germanofona (Tödliche Sonate è il titolo originale del libro), Natasha Korsakova con questo romanzo da’ il via a una serie, in Germania già al secondo capitolo, e che ha quale protagonista il commissario di polizia italiano Dionisio Di Bernardo in questo primo capitolo della saga chiamato, dopo un brutale omicidio avvenuto in una zone «bene» della capitale italiana, ad addentrarsi in un mondo che non conosce, quello del concertismo classico, che vive secondo dinamiche proprie, avulse alle normali leggi di mercato delle produzioni artistiche e legate a intrecci economico-finanziario-politici difficili da decifrare. Un ambiente che, al contrario del suo protagonista, Natasha Korsakova conosce benissimo. Figlia di un’affermata pianista è lei stessa una violinista di respiro internazionale: un’esperienza che tra le pagine del libro emerge sia attraverso una serie di dettagli – qualcuno anche volutamente provocatorio – di quel mondo, sia nella trama della vicenda. Che ruota attorno a uno dei massimi capolavori dell’arte liuteristica, il «Messia», un violino realizzato a Cremona nel 1716 da Antonio Stradivari e ritenuto, assieme al Lady Blunt, lo strumento più prestigioso realizzato dal maestro lombardo nonché uno dei pochi giunto sino ai giorni nostri in condizioni pressoché perfette. E questo grazie alla sua straordinaria fattura, ma anche al fatto che per volere dello stesso Stradivari, dei suoi eredi e dei successivi proprietari, è stato suonato pochissimo. Uno strumento dunque preziosissimo attorno al quale sono sorte nei secoli numerose leggende alle quali Natasha Korsavova, in questo romanzo ne aggiunge un’altra dai toni romantici e sentimentali. Ne L’ultima nota di violino, la storia del «Messia», ricostruita con dovizia di particolari e con pochissimi elementi di fantasia, si intreccia con alcuni delitti che coinvolgono alcuni personaggi dell’ambiente della musica classica romana che dietro la loro apparenza elegante e raffinata si rivelano cinici, senza scrupoli e disposti a tutto pur di assecondare la loro brama di potere e di prestigio. Con essi si ritrova ad avere a che fare, appunto, il commissario Di Bernardo: una figura che l’autrice disegna come un uomo di mezza età di origine pugliese che, dopo un turbolento e drammatico periodo trascorso a combattere la ndrangheta calabrese dal quale è uscito con profonde ferite nell’animo, si ritrova a operare in una Roma nella quale, nonostante le piaccia si sente «sempre un po’ straniero». Una figura semplice ma allo stesso tempo tormentata, molto abbottonata sia sul fronte lavorativo (dà rigorosamente del «lei» a tutti i suoi collaboratori, anche i più stretti) sia nella vita privata e questo a causa di passate esperienze solo accennate nel romanzo e che sicuramente verranno svelate nei successivi capitoli della saga . Unico vero vezzo del protagonista è un’ampia collezione di cravatte: un dettaglio con il quale Korsakova rende – volutamente?, crediamo di sì – omaggio al patrigno, un affermato giornalista, pure lui di origine pugliese e noto per un’analoga collezione di questo accessorio. Tra le peculiarità del commissario Di Bernardo c’è il desiderio di evitare il più possibile le moderne tecniche investigative (la sua idiosincrasia nei confronti dei «profiler», in particolare, è ribadita a più riprese all’interno del libro), la volontà di risolvere i suoi casi alla vecchia maniera ossia attraverso indagini precise, meticolose e molto attente ai dettagli anche comportamentali, nonché una incrollabile e quasi cieca fiducia nella Giustizia e nel suo potere. Atteggiamenti che nella Roma contemporanea in cui si trova ad operare, lo rendono a tratti un po’ anacronistico e non certo amatissimo dai superiori che però, debbono alla fine inchinarsi all’altra percentuale di successi da lui collezionati Successo che al termine di un percorso un po’ tortuoso raccoglierà anche ne l’Ultima nota di violino il cui finale aperto lascia chiaramente intendere che con questo personaggio avremo di nuovo presto a che fare. E infatti in Germania è già in libreria da tempo Römisches Finale (Finale romano) che vedrà di nuovo il poliziotto capitolino nuovamente confrontato con quel mondo musicale classico (al quale il lettore può avvicinarsi anche grazie ad una serie di codici QR che alla fine di molti capitoli del libro consentono di ascoltare delle esecuzioni dei brani citati nello stesso) così straordinario ma anche così terribile.