L’intervista

Lazza: «Odio la supponenza e mi rilasso con Mozart»

A tu per tu con il cantante e rapper, reduce dal successo sul palco dell'Ariston a Sanremo 2023 e di scena a Bellinzona il 24 giugno
Jacopo Lazzarini, in arte Lazza. A Bellinzona il 24 giugno inaugurerà il ciclo di conderti estivi denominato «Ouver-Tour». © CHILLDAYS PLAKOV
Mauro Rossi
09.06.2023 06:00

È uno dei big della musica italiana contemporanea il ventottenne milanese Jacopo Lazzarini, detto Lazza. A ribadirlo sono i numeri: in una carriera decennale ha realizzato una lunga serie di singoli entrati in classifica, tre vendutissimi album (tra cui Sirio, del 2022, che ha stracciato tutti i record della discografia italiana), concerti ovunque sold out e la definitiva consacrazione mainstream ottenuta a febbraio grazie al secondo posto al Festival di Sanremo con il brano Cenere. Numeri e dati con i quali sabato 24 giugno Lazza darà il via ad una gigantesca tournée estiva che partirà proprio dal Ticino e dalla rassegna Castle On Air a Bellinzona. Lo abbiamo incontrato.

L’estate 2022 arriva al termine di un biennio straordinario, con l’album Sirio che è diventato, nella lunga storia della discografia italiana, il disco rimasto più a lungo ai vertici delle classifiche di vendita; una tournée che ha riempito i palazzetti e uno straordinario Sanremo. Come vive questo momento?
«Mi sento un po’ come in un frullatore con tutto che si agita, si scompone, si ricompone in modo rapidissimo: ho trecento cose che dovrei fare contemporaneamente e che mi costringono ad incastrare le mie giornate come fosse un Tetris. Tanto stress, insomma, ma piacevole».

Si aspettava un successo così clamoroso?
«È chiaro che in ognuno che fa in mio mestiere il desiderio di raggiungere il grande successo c’è. Però personalmente, pur coltivandolo non mi sono mai fatto delle aspettative, soprattutto perché, se un obiettivo che mi pongo non riesco a raggiungerlo, ci rimango male. Però è altrettanto vero che ci non solo ci speravo ma ero convinto che, con un po’ di determinazione e di tenacia, qualcosa di positivo prima o poi sarebbe accaduto».

Se dovesse scrivere una qualifica sul suo biglietto da visita, cosa scriverebbe: rapper, cantante, musicista o cantautore?
«Multitasking. Nel senso che mi piace fare molte cose: scrivere, cantare, suonare, produrre. Il tutto in ordine sparso senza dare la precedenza assoluta ad ognuno dei questi ruoli. Dipende dal contesto, il mio lavoro potrei definirlo come un flusso di coscienza continuo che, a seconda della situazione mi conduce da una parte all’altra. Ecco perché non mi piace definirmi in modo preciso. Anche perché non sono proprio un fan delle etichette».

Mi piace fare tante cose, scrivere, cantare, produrre senza dare la precedenza ad alcuno di questi ruoli

Come quella che le hanno dato, ossia «quello di Sanremo» che pare l’abbia fatta infuriare…
«Non mi sono arrabbiato per essere stato etichettato come “quello di Sanremo” perché effettivamente nel 2023 sono anche “quello che ha partecipato a Sanremo”. Però mi spiace che tanta gente che non segue la musica nuova - perché di altre generazioni e giustamente rimasta legata ad altre sonorità ad altri artisti - ogni tanto faccia delle uscite sconsiderate, giudicandomi sbrigativamente senza conoscere il mio passato, cosa ho fatto prima di arrivare a Sanremo. Non ho la pretesa che tutti mi conoscano a fondo, però sarebbe bello che non mi giudicassero senza prima aver approfondito la cosa, che prima di esprimere giudizi sapessero di chi stanno parlando».

È tuttavia indubbio che Sanremo le ha spalancato porte che, fino a qualche mese prima, erano irrimediabilmente chiuse…
«È vero, non lo nego, tanto che oggi posso dire di poter contare su un pubblico “orizzontale”, nel senso che comprende gente di ogni fascia anagrafica. Accanto a chi mi seguiva prima del festival ora ci sono anche i bambini più piccoli, le famiglie, i nonni… Grazie a Sanremo la mia musica ha preso tutti, tanto che mi ferma per strada gente di ogni età: uomini, donne, chiunque».

Questa popolarità «orizzontale» sta mutando il suo modo di affrontare la musica?
«No. Per me non cambia niente. Non mi piace adeguarmi alle cose, non è che perché ora anche un certo tipo di pubblico ha iniziato a seguirmi, devo cercare di adeguarmi ad esso. Semmai sono i nuovi “fan” che dovranno documentarsi su di me. Non dimentichiamo inoltre che i vincenti - nella musica ma non solo - non sono quelli che si sono adattati agli altri, ma coloro che le regole le hanno dettate…».

Nella musica i vincenti non sono quelli che si adattano ma quelli che le regole le dettano

Niente compromessi, dunque…
«L’unico compromesso che ho accettato e che cerco di mantenere, è tenere il più possibile la lingua tra i denti, anche se ogni tanto scappa…».

Si sta riferendo ai social media con i quali mi sembra abbia un rapporto conflittuale?
«Non ho un brutto rapporto con i social. Il mio unico problema è che ogni tanto casco nelle provocazioni. E che non tollero l’ignoranza. Non l’ignoranza nel senso più letterale del termine, ovvero il non sapere, l’ignorare le cose, perché chiunque di noi è tale in quanto la conoscenza assoluta non è di questo mondo. Non tollero chi pur non sapendo le cose si permette di formulare dei giudizi e – sui social – lo faccia il più delle volte senza avere neppure la padronanza della lingua italiana. Non sopporto che pontifica sulla musica senza distinguere un do da un re e quelli che lo fanno mettendo le acca a casaccio nelle frasi che scrivono».

A proposito di musica: la sua formazione classica (lei ha studiato pianoforte) quanto influenza la sua scrittura?
«Poco perché si tratta di due mondi diversi. Diciamo che la mia formazione classica incide più quando lavoro come produttore che quando scrivo delle canzoni la cui struttura è più legata ad altri elementi e ad un’altra cultura».

Mi piacerebbe portare la mia musica negli stadi e in America

Cosa, in particolare, la ispira?
«Tante cose, tantissimi artisti. Potremmo dedicare delle ore a sviscerare questo aspetto. Sicuramente un ruolo importante lo hanno le esperienze vissute, anche quei momenti apparentemente banali che accadono ogni giorni. Ma anche i viaggi, le persone con cui quotidianamente ho a che fare o che mi capita di incontrare anche solo per qualche istante ma che mi trasmettono qualcosa. Eppoi la musica che ascolto e che è tantissima».

So che lei ama Mozart…
«Le sue composizioni hanno il potere di rilassarmi. I suoi Concerti per pianoforte e orchestra, in questo senso, li reputo straordinari».

Tornerebbe a Sanremo?
«Sì, ma in un altro contesto. Magari, come produttore, o come co-poresentatore o ancora cantando in coppia con qualcun altro. Non credo però che ci ritornerei come quest’anno, non amo ripetermi. Mi piace guardare avanti, fare cose nuove...».

Ossia?
«Mi piacerebbe portare la mia musica negli stadi e in America».

Un’ultima domanda: so che lei è un tifosissimo del Milan. Come vive questi giorni?
«Ci vediamo al concerto...».