Teatro

Stefano Accorsi, la passione calcistica come collante esistenziale

Ottima accoglienza al LAC per «Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor» che inaugura il sodalizio tra il regista e drammaturgo Daniele Finzi Pasca e il celebrato interprete bolognese
I protagonisti di «Azul» Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo, Luigi Sigillo e Stefano Accorsi.
Mauro Rossi
03.02.2023 21:30

C’era molta attesa (e un foltissimo pubblico) giovedì sera al LAC per la «prima» nazionale di Azul. Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor di Daniele Finzi Pasca. Per due ragioni: l’inedito connubio tra il drammaturgo e regista ticinese e una delle stelle della cinematografia e della Tv italiana, il bolognese Stefano Accorsi, ma anche perché la pièce rappresenta la prima vera esperienza di Finzi Pasca con una prosa «tradizionale», ovvero priva di quegli elementi immaginifici, onirici e di derivazione circense che sono da sempre la sua cifra stilistica. Anche in questo nuovo territorio, tuttavia, Finzi Pasca non rinuncia al suo modus operandi fatto di testi intimisti e riflessivi, intensi dialoghi che partono in maniera apparentemente ingarbugliata e lenta ma che, nel prosieguo dello spettacolo - impostato sempre in modo da creare un crescendo emotivo nello spettatore -, culminano in un finale dai tratti quasi epici. Un canovaccio drammaturgico che normalmente viene arricchito da numeri acrobatico-circensi di grande effetto il cui compito è creare un contesto onirico entro il quale stemperare e «addolcire» il racconto e che in Azul sono sostituiti da brevi intermezzi musicali dei tre attori-musicisti (Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo) che affiancano Accorsi sulla scena.

Il tutto al servizio di una storia che utilizza il mondo del calcio, il suo tifo e quanto - di positivo e di negativo - ad esso è legato come spunto per parlare di altro. Di problemi esistenziali, di rapporti affettivi, di difficoltà e angosce lavorative, di sentimenti, di vita e di morte che i quattro protagonisti - uniti non solo dalla passione per la medesima squadra ma anche da una solida amicizia cementatasi in un analogo percorso formativo - affrontano tra loro a cuore aperto, utilizzando lo sport come collante, come valvola di sfogo, come metafora attraverso la quale filtrare ogni aspetto del loro quotidiano.

Di calcio vero e proprio, in effetti, in Azul c’è pochissimo: solo qualche accenno a storico-mitici eventi legati alla squadra in questione (per la cronaca, il Nacional di Montevideo, in Uruguay), frammenti delle esperienze vissute dal gruppetto di amici in curva e in altri eventi e situazioni legati al club e l’inno del sodalizio il cui ritornello torna con regolarità all’interno dello show come fosse un mantra da scandire o da urlare tutti assieme nei momenti di sconforto. Il resto è un interminabile confronto-confessione dei quattro protagonisti che, con sempre il calcio a fare da sfondo, toccano un’enormità di argomenti con un ritmo talmente serrato da non dare, spesso, allo spettatore l’opportunità non solo di rifletterci sopra ma addirittura di metterli a fuoco.

Uno spettacolo insomma intenso, profondo, con numerosi momenti di grande poesia e che, a personale avviso del sottoscritto, ha un solo momento un po’ spiazzante: quando Accorsi, sganciandosi dal copione, imbastisce con il pubblico un vivace e prolungato dialogo di stampo quasi cabarettistico che se evidenzia le sue ottime doti comunicative, poco ha a che spartire con le dinamiche drammaturgiche alle quali ci ha abituato Daniele Finzi Pasca. Repliche domani sera alle 20.30 e domenica alle 18. Biglietti ancora disponibili su www.luganolac.ch.