Opinioni

Volevo essere un duro, ma sono Olly

Il cantautore genovese ha deciso di rinunciare alla partecipazione a Eurovision, ma non c'è nulla di disonorevole nel fare un passo indietro
Mattia Sacchi
22.02.2025 17:31

È in un pomeriggio del 6 Nazioni, il tradizionale torneo di rugby, lo sport che ha praticato per anni ad alto livello, che Olly comunica la sua decisione di rinunciare a partecipare all’Eurovision come rappresentante dell’Italia. Al suo posto andrà Lucio Corsi, il secondo classificato di quest’ultima edizione del Festival di Sanremo.

«Volevo essere un duro, che non gli importa del futuro, un robot, un lottatore di sumo», canterà quindi sul palco di Basilea il prossimo maggio il cantautore toscano, grande rivelazione dell’appena terminata kermesse musicale. E in questa strofa c’è dell’ironico, sembra quasi raccontare di Olly che magari non sembrerà né un robot né tantomeno un lottatore di sumo, ma è grande e grosso e l’aspetto del duro lo ha decisamente. Eppure del futuro gli è importato, eccome.

Sarà facile criticarlo, dire che è viziato e che non si rende conto dell’opportunità a cui sta rinunciando. Ma il cantautore genovese ha 24 anni, coetaneo di Angelina Mango con la quale lo scorso settembre ha ottenuto un grande successo con il singolo Due come noi. Ha quindi visto con i suoi occhi le difficoltà psicologiche della sua compagna di duetto nell’affrontare il vortice del Festival di Sanremo e dell’Eurovision nel giro di pochi mesi.

Che è molto più sfiancante di un avversario che cerca di placcarti nel corso di una partita: è stare continuamente in viaggio lontano dal proprio mondo, passare centinaia di ore in sala prove, rispondere ogni giorno a decine di giornalisti a cui ripetere le stesse risposte. Senza potersi mai permettere una dichiarazione sbagliata, un passo falso, un momento di debolezza, altrimenti si finisce nel tritacarne pubblico.

Dev'essere estenuante: non sono in una posizione per dirlo con certezza, ma posso anche dire che lo scorso anno ho avuto l’occasione di intervistare ben quattro volte Angelina Mango e ho percepito nella nostra ultima conversazione una profonda stanchezza, una sensibilità che non riusciva più a reggere uno sconvolgimento di vita che, per quanto possa portare grandi soddisfazioni, porta anche le proprie energie mentali al limite.

Se l’ho percepita io in pochi minuti figuriamoci chi, come il giovane genovese, ha passato settimane di lavoro con la sua compagna artistica vedendola decidere di prendersi una pausa per stare lontana dalle scene e ritrovare sé stessa.

Come ha imparato in centinaia di battaglie sui campi da rugby, Olly ha semplicemente preferito passare la palla all’indietro a un compagno, Lucio Corsi, che probabilmente è posizionato meglio per correre verso la meta. E non c’è niente di disonorevole nel farlo, fa parte del gioco. Fa parte della vita.

Voleva essere un duro, ha scelto di essere Olly. Ed è meglio così.