Lutto

Savolini, il giornalista coi baffi

Si è spento all’età di 85 anni l’esperto critico musicale per un trentennio colonna della redazione Spettacoli del nostro giornale - Ideatore del settimanale Extra, rimarrà un esempio di competenza, curiosità e passione per la cultura in ogni sua possibile declinazione
©CdT/archivio
Matteo Airaghi
Mauro Rossi
Matteo AiraghieMauro Rossi
29.09.2020 18:30

Dopo alcuni anni trascorsi a lottare contro la malattia, affrontata sempre con quella serenità e quella pacatezza che erano il suo inconfondibile marchio di fabbrica, se ne è andato nelle scorse ore all’età di 85 anni Umberto Savolini per trent’anni una colonna portante del «Corriere del Ticino » che ha contribuito a trasformare nel principale quotidiano della Svizzera italiana (è stato il creatore del settore Cultura & Spettacoli nonché del settimanale eXtra), ma anche l’autentico «papà» del rock e del pop ticinese che grazie alla sua paziente ed entusiastica dedizione – sulle colonne del nostro giornale ma anche con una serie di iniziative da lui promosse e sostenute – ha conquistato quello spazio e quella credibilità che lo ha fatto crescere e maturare.

La musica e i giovani

Quello tra Umberto Savolini e la musica è stato un amore lunghissimo e solido, così come quello per il giornalismo, vissuto con un’attenzione e con una pazienza che, analizzate oggi in cui tutto è veloce, liquido e, spesso superficiale, appare difficile anche solo da concepire. Un giornalismo, il suo, romantico, colto e attento, anche quando raccontava cose apparentemente leggere, che si trattasse di un piccolo festival rock messo in piedi alla bell’e meglio, o della prima esperienza alla macchina per scrivere di un autore in erba. Anzi erano proprio i giovani a stuzzicare maggiormente la sua attenzione, così come le idee nuove, controcorrente e un po’ ribelli, che in lui trovavano sempre un interlocutore attento e uno strenuo sostenitore. Il suo ufficio, perennemente avvolto in una nuvola di fumo, con le luci soffuse (Umberto era uno di quelli che senza sigaretta accesa a lavorare non ci provava nemmeno, che per scrivere fuori deve essere buio, meglio se notte fonda) e dove non mancava mai un sottofondo musicale, è stato infatti per anni uno dei principali punti di riferimento per gli artisti in erba desiderosi di un sostegno, di un consiglio, di un feedback. Che Umberto dispensava senza mai mettersi su un piedistallo, senza mai sfoggiare la sua grande cultura e preparazione e neppure utilizzando l’arma della critica. Da lui arrivavano sempre e solamente consigli e incoraggiamenti dal taglio più paterno che giornalistico e che ti facevano uscire da una chiacchierata con lui carico di energia, di sicurezza e di voglia di fare.

In principio fu l’economia

Un modo di fare frutto sì del suo carattere all’apparenza mansueto e flemmatico ma deciso, ma anche di un percorso umano e professionale lungo, complesso e tutt’altro che facile. Nato a Brescia l’11 aprile 1935, Umberto Savolini aveva infatti perso i genitori durante la guerra ed era cresciuto in un orfanotrofio. Curioso di tutto e vorace lettore era stato aiutato ad entrare come seminarista in collegio riuscendo così a frequentare il liceo classico. Negli anni Cinquanta e Sessanta Savolini si spostò poi a Milano avvicinandosi al giornalismo e scrivendo un po’ di tutto prima al «Corriere della Sera», poi al «Giorno» e sulla rivista «Tempo economico», senza disdegnare di lavorare a margine anche come poligrafo.

L’arrivo al «Corriere»

Verso la fine degli anni Sessanta la svolta: lasciata la metropoli per ragioni di salute e stabilitosi sul Ceresio, a Porlezza, entra in contatto con il «Corriere del Ticino», allora diretto da Guido Locarnini, con il quale inizia a lavorare il 1. gennaio 1970. Nel nostro giornale Umberto, inizialmente giornalista economico poi della neonata pagina quotidiana di Cultura &Spettacoli, si rivela un vulcano di idee e, contando sul sostegno e sulla stima di Locarnini, inizia ad ampliarne il respiro, le dinamiche e gli orizzonti culturali e – in virtù delle sue esperienze passate – anche grafici. Con lui il CdT, pur non perdendo mai il legame con il territorio, inizia a seguire con regolarità i grandi eventi culturali e musicali al di fuori del cantone e dei confini nazionali: dal festival di Sanremo a quello di Montreux i suoi seguitissimi reportage iniziano a dare alla musica leggera (fino a quel momento sorella minore e spesso negletta di quella «colta ») una dignità che non conosceva e ai suoi protagonisti – che si trattasse di affermate star o di emergenti – una dignità fino a quel momento sconosciuta grazie a racconti in cui cronaca e poesia si sposavano alla perfezione.

La nascita di eXtra

Negli anni Novanta, poi la sua ultima grande idea: la creazione di «un settimanale da “vivere” nel tempo libero. Che invita allo svago, apre una finestra sull’intricata foresta virtuale di Internet, propone giochi per bambini e adulti, stimola la ricerca di un diverso rapporto con se stessi e la natura, solletica il piacere della lettura e del viaggiare». Parliamo ovviamente di Extra (o eXtra, nella sua grafia originale) che Umberto Savolini ha creato e diretto fino al 31 dicembre 1999 quando, esattamente 30 anni dopo la sua entrata in servizio, ha lasciato il CdT entrando, come si suol dire «a beneficio della pensione». Un’uscita di scena la sua quasi defilata che però, finché la salute glielo ha concesso, non ha significato il totale abbandono del suo mondo, che ha continuato a seguire, a distanza ma sempre con quella passione e con quella serenità di fondo che sono state, fino all’ultimo, la sua inconfondibile e indimenticabile cifra stilistica.