Basilea

Eurovision: tanti pretendenti ma pochi favoriti nella corsa al trono della canzone

Stasera alla St. Jakobshalle (e in diretta Tv dalle 21) l'atto conclusivo della massima competizione canora continentale - Ventisei le canzoni uscite dai turni qualificativi tra le quali spicca quella svedese che punta a uno storico risultato
© EBU/Corinne Cumming
Mauro Rossi
17.05.2025 06:00

Chi sarà il successore di Nemo nell’albo d’oro dell’Eurovision Song Contest e, soprattutto, quale nazione ospiterà, tra dodici mesi, il settantesimo compleanno del più importante concorso canoro del pianeta? Stando ai «bookmaker», che in questi giorni si stanno scatenando nel formulare previsioni, il candidato numero uno è la Svezia: la canzone che rappresenta il Paese scandinavo - la scanzonata Bara Bada Bastu (Facciamoci una sauna) interpretata nel dialetto della minoranza svedese della Finlandia dal trio umoristico KAJ - non dovrebbe avere rivali. Le sue chance di vittoria sono stimate attorno al 42%, contro il 21% di possibilità attribuite all’Austria, il 10% alla Francia e il 5% ai Paesi Bassi (alla Svizzera le possibilità di bissare il successo dello scorso anno sono date attorno al 3%, l’Italia addirittura all’1%).

Per i sudditi di re Carlo XVI Gustavo sarebbe un risultato storico che non solo isserebbe il Paese al vertice assoluto delle euro-affermazioni (attualmente, con sette vittorie, condiviso con l’Irlanda), ma riporterebbe il concorso «a casa» a solo due anni di distanza dall’edizione 2024 svoltasi a Malmoe. Viste le complessità che l’organizzazione dell’evento comporta, non sappiamo quanto la Sveriges Television sia allettata dalla prospettiva, anche se i benefici che l’ESC genera (il valore pubblicitario globale dell’ultima edizione da lei organizzata è stato di 805 milioni di euro di cui una quarantina incassati attraverso le presenze turistiche all’evento) sono indubbiamente allettanti.

L’entusiasmo della città

Tutto comunque si deciderà questa sera alla St. Jakobshalle di una Basilea che, giorno dopo giorno, si è scoperta sempre più coinvolta nell’evento e non solo nella sede principale del festival ma anche nelle altre location allestite: basti pensare che giovedì sera solo allo stadio di calcio oltre 36 mila persone si sono riunite per seguire la diretta della seconda semifinale, senza dimenticare il folto e variopinto pubblico che ogni giorno frequenta il vivace villaggio all’interno della fiera e gli eventi serali ivi organizzati.

A decretare chi, tra le 26 nazioni qualificatesi per la finale di stasera, raccoglierà il testimone elvetico saranno come sempre le valutazioni espresse dalle varie Giurie nazionali (composte in ogni Paese da un ristretto numero di membri scelti dalle rispettive emittenti televisive) e dal Televoto: giudice quest’ultimo imprevedibile in quanto spesso condizionato da elementi extra artistici: non potendo, da regolamento, votare il concorrente del proprio Paese, i telespettatori spesso dirottano le preferenze verso concorrenti con cui hanno delle affinità storiche, linguistiche e culturali, manifestando quindi una sorta di partigianeria che poco ha a che vedere con il valore intrinseco dei brani.

Il ruolo del Televoto

La qualità, insomma, nelle finali dell’Eurovision Song Contest il più delle volte passa in secondo piano, a meno di avere a che fare con canzoni chiaramente una spanna al di sopra di tutte le altre, come The Code di Nemo, lo scorso anno. Condizione che quest’anno non sembra verificarsi: la favoritissima Bara Bada Bastu è infatti simpatica, divertente ed è accompagnata da una coreografia spiritosissima, ma musicalmente non ha la ricchezza di altre produzioni ammesse alla finale come ad esempio Voyage dell’elvetica Zoë Më, Zjerm del duo albanese Shkodra Elektronike o ancora le cantautorali Volevo essere un duro di Lucio Corsi e Deslocado dei portoghesi Napa: belle canzoni che però difficilmente faranno breccia tra il sin troppo generalistico pubblico televisivo. Anche la seconda nel «ranking» dei bookmaker, Wasted Love del giovane austriaco Johannes Pietsch, in arte JJ, pur consentendo al controtenore di fare sfoggio della sua vocalità - che però nella semifinale di giovedì, in un paio di occasioni, ha vacillato - è fragile sul fronte compositivo e ha un difetto di fondo: rimanda eccessivamente a The Code di Nemo con la quale condivide il team di produzione che, forse, ha cercato eccessivamente di replicare la fortunata operazione di dodici mesi fa. A giocare da incomodi nella lotta al successo potrebbero esserci comunque altri brani la cui fortuna dipenderà dall’orientamento che quest’anno avrà il pluricitato Televoto: verso motivi dalla struttura più tradizionale e romantica (come Maman della francese Anne Edwige Maria Peichert, alias Louane e C’est la vie dell’olandese Claude Kiambe) o verso canzoncine più ritmate e leggere, quelle che abbiamo ironicamente soprannominato «eurotrash», il cui ricco drappello è guidato dall’estone Tommy Cash con il tormentone Espresso Macchiato.

Non ambiscono certo alla vittoria, ma grazie alla loro presenza garantiranno una finale variata e gradevole, un lotto di artisti in rappresentanza di molte altre correnti del pop contemporaneo, come i rocker lituani Katarsis con le loro sonorità che richiamano quelle degli U2 e gli ucraini Ziferblat; il sestetto femminile lettone Tautumeitas con un’affascinante miscela che si rifà alla tradizione etnica della sua terra e la lussemburghese Laura Thorn con La Poupée Monte Le Son, simpatico e un po’ rétro inno all’emancipazione femminile con cui si vuole omaggiare la sessantennale presenza del Granducato alla kermesse e alla sua prima, storica rappresentante, la compianta France Gall.

Gli «eurocantanti» del passato

Si annuncia insomma una serata vivace e dinamica, impreziosita dalla presenza di Michelle Hunziker che affiancherà Sandra Studer e Hazel Brugger nella conduzione dando - si spera - un po’ di spazio anche alla terza lingua nazionale (l’italiano, ovviamente) fino a oggi negletta. Nonostante la lunghezza della competizione non mancheranno inoltre vari intermezzi e ospiti, a partire - in apertura - dal campione uscente Nemo. Un primo intervallo sarà poi dedicato ad artisti che in passato hanno rappresentato la Svizzera al concorso collezionando ottimi piazzamenti, come i bernesi Peter, Sue & Marc (quattro presenze, nel 1971, 1976, 1979 e 1981, in cui chiusero al quarto posto), Paola del Medico che con Cinéma si classificò quarta nell’edizione del 1980, Luca Hänni (anche per lui un quarto posto a Tel Aviv nel 2019 con She Got Me) e Gjon’s Tears che dopo aver presenziato alla semifinale di giovedì tornerà stasera in scena per ricordare il terzo posto ottenuto nel concorso 2021 con Tout l’univers. Il secondo intervallo sarà invece una «battaglia giocosa» (così l’hanno presentata gli organizzatori) tra le due canzoni che più sono piaciute al pubblico europeo nel 2023 e 2024: quella del finlandese Käärijä Cha Cha Cha e la Rim Tim Tagi Dim con cui gareggiò dodici mesi fa il croato Baby Lasagna. Infine, per intrattenere i presenti in palazzetto e i telespettatori in attesa dei «douze pointes» provenienti dai vari Paesi, tornerà sul palco Nemo per presentare il suo nuovo singolo Unexplainable.

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