Note d'antan sugli tzigani ungheresi dal «Piccolo della Sera»

Stralci
Marczi Banda, il re incoronato degli tzigani ungheresi, è morto da poco, quasi ottantenne, ed è stato sepolto, con onori regali, nella sua città natale di Vacz, presso Budapest. Il podestà della cittadina gli consacrò un posto d’onore nel cimitero; da tutte le parti dell’Ungheria accorsero gli tzigani ed alla luce delle fiaccole accompagnarono il loro re nel suo ultimo viaggio terrestre suonando le sue canzoni preferite. Ma come si dice in Inghilterra «Il trono non è mai vacante» o come si gridava in Francia «Il Re è morto! Viva il Re!», così avviene nel regno degli tzigani.
Di ritorno dai funerali, gli tzigani sogliono riunirsi per l’elezione di un nuovo capo. E l’elezione avviene in seguito ad un concorso musicale; è proclamato re colui che sa strappare al suo violino gli accenti più dolci. E così avvenne stavolta; il nome del successore però non fu pubblicato ancora.
Bisogna però – nota il «Piccolo della Sera» – fare una distinzione tra gli tzigani della landa ungherese e quelli di Budapest. Questi ultimi formano un gruppo a sé. Essi non sono più ladri di pollame, nemici della scuola, nomadi inguaribili; sono divenuti figli della grande città, con tutte le virtù ed i vizi relativi. Hanno una famiglia regolare, mandano i figli a scuola, hanno modi, gusti ed abitudini da uomini di mondo, vestono da sarti in voga e sanno perdere delle sostanze senza batter ciglio, al tavolo verde od alle corse, com’era il caso del defunto Marczi Banda.
Nei ristoranti aristocratici della capitale gli tzigani sono i beniamini del pubblico che rivolge le sue simpatie specialmente al capo, al «primate». È antica abitudine ungherese quella di chiamare uno tzigano od il primate stesso al proprio tavolo, per farsi suonare le canzoni predilette. I primati sono pagati profumatamente – più assai dei grandi artisti negli altri paesi – e gli hotels se li contendono.
Il più celebre primate dei nostri tempi fu Pali Racz. Egli lasciò 36 figli che divennero tutti primati a loro volta; allorchè morì a Budapest pochi anni or sono, i 36 figli, con le loro orchestre, seguirono la bara del padre e questo fu il più meraviglioso concerto di tzigani che mai fosse dato di ascoltare.
Un primate di fama è accolto nelle famiglie più aristocratiche. I magnati hanno i loro prediletti e li chiamano a casa per farli suonare. L’arciduca Rodolfo amava molto gli tzigani; questo amore passò alla figlia del principe, Elisabetta di Windisch-Graetz, che quando cenava nei grandi ristoranti di Vienna o di Budapest soleva chiamarli al suo tavolo.
Una sottospecie a parte è formata dai «bei primati», eroi di romantiche mésaillances con dame dell’aristocrazia. Noti a tutti sono i matrimoni della principessa Chimay con Ianesi Rigo e della contessa Poncraz con Rudi Nvari. Ma non tutti questi idilli finiscono in dolci imenei. La figlia del nababbo Basilio Bobul si innamorò un giorno del primate Janos Bojtila. Disperando del consenso dei genitori, fu deciso il ratto e la fuga. Difatti, in una fredda e chiara notte di dicembre, l’orchestra degli tzigani diede l’assalto al castello di Bogul e, nella confusione, il bel Janos rapì la bella Anastasia.
Ma gli tzigani avevano deciso di unire l’utile al dilettevole. L’assalto per burla finì in un vero e proprio saccheggio. Accorsero i gendarmi ed inseguirono i musicisti predatori fino al loro nascondiglio, dove però non trovarono altro che la bella Anastasia Bogul, spoglia delle sue ricche vesti e dei suoi preziosi gioielli. Il bel Janos Bojtila li aveva preferiti alla dorata catena del matrimonio…
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