L'anniversario

Dalla e Battisti: così simili ma anche così diversi

Nati ottant'anni fa a poche ore di distanza e battezzati con lo stesso nome, hanno segnato indelebilmente la canzone italiana seguendo, pur con modalità e tempistiche diverse, il medesimo percorso, ma senza mai incontrarsi
Mauro Rossi
03.03.2023 17:00

Erano venuti al mondo a poche ore di differenza l’uno dall’altro, portavano lo stesso nome in quanto entrambi posti  dai genitori sotto la protezione del santo di quel giorno (san Lucio, papa del III secolo) e sono stati tra i maggiori innovatori della musica leggera italiana. Parliamo di Lucio Dalla e Lucio Battisti che questo finesettimana avrebbero festeggiato gli ottant’anni essendo nati, rispettivamente, il 4 e il 5 marzo 1943: il primo nella «dotta» Bologna, il secondo nel piccolo borgo reatino di Poggio Bustone.

Due artisti completamente diversi tra loro ma con parecchie similitudini. Anzitutto il fatto che  tutti e due alla musica si sono avvicinati da autodidatti: Dalla iniziando a soffiare in un clarinetto regalatogli dalla madre per il suo decimo compleanno, Battisti strimpellando una chitarra ottenuta quale premio per la promozione in terza media. Entrambi furono subito folgorati dalla musica nera: il jazz per il bolognese nelle cui orchestrine cittadine cominciò a suonare da adolescente (in una di queste, la Rheno Dixieland Band, suonava un altro giovane aspirante clarinettista, Pupi Avati il quale, sentendosi «chiuso» dal talento di Dalla, preferì  concentrarsi su un’altra sua passione, il cinema); il R&B e in particolare Ray Charles per quanto riguarda Battisti. E tutti e due, terminati gli obblighi scolastici, si dedicarono alla musica partendo dal basso, ovvero come normali turnisti al servizio di artisti già noti: Dalla con i Campioni di Tony Dallara; Battisti con i Flippers di Edoardo Vianello. Una volta avviata la carriera solistica (sia l’uno che l’altro affiancati da parolieri in grado di completare le loro creazioni sonore ) i due giocarono , più o meno negli stessi anni,  la carta del Festival di Sanremo ottenendo sì positivi riscontri ma senza quella definitiva consacrazione cui aspiravano.

Fin qui, insomma, un percorso praticamente parallelo: poi, però, i due cammini hanno iniziato a divergere completamente anche a causa del differente carattere dei due e del diverso approccio alla musica. Più solare, aperto e giocoso quello di Dalla per cui la dimensione «live»  è sempre stata di importanza equivalente alla registrazione;  più intellettuale quello di Battisti per il quale l’esibizione è sempre stata una sorta di necessario fastidio a cui, appena ha potuto, si è sottratto preferendo concentrarsi sul lavoro in studio e sulla metodologia compositiva cui si dedicava con una metodica quasi certosina («studiava sette ore al giorno le canzoni dei più grandi artisti mondiali: un giorno mi disse che si era concentrato solo sulle pause di alcuni successi», ricorda Mogol). Anche dal punto di vista stilistico i due hanno poi seguito un percorso opposto. Battisti è partito subito con un pop si raffinato e avanguardistico in molti suoi aspetti, ma sempre e fondamentalmente leggero, approdando ad una dimensione di ricerca solo dopo la rottura del sodalizio con Mogol alla fine degli anni Settanta. Proprio il periodo in cui a questo genere di canzone approdò invece Dalla che, dopo aver lavorato dapprima con Paola Pallottino (4/3/1943 e Piazza Grande) e successivamente con il poeta Roberto Roversi (con cui realizzò un trittico di dischi di stampo a metà strada tra il dadaistico e il futuristico) si scoprì anche autore di testi dando il via ad un ciclo di dischi quasi inarrivabile dal punto di vista qualitativo culminato nella seconda metà degli anni ottanta con Caruso.

Quasi un passaggio di testimone, insomma, quello effettuato dai due artisti che non sono tra l’altro mai riusciti ad incontrarsi. Un tentativo di approccio, raccontava Dalla, in realtà ci fu. Nel 1984  i due si incontrarono in un ristorante. L’autore di Com’è profondo il mare era nel pieno della sua carriera, Battisti aveva già di fatto chiuso la sua vita pubblica. Dalla gli parlò dell’idea di un tour insieme, che avrebbe dovuto chiamarsi «I due Lucio» e di un eventuale album: «Lui ascoltava senza darmi importanza. Poi finì di mangiare, si pulì la bocca e disse che non si poteva fare». Un progetto insomma finito in nulla e che la prematura scomparsa di entrambi (Battisti il 9 settembre 1998 per cause ad oggi tuttora sconosciute – Dalla a Montreux il 1.  marzo 2012 a causa di un infarto) ha trasformato in uno di quei sogni mitici e irrealizzabili. Di loro ci restano però almeno un centinaio di canzoni straordinarie che hanno segnato e che continueranno a segnare ancora per lunghissimo tempo la storia della musica, non solo italiana.

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