Lord Baltimore e la ricerca della figura femminile perfetta

Stralci
Qual è la perfetta figura femminile? Le opinioni in proposito sono molto contrastanti. Fra la Venere Capitolina, dalle anche vaste e dalle gambe forti, e Madama di Pompadour, dal vitino di vespa e dal seno raccolto in alto come un «bouquet», c’è una differenza non soltanto secolare. Ed anche in latitudine i criteri estetici variano. Fra una tozza Eschimese ed una flessuosa Gaditana, fra una Svedese rosea e bionda e una negressa della Costa d’Oro, intercedono abissi. Eppure, per chi vanno pazzi i negri della Costa d’Oro. Il solo odore di una donna bianca li disgusterebbe.

Ma ci fu un bel tipo – informa il «Mondo» – che nel 1770 tentò un «allevamento» in grande stile, per giungere ad un tipo di bellezza femminile. Fu quel ricchissimo ed eccentrico Lord Baltimore, proprietario di tutta la Virginia e del Maryland, il quale venne a stabilirsi a Roma, accompagnato da un «harem» o se volete, da una scuderia di otto beltà, due delle quali di razza moresca. Lord Baltimore compì sull’«harem» in questione originali esperienze dietetiche, sottoponendo le più copiose fra le sue amiche a cure antipolisarchiche e costringendole a nutrirsi a nutrirsi di cibi all’aceto, mentre prescriveva a quelle che riteneva deficienti un copioso regime di latte e di zuppe.

Evidentemente Lord Baltimore possedeva un suo proprio concetto della venustà muliebre e in questo riconosciamo la sua superiorità sui sarti parigini, i quali sogliono spesso cambiarlo, secondo il proprio tornaconto. È anche vero, e sia ricordato a loro giustificazione, ch’essi fanno delle loro clienti un uso diverso da quello cui il nostro Bretone del Settecento impiegava le sue odalische, ma a queste e a quelle incombeva ed incombe una sorte comune: quella di trovarsi ad un certo momento spogliate.

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