Cent'anni fa

Quel che resta di un corpo umano dopo la morte vale meno di un dollaro

Le notizie del 9 marzo 1924
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
09.03.2024 06:00

La Nota
Il Daily Telegraph scrive che secondo il chimico americano Pierle la decomposizione del corpo umano non dà risultati molto brillanti. Calcolando sul peso medio di una settantina di chili, se ne ricaverebbero le sostanze seguenti: ferro per un lungo chiodo, calce appena sufficiente per imbiancare le pareti di un piccolo pollaio, zolfo che servirebbe appena a togliere le pulci ad un cane di media dimensione e acqua per lavare al massimo un paio di oggetti di biancheria. «Tutta questa roba – conchiude il Pierle –, senza calcolare l’acqua che non è valutabile in così esiguo quantitativo, si acquista da qualche droghiere per meno di un dollaro».

Credevo che la nostra nobile carcassa valesse qualche franco di più. È vero che conosciamo delle bellezze affascinanti, irresistibili, che valgono un mezzo franco di belletto e di bistro, e che ci sono degli uomini la imponenza solenne dei quali sta tutta quanta in venti centimetri d’altezza e in un ciuffo di peli attorno al mento, ma, ancora, un dollaro pare pochino, quando si pensa alle cure amorose, incessanti, morbose quasi, alla importanza enorme che diamo e di giorno e di notte a questo nostro corpo che vale sul mercato meno di un paio di scarpe d’occasione.

Un dollaro, ma solo per il corpo, e l’automatico che c’è dentro non lo contiamo? Voglio credere che con l’automatico anche il corpo aumenti di prezzo, perchè un meccanismo così complicato, così delicato e così ingegnoso come l’automatico che ogni corpo umano racchiude in sè – quell’automatico che si chiama ragione e che serve a produrre istantaneamente, come una macchina per caffè espresso, pensieri buoni e cattivi, pensieri densi e pensieri vuoti e volubili, cattiverie e bontà, passioni generose e passioni maligne, azioni buone e azioni malvagie, virtù adulterate e vizi autentici, opere nobili e insigni furfanterie – un meccanismo così delicato, dicevo, non ha prezzo. Disgraziatamente, nel commercio dei valori che noi uomini facciamo, abbiamo la pessima abitudine di dare un’importanza e un valore solo alla carcassa – quella che vale poco più di un dollaro e per la quale, si può dire, spendiamo quasi tutte le nostre azioni, alla quale offriamo tutte le nostre cose più belle, più preziose – e di trascurare il suo meraviglioso contenuto, il quale, come dicevo, non ha prezzo.

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