«It's good to be back»: sì, gli Oasis stanno davvero tornando

Gli Oasis sono tornati. Dopo (quasi) sedici anni. Questa sera, a Cardiff, Liam e Noel Gallagher saliranno di nuovo assieme su un palco. Lo faranno, ancora, per una quarantina di date fra Regno Unito, Nord e Sudamerica, Asia e Australia. Sì, la reunion è realtà. E, all'improvviso, è come se gli anni Novanta non se ne fossero mai andati. Le litigate, le sbronze, le risse anche. Oltre a canzoni «da stadio» entrate, di diritto, nelle vite di molte, moltissime persone.
Mentre i media britannici si affannano a pubblicare possibili setlist, secondo indiscrezioni figlie di qualche orecchio indiscreto durante le prove la band si concentrerà sui primi tre album, Definitely Maybe, (What's the Story) Morning Glory? e Be Here Now, gli anni Novanta appunto, viene da chiedersi: ma Liam e Noel hanno davvero fatto la pace? O, al netto dell'aspetto emozionale, siamo di fronte a una mera operazione commerciale? Molto, al riguardo, è stato detto e scritto. La risposta alla prima domanda, evidentemente, è no: i Gallagher non si sono propriamente riappacificati, almeno non nei termini cui siamo abituati. Nessuna intervista congiunta, per dire, è stata rilasciata in vista del tour. Definitela pure una tregua, allora. Anche se, per dirla con Noel, i due fratelli-coltelli avendo superato i cinquant'anni oramai sono troppo vecchi per litigare a microfoni aperti e telecamere accese. Nel codice della band, è quasi una dichiarazione d'amore.
Nel 2009, a fine agosto, gli Oasis avrebbero dovuto esibirsi al festival francese Rock en Seine. Su quel palco, però, non salirono mai. Noel, all'epoca, era stufo di Liam. E quando Liam, come un bambino, decise di sfasciare il «giocattolo» preferito del fratello maggiore – una Gibson ES-355 – la situazione precipitò. All'istante e in maniera definitiva, nonostante i bookmaker d'oltremanica si affrettarono subito a fornire quote per un pronto ritorno sulle scene. E invece, per quasi sedici anni gli Oasis sono rimasti ancorati alla storia, alla loro e alla nostra, al passato diciamo. Liam ha cercato di rilanciarsi e distrarsi con i Beady Eye, Noel con gli High Flying Birds. Senza, però, la magia dei giorni migliori, in entrambi i casi. Senza, soprattutto, quel misto di melodia, cazzimma tipicamente working class e arroganza da pub. Un misto che ha segnato e rappresentato una generazione.
I tempi, dicevamo, sono cambiati. Noel è sobrio, Liam per quanto imprevedibile ha messo la testa a posto. Gli altri, oggi come allora, restano invece comprimari. Il nome Oasis, però, vale ancora qualcosa. Vale in termini economici, pensando ai biglietti andati in fumo in prevendita e al merchandising associato al tour, con dietro un colosso come Adidas, marchio che ha saputo cavalcare la nostalgia Nineties come pochi, per tacere di Lidl e della sua giacca-parka Lidl by Lidl, ma vale altresì come narrazione. Gli Oasis sono una storia che, come qualsiasi grande storia o saga legata a una famiglia, non finisce mai davvero. A ben vedere, il fatto che dal 2009 a oggi Liam e Noel Gallagher abbiano dato vita a una faida violenta e velenosa ha contribuito a tener vivo tanto il nome quanto il mito. E, di riflesso, ha aumentato a dismisura l'attesa per una reunion e, infine, per questi concerti. Citiamo direttamente da Hello, uno dei pezzi più iconici della band: «It's good to be back».