Riccardo Pellegrini, una voce da 40 anni in onda

MELIDE - È un’avventura cominciata con il boom delle radio libere, nella seconda metà degli anni Settanta, e che sta continuando ancora oggi dai microfoni di Radio3i. Parliamo di Riccardo Pellegrini, la voce pacata e gentile che, con il suo programma «Di sera di notte», aspetta insieme agli ascoltatori radiofonici che la giornata giunga al termine.
Quella di Pellegrini è una carriera che ha raggiunto il traguardo dei quarant’anni, ma è soprattutto negli ultimi sei o sette, con la nuova direzione, che gli ha permesso, come ci racconta, di esprimere fino in fondo se stesso da dietro quei microfoni.

Ma andiamo con ordine. «Quando nel ‘78 arrivò una piccola radio anche nel mio paese, Radio Venegono, io, che all’epoca avevo 14 anni, ero diventato un loro tormento perché li martellavo ogni sera con i cosiddetti disco-dedica. Finché l’anno dopo non mi hanno proposto di provare a trasmettere».


«Da allora non ho mai smesso. Ero sempre lì, anche quando non toccava me andare in onda. Scuola-radio, scuola radio. Sempre. Erano però altri tempi. Dire a professori e parenti che avrei voluto fare questo lavoro, mi faceva apparire agli occhi di molti di loro come uno sfaticato. Qualcuno che voleva evitare un lavoro vero. Anche perché oltre alle moltissime piccole radio di paese, c’erano solo le radio RAI, Radio Monte Carlo, Capodistria e naturalmente Monteceneri, che sentivamo tutti anche in provincia di Varese. Non c’erano ancora i network e il mestiere non era diffuso».
Nel frattempo, Pellegrini si è diplomato da geometra e ha fatto il servizio militare. Una volta terminato l’obbligo di leva, ha fatto l’operaio e il muratore - «non ho mai avuto paura di rimanere disoccupato perché sapevo di aver voglia di fare», racconta - finché non ha trovato un impiego adatto alla scuola che ha frequentato.


«La passione però era tanta e continuavo a coltivarla parallelamente al posto di lavoro. Nel momento in cui ho cominciato a non crederci più - era il 1991, avevo 27 anni e mi portavo dietro il mio discreto bagaglio di delusioni -, un amico mi ha detto che cercavano una persona a Radio3i. A quel punto io avevo un posto fisso, ma quel lavoro per me era un peso. Sono quindi andato nella sede, che allora era in via Diener a Mendrisio, e ho fatto un provino. Mi hanno proposto un contratto il giorno stesso e ho accettato senza pensarci due volte».
Lasciare il posto «sicuro» per poter trasmettere seriamente non è stata una scelta sofferta nemmeno nei giorni seguenti, confessa Pellegrini. «Anche perché nella vita non si sa mai: l’azienda in cui lavoravo, pochi anni dopo, è infatti finita gambe all’aria perché coinvolta nello scandalo Tangentopoli e i miei ex colleghi sono rimasti tutti senza lavoro da un giorno all’altro. E non è che dopo non ci siano mai stati periodi difficili. Anche in Ticino e anche nella nostra radio, negli anni Novanta, ci sono stati importanti tagli e, a un certo punto, da 6 o 7 eravamo rimasti in due: io e Boris Piffaretti, altra figura storica che ancora oggi fa parte della famiglia di Radio3i. Ci davamo il cambio, uno faceva la mattina e l’altro il pomeriggio e scherzando ci chiamavamo «radio due P»: Piffaretti e Pellegrini. Ci sono stati momenti impegnativi ma ho sempre creduto che l’impegno paga e certamente ho avuto anche un po’ di fortuna».
Da allora ci sono stati tre cambi di proprietà e «i cambiamenti - continua il conduttore - possono sempre fare un po’ paura e non a tutti vanno bene». I cambiamenti in questione hanno però portato la radio ad evolvere, «oggi viviamo un sogno, abbiamo trovato la nostra dimensione e gli ascolti continuano a premiarci», continua a ruota libera Pellegrini, con nella voce una punta di fierezza, di chi quei passaggi li ha attraversati con fiducia.


Dalla fine degli anni Settanta ad oggi, oltre alla tecnica, a cambiare è stata anche la figura di chi lavora dietro il microfono. Da voci i cui volti restavano anonimi, i conduttori oggi un volto ce l’hanno, i loro programmi vengono trasmessi nelle dirette televisive e interagiscono quotidianamente con gli ascoltatori via social network. «Questa è stata un po’ una lama a doppio taglio», confessa Pellegrini. «Una volta, il contatto con l’ascoltatore era limitato alla telefonata, alla lettera o ai bigliettini fuori dagli studi. Cose che oggi fanno quasi sorridere, ma che in qualche modo contribuivano a riservare alla voce dello speaker radiofonico un certo fascino». Da figura cui non veniva attribuito un volto e quindi anche un po’ misteriosa, oggi il conduttore è entrato negli smartphone, oltre che nelle case del pubblico che di lui sa invece tutto. «Non so se in questo senso sia per forza sempre un bene», aggiunge poi il nostro interlocutore.
Il programma che conduce nella fascia serale, «Di sera di notte», d’altronde, rispecchia in parte quel modo di fare radio un po’ d’altri tempi. La mancanza di frenesia e velocità di cui è tipica la sera, gli interventi degli ascoltatori, la programmazione stessa e, perché no, anche la voce di Pellegrini, si prestano infatti ad un’offerta diversa rispetto a quella della giornata radiofonica. «È stata una scelta frutto di tante chiacchierate con il direttore Matteo Pelli», racconta. «Io arrivavo da anni di trasmissioni nelle fasce di ascolto più calde. Facevo una radio urlata, forse un po’ troppo, ma sicuramente più energica. Avevo avuto successo. A un certo punto mi ero però reso conto di non avere più stimoli. È lì che lui mi ha detto: «Ti aspettavo, voglio valorizzare la tua esperienza». Ho quindi ricominciato a fare la radio che più mi piaceva, mettendo cioè quello che voglio. Chiaramente puoi sbagliare ma ci puoi anche azzeccare. In questo caso, negli ultimi anni ci siamo orientati verso un tipo di musica diverso, puntando sulle canzoni dei ricordi, dando uno spazio ad ascoltatori che cercavano altro. È stata la mossa vincente e io mi ci sono proprio appassionato». «Questo non vuol dire non mettere musica nuova, ma leggere i dischi come si faceva una volta, nella loro completezza. E se inizialmente proponevo io una programmazione musicale a mio gusto, oggi è spesso grazie ai suggerimenti degli ascoltatori che riproponiamo pezzi incredibili. Questo anche con il contributo della tecnologia che permette a me e agli ascoltatori di accedere alla radio e alle canzoni in maniera più immediata. È una ricerca continua che ti fa uscire dalla routine e che porta sempre a cambiare in meglio».