Cent'anni fa

Quando la scheda degli elettori viene valutata a peso d'oro

Le notizie del 4 ottobre 1925
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
04.10.2025 06:00

La Nota
Ed ora, sotto, elettori, incomincia la vostra Sagra. Approfittare dei pochi giorni che mancano alle elezioni per godere quel senso di vera sovranità che l’elettore prova nei giorni in cui il suffragio vale qualche cosa, la sua scheda, per quanto leggera come la carta di cui è fatta, viene valutata a peso d’oro.

L’elettore diventa in questi giorni una persona di riguardo. Viene accarezzato, cullato come un bambino; e come un bambino, viziato; l’elettore si prende anche il lusso di diventare esigente, capriccioso magari. Vuole tante promesse; e domanda questo, e chiede quello, ed esige quest’altro, e fa il broncio se non gli promettono questo, se non gli fanno vedere la luna nel pozzo.

E il candidato, riguardoso verso l’elettore, pieno di rispetto e di devozione per il suo voto, non si fa pregare; anzi, qualche volta, specialmente se si tratta di un candidato dalla coscienza fatta a fisarmonica, previene tutti i desideri, tutte le fantasie dell’elettore e, come si fa coi bambini dai quali si vuol ottenere qualche cosa, abbonda in promesse, abbondanza di poca spesa, chè le promesse, quasi sempre, costano il fiato che ci vuole per metterle fuori.

«Vuoi questo? Vuoi quello? Vuoi la luna nel pozzo? Vuoi il paese di Cuccagna a domicilio? Vuoi la repubblica ideale, la città del sole di Campanella? Il regno delle imposte paga te e delle siepi inghirlandate di salsicce?».

«Avrai tutto e qualche cosa ancora! Avanti, avanti, alla Fiera delle promesse! Non si guarda miseria! Abbondanza per tutti. Provare per credere e per votare!».

Qualche candidato trova poi opportuno di completare il menù delle promesse, in cui le portate sono di cartone colorato, come i polli arrosto e le torte che compaiono nelle commedie, con qualche piatto… reale, ed allora si ha una idea di quello che sarebbe il regno della Cuccagna. L’oste che ti serve da mangiare e da bere senza chiederti un centesimo; l’usciere che ti porta la bolletta della imposta pagata e non dallo Spirito Santo.Sotto dunque, elettori, a godere a pancia piena della importanza che vi conferisce la vigilia elettorale, dell’aureola di sovranità che vi cinge la fronte, della «gran bontade» dei candidati postulanti ed aspettanti… Non lasciate passare la bella occasione perché domani, passata la festa, gabbato lo Santo.

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