Quando le stazioni e la vita sociale diventano campi di battaglia

La Nota
Che differenza passa fra uno scompartimento a dieci posti e un campo di battaglia? Nessuna, perchè e nell’uno e nell’altro ci sono dei vinti e dei vincitori.
Assistere, per credere, all’arrivo di un diretto a qualsiasi stazione ferroviaria a grande traffico, alla stazione di Lugano per esempio. Non appena il treno è avvistato, tutti si precipitano sulle valigie, sui bastoni, gli ombrelli e si preparano all’assalto. Il treno entra in stazione, la folla si rovescia sui binari e si lancia all’assalto delle posizioni.
Avanti! All’arrembaggio! Chi prima arriva meglio alloggia. Cento mani si tendono verso la maniglia dello sportello, cento piedi si posano sul predellino, cento gomiti vanno alla ricerca affannosa di uno stomaco da sfondare o di un naso da ammaccare; le punte di ombrelli e di bastoni danno la preferenza agli occhi. Fra persone caritatevoli una mano lava l’altra, fra gente che deve prendere il treno una mano scaccia l’altra.
Su, su… a chi prima arriva, a chi prima conquista il posto. Complimenti, frasi gentili di questa natura: Lasci passare… Faccia in fretta perdio!... Le era di dietro… Macchè ero davanti… Ahi… Non ci vede?... Lo domando a lei… ecc. ecc.
E chi arriva primo a conquistare un posto, vi si lascia cadere di peso con un ah! di soddisfazione e guarda con una specie di compiacimento gli altri che corrono su e giù, si spingono, si urtano per trovare un posto che poi non va mai bene o perchè è a sinistra, o perché lì c’è il sole o perchè c’è la luna.
Spettacolo questo, del resto, che non succede solo alle stazioni ferroviarie ma quotidianamente anche nella vita cosiddetta sociale.
Lotte accanite per la conquista di un posto o sul treno di lusso della gloria o sull’express del guadagno o anche sul modesto diretto delle piccole glorie provinciali o sul treno merci (con carri bestiame) della politica. Lotte, sotterfugi, proteste, urli, pugni nello stomaco, ombrelli negli occhi.
Ma fra le battaglie ferroviarie e quelle della vita corre questa differenza, che mentre in ferrovia la generosa previdenza della Direzione delle Ferrovie ha assicurato un posto, sia pure in piedi, ad ogni viaggiatore, nella vita sociale i posti liberi sono pochini ed il battagliare coi concorrenti è quindi diventato una fatalità umana come quella di guadagnarsi il pane col sudore della fronte o di altre membra, di desiderare quello che non si può avere e di predicare la morale al proprio prossimo.
Gavroche
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