Marco Masini: «Al festival per imparare dai giovani»

Nel 1990 faceva il suo esordio a Sanremo con Disperato che, da debuttante, lo trasformò in un Big della canzone melodica italiana. Trent’anni dopo Marco Masini è ancora tra i protagonisti della rassegna con una canzone introspettiva, Il confronto che anticipa un album con il quale traccia un bilancio dei suoi sei lustri di carriera.
Un bilancio che, guardando indietro, come possiamo giudicare?
«Sostanzialmente positivo, visto che mi trovo ancora qui, in una dimensione che mi piace. Certo nel corso degli anni ci sono stati anche dei momenti difficili, che avrei preferito evitare, ma con il senno di poi ritengo che siano serviti anche loro a fare di me la persona e l’artista che sono oggi. Per cui oggi, anche quei capitoli, sono in grado di valutarli e giudicarli in un modo diverso, con maggior serenità».
L’età sembra insomma averla ammorbidita, smorzando quel fare da arrabbiato che ha caratterizzato la prima parte della sua carriera sfociata anche in canzoni con un contenuto ed un linguaggio decisamente forte. Alla Junior Cally, per tirare in ballo una polemica sanremese delle ultime settimane...
«Ogni periodo ha le sue caratteristiche e ciò che esprimiamo – nel mio caso attraverso le canzoni – è il suo riflesso. Però gli anni passano, le esperienze si moltiplicano, cambiano le cose attorno a noi e di conseguenza cambiamo pure noi, la nostra visione delle cose e il modo di esprimerla. E questo è accaduto anche a me: ci sono stati momenti in cui dentro di me albergavano sentimenti forti che ho espresso a tono (scelte che non rinnego ma di fronte ai quali, oggi, probabilmente replicherei diversamente, visto che di gente che urla e lancia insulti ce n’è fin troppa). Nel 2004 con L’uomo volante andai a invece raccontare un desiderio di paternità che a 40 anni si ha. Oggi invece mi sento di porre l’accento su qualcos’altro che è comunque sempre frutto del mio sentire personale che ho poi cercato di declinare in modo tale che in molto possano ritrovarsi».
Si riferisce alla canzone sanremese, Il confronto?
«Sì, è una canzone che parla degli uomini che spesso non hanno il coraggio di guardarsi allo specchio, che hanno paura a confrontarsi con sé stessi e con la verità. Credo infatti che rispetto alle donne noi maschi siamo più vigliacchi e tendiamo a scappare di fronte alle nostre responsabilità e a molte sfide che la vita ci propone».

In tema di sfide parliamo di questa sua partecipazione al Festival di Sanremo, la nona partendo proprio da quel 1990 Disperato (ma non troppo, visto che arrivò primo). Come la sta vivendo?
«Animato da un grande desiderio di imparare. Può sembrare assurdo detto da me che ormai sono uno dei “vecchietti” della rassegna. Ma è proprio così. Da musicista quale sono prima ancora che cantante, ho sempre ritenuto che nel mio campo non ci si deve mai fermare, che bisogna sempre guardare avanti. Cosa che facevo nei miei primi festival quando, da giovanotto, cercavo di rubare il mestiere a chi aveva più esperienza di me. E che provo a fare oggi guardando però ai giovani. Che hanno radicalmente cambiato il volto del pop e che sono in grado di insegnarci tanto. L’ho capito negli ultimi 4-5 anni lavorando con molti di loro , scambiandoci le esperienze e scrivendo canzoni che non necessariamente canterò, (anche se sia il brano sanremese che altre mie nuove composizioni sono frutto di questo lavoro) ma che mi hanno permesso di cimentarmi con generi completamente diversi dal mio, di imparare nuove metriche, nuove metodologie di stesura. Sì questo mio Sanremo è soprattutto di apprendimento, senza però rinunciare a fare la gara, che è stimolante, ti mette alla prova (e io amo mettermi alla prova). Non sono qui insomma con l’obiettivo di vincere ma di gareggiare e di imparare gareggiando».


E a proposito di gara: nella serata dei duetti ha stupito per la scelta della canzone interpretata (Vacanze romane dei Matia Bazar) e per la partner che ha voluto con sé: Arisa. Come mai queste scelte?
«Vacanze romane è stata l’ultima canzone che ho sentito cantare da mia madre. Il brano fu pubblicato nel 1983, lei è mancata l’anno seguente ed è uno degli ultimi motivi che le ho sentito canticchiare mentre cucinava. Ecco perché l’ho scelta. Per quanto riguarda Arisa l’ho voluta in quanto con l’arrangiamento che ho fatto del brano, cercando di tirarne fuori la ritmicità, l’armonia e le peculiarità vocali trovo che la sua voce sia perfetta. Inoltre al di là del fatto che canta da Dio la reputo una persona vera, un’amica nei cui confronti ho grande stima e con la quale mi sono divertito molto».
Parliamo ora del futuro: cosa accadrà dopo questo Sanremo didattico-competitivo?
«In questi giorni sta uscendo il mio nuovo disco, che comprende quindici mie vecchie canzoni riarrangiate e cantate assieme ad un gruppo di amici che vanno da Eros Ramazzotti a Luca Carboni e Giuliano Sangiorgi - tutte persone con cui ho condiviso questi miei trent’anni di carriera – e quattro inediti. Poi ci sarà un tour, una delle cui prime tappe sarà proprio in Svizzera a Zurigo: il tutto in vista di quella che sarà la vera festa del trentennale di carriera: un concerto all’Arena di Verona il 20 settembre al quale parteciperanno buona parte degli amici che hanno duettato con me nell’album».