Bellinzona

Giovani, e non solo, cantano con Lazza a Castelgrande

È iniziata nel migliore dei modi, sabato sera a Bellinzona, l'edizione numero nove del festival estivo Castle On Air
©Gabriele Putzu
Mauro Rossi
25.06.2023 13:30

È iniziata nel migliore dei modi, sabato sera a Bellinzona, l'edizione numero nove del festival estivo Castle On Air, la più ridotta dal punto di vista dell'ampiezza (solo tre concerti) ma stilisticamente tra quelle che promette meglio, visto che mette a confronto tre differenti visioni del pop italiano contemporaneo. 

A cominciare da Jacopo «Lazza» Lazzarini, che di fronte ad un pubblico record (la corte di Castelgrande era infatti gremita sino all'inverosimile) ha dato il via al suo primo tour estivo da vero big della scena italiana: status conquistato non solo con un tris di album vendutissimi tra i giovanissimi - che a Bellinzona hanno cantato con lui a squarciagola dalla prima all'ultima delle canzoni in scaletta - ma anche con una fortunatissima apparizione sanremese che gli ha fatto guadagnare simpatia e pubblico anche tra gli «anta» (e non erano pochi i presenti al Castello che palesemente attendevano solo l'esecuzione di Cenere e del paio di altri tormentoni del nostro, trovandosi per contro palesemente spaesati di fronte al resto del suo repertorio). 

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

Una posizione che Lazza ha ribadito con una novantina di minuti di show di livello: ricca ed elaborata scenografia composta da una serie di «ledwall» che alternavano a ripetizione coloratissimi, surreali e fantasiosi giochi di immagini; una giovane ma potente band ad accompagnarlo e, per quanto riguarda lui stesso, un'eccellente presenza scenica e un'ottima capacità di coinvolgere la platea non solo con scontate frasi e slogan ma anche con qualche intelligente osservazione (tipo quella finale in cui ha invitato pacatamente e seriamente gli astanti, nel caso lo spettacolo non fosse loro piaciuto, a «farlo sapere: avete speso dei soldi per vederlo ed è giusto che pretendiate un qualcosa di livello, così come è giusto che noi si cerchi di migliorare la nostra proposta  tenendo conto delle vostre osservazioni»).

Spettacolo che sostanzialmente Lazza ha suddiviso in tre parti. La prima e l'ultima, in cui si è fatto accompagnare dalla band offrendo la versione più «nuova» del suo personaggio. Personaggio che va oltre il rap e la trap e si pone, grazie ad una marcata musicalità dei brani ed eccellenti doti vocali che rendono a volte superfluo l'uso massiccio dell'autotune (nel suo caso rappresenta più una cifra stilistica più che un aiuto a correggere difetti vocali), come una sorta di ponte tra la musica italiana del passato e quella del presente.

E poi la parte centrale in cui, affiancato unicamente dal suo storico deejay, è invece tornato al rap più «puro» e «duro» dei suoi esordi e delle prime incisioni discografiche, parentesi questa che il suo pubblico più fedele ha accolto con particolare entusiasmo. Unico - piccolo - neo dello show quando, un paio di occasioni, Lazza ha abbandonato il microfono per mettersi al pianoforte e accennare ottimamente e con estrema perizia alcuni brani, rinunciando però poi a proseguire nell'impresa. Un vero peccato perché avrebbe potuto mettere a zittire definitivamente coloro che sostengono che il rap e la trap hanno poco a che fare con la musica «vera». Ci sarà tuttavia tempo anche per questo visto che Lazza, ne siamo certi, lo sentiremo ancora a lungo...