Nulla di nuovo tra i dinosauri

Poche le innovazioni in "Jurassic World" rispetto ai precedenti episodi della serie
Velociraptor in fase di addestramento.
Antonio Mariotti
12.06.2015 02:41

Ci sono saghe che scorrono sugli schermi cinematografici in maniera lineare, a scadenze regolari, per esaurirsi nel giro di pochi anni; altre che invece «risuscitano» dopo un periodo più o meno lungo di oblio, quasi sempre per pescare nuovi adepti tra le giovani generazioni, oltre che per riportare in sala chi ha vissuto l'ebbrezza dell'«originale». È appena capitato con Mad Max - Fury Road, succede ora con Jurassic World, quarto capitolo della serie spileberghiana ispirata al romanzo di Michael Crichton. Anche in questo caso però, a colpire in primo luogo è la pavidità degli artefici di queste operazioni milionaria che – forse in nome di chissà quale spirito filologico – rinunciano a qualsiasi spunto innovativo per limitarsi a rimescolare pedissequamente gli ingredienti delle precedenti puntate. Tante risorse investite in pochissima creativitä: e poi ci si lamenta se la gente non va più al cinema.

Come lo indica chiaramente il titolo Jurassic World segna un balzo in avanti dal punto di vista quantitativo del parco divertimenti a sfondo preistorico, oggi frequentato da 20 mila persone al giorno, posseduto da un'avida multinazionale, gestito con i più moderni criteri di marketing messi in atto dalla carrierista Claire (Bryce Dallas Howard) e protetto dai più avanzati sistemi tecnologici a disposizione. Questo upgrading è però l'unica vera novità del film rispetto al passato, se si escludono i tentativi da parte dell'ex marine Owen (l'emergente Steve Pratt) di addomesticare un quartetto di temibili velociraptor e la creazione in vitro (per scopi puramente commerciali) di una nuova specie di dinosauro (pomposamente denominata Indominus rex) che ovviamente si ribellerà al suo triste stato di cattività e finirà per seminare il panico sull'isola in un crescendo di catastrofismo che non osa però nemmeno affondare il colpo fino in fondo, salvaguardando un paio di happy end assolutamente ridicoli. Per il resto, il film gioca come può sui tre tavoli inaugurati da Spielberg nel lontano 1993 (fantascienza, avventura, spavento) senza dimenticare il coinvolgimento di uno o più ragazzini destinati a vivere in prima linea le più strazianti carneficine (in questo caso i due nipotini dell'occupatissima manager Claire), una certa diffidenza nei confronti di quegli scienziati pronti a vendere a caro prezzo il segreto delle proprie terrificanti scoperte, e un filo di nostalgia per il primo episodio. Peccato che dopo un avvio decente, appena i dinosauri iniziano ad azzuffarsi tra loro qualsiasi idea di sceneggiatura venga ingoiata dalle loro fameliche (quanto innocenti) fauci.

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