Il «Caos» introspettivo di un rapper ormai maturo
Che ci azzecca Gino Paoli con Fabri Fibra? Che c’entra il padre nobile della canzone d’autore italiana con il rapper marchigiano? C’entra perché nell’intro di Caos, che contiene elementi di tutti i dischi precedenti dell’artista di Senigallia, c’è spazio anche per un’eco di Il cielo in una stanza («Ho mandato a Gino Paoli una lettera per accompagnare il brano perché ci tenevo che lo ascoltasse, che lo approvasse. Sono davvero orgoglioso del fatto che gli sia piaciuto»). Si apre così il disco che festeggia i primi vent’anni di carriera di Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra. Si sa che per i rapper gli anni si devono conteggiare diversamente perché per il loro pubblico, composto non più solo da giovanissimi, il passaggio da nuovo a vecchio è rapidissimo. Lui ha uno status e lo sa, lo afferma con orgoglio e senza mezze misure, come suo solito, in Goodfellas: «Ora ti spiego questa cosa: la maggior parte dei rapper che ascolti ora sono cresciuti tutti ascoltando la mia roba, mi scrivono in privato “Fibra sei un mito”, chissà perché nelle interviste non lo dicono e dovrei passarci sopra a certe cose, anzi, dovrei passarti sopra con un bulldozer...»
Caos è un disco pluricomposto, che cerca di riprendere il filo di un discorso interrotto a causa dell’isolamento imposto dall’emergenza sanitaria. «Dopo anni di assenza dalle scene, avevo bisogno di tornare per mettere fine a quel caos interiore», spiega l’artista che qui torna con numerosi ospiti - pardon - feat. (Guè e Salmo, Marracash, Colapesce e Dimartino, Francesca Michielin, Rose Villain, Ketama126, Neffa, Lazza, Madame e Maurizio Carucci degli ex Otago) per 17 brani in cui predomina il rap (Goodfellas, Sulla Giostra, Demo nello stereo), dove si parla del successo e delle sue conseguenze (Amici o nemici), senza dimenticare la critica alla società (Propaganda, El diablo, Brutto figlio di), alla droga (Cocaine, Fumo erba), allo stalking (Nessuno) fino al momento musicalmente più interessante che è quello che fa da sfondo a Noia, costruito su un sample di Miles Davis e con una citazione di Charles Bukowski nel testo.
Disco della maturità? Non si giudica dalla copertina, ma l’immagine della copertina, «scattata sulla spiaggia di Grado, richiama un raro momento di pace raccontato in un film drammatico che si intitola Galveston» è più da cantautore introspettivo che da rapper urticante. Piacerà a chi è maturato con lui: applausi per Fibra.