Serie

House of the Dragon, il passato dei Targaryen

Anche Il Trono di Spade ha il suo prequel, indicatore quasi infallibile sia di successo sia di scarsità di idee
Stefano Olivari
31.03.2022 19:27

Anche Il Trono di Spade ha il suo prequel, indicatore quasi infallibile sia di successo sia di scarsità di idee. Sta infatti per arrivare il momento di House of the Dragon, che nessuno degli appassionati di una delle serie fantasy più seguite del mondo potrà perdersi. A maggior ragione quelli rimasti delusi dal finale dell’ottava stagione, che i prossimi 21 e 22 agosto, a seconda del Paese di residenza, saranno tutti lì tesissimi ad aspettarsi rivelazioni sul passato dei Targaryen, più che degli Stark o dei Lannister.

Dove eravamo rimasti?

Game of Thrones si era chiuso in maniera inferiore alle aspettative e in generale tutta l’ottava stagione era sembrata sottotono. Colpa dell’assenza di George R.R. Martin (cioè dell’autore del ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco, alla base di tutto il sistema), se non come nume tutelare, ma anche delle troppe sottostorie i cui sviluppi sono stati un po’ tirati via (esempi: la fine di Cersei Lannister ma soprattutto la sconfitta del Re della Notte, i cattivi non devono morire così velocemente). Per quanto riguarda il finale in senso stretto, una serie così basata sui colpi di scena si è poi risolta in molte scelte conservative, come la scelta per così dire etica di Jon Snow o la nomina a re di Bran Stark, un sovrano che a chi non sa niente di questa storia potremmo descrivere come ‘condiviso’, comunque non un grande trascinatore. E non sono piaciute ai fan nemmeno quelle di rottura, come la trasformazione di Daenerys Targaryen in una folle che distrugge Approdo del Re (che sarebbe la capitale dei Sette Regni) e terrorizza il suo stesso popolo.

Da dove si riparte?

Stando alle indiscrezioni, più o meno pilotate dalla HBO, House of the Dragon sarebbe ambientata circa 300 anni prima del Trono di Spade e basata di nuovo su un libro di Martin, in questo caso Fuoco e sangue, anche se il passato (la serie è iniziata nel 2011) insegna che molte trame originali sono state rivisitate o stravolte. Dieci puntate che promettono di non rimanere dieci, in aggiunta alle 73 della serie propriamente detta, che partono da un terremoto che distrugge quasi tutta la Valyria e a cui di fatto sopravvivono solo i Targaryen, fra i signori dei Draghi. Si prosegue con la conquista dei Sette Regni di Westeros da parte di Aegon I e con le vicende dei suoi discendenti, su tutti Aenys I, che difendono il trono di spade dai mille pretendenti, con rapporti di parentela inimmaginabili, fino ad una guerra civile definita Danza dei Draghi. La domanda dell’appassionato è in questo caso uguale a quella del non appassionato: ma non potevano fare la nona stagione invece del prequel?

Signore degli Anelli

Il derby del fantasy, il Super Clasico, è sempre con Il signore degli anelli, come prova il fatto che House of the Dragon uscirà qualche giorno prima rispetto all’uscita prevista del prequel (anche qui…) del Signore degli Anelli prodotto da Amazon. Essendo morto nel 1973, non è che in questo caso Tolkien abbia collaborato, però Gli Anelli del Potere, che dovrebbe essere disponibile dal 2 settembre, è basata su altri scritti di Tolkien, conosciuti come Appendici, a margine della mitica trilogia. Si tratterà della serie più costosa al mondo, a livello produttivo, un miliardo di dollari fra diritti, costi industriali e promozione. E anche di una doppia sfida per Jeff Bezos, visto che l’uomo più ricco del mondo ha per Il Signore degli Anelli una vera e propria devozione e che produrne il prequel significherebbe anche per Amazon dimostrare una creatività che in pochi le riconoscono. Questo clima da derby è ben rappresentato anche dalle tante figure professionali che HBO e Amazon si sono contese, oltre che dall’asta per i diritti che ha fruttato 200 milioni di dollari agli eredi di Tolkien, con Bezos e HBO a rilanciare fino questa cifra mostruosa, superiore al budget anche di kolossal hollywwodiani.

Mania

Il Trono di Spade è imbattibile sia come spin-off annunciati e cancellati, generando le aspettative più folli, sia come intensità delle critiche. O lo si ama o lo si odia, da tanto che il suo mondo necessita di immersione totale. È anche per questo che le scene di sesso e violenza, spesso di sesso violento, a volte direttamente di stupro, in qualche caso con l’aggiunta dell’incesto, possono passare soltanto in una serie di questo tipo, fuori dal tempo e certo non trasmettibile da canali generalisti in prima serata. Per la verità in gran parte del mondo Game of Thrones è vietato o fortemente tagliato anche in streaming: dalla Cina ai Paesi arabi, passando per l’India e tanti altri, si è scontrato con la censura per i motivi più diversi, anche se le nudità sono ovviamente la cosa che più fa notizia (e permette photogallery da cliccare) e più fa nascere dibattiti, essendo molteplici i livelli di lettura. Non che il fan medio sia un ragazzino da proteggere, anzi più indagini hanno rilevato un’età media di poco superiore ai 40 anni. Del resto se Game of Thrones è stato citato anche da Obama significa che la sua presenza nella cultura pop è ormai stata storicizzata. Dal punto di vista del marketing il suo è uno spettatore che ha i soldi per abbonarsi a un canale in streaming o a una pay-tv e che probabilmente li avrà ancora per qualche decennio. È quindi il caso di mettere pressione a Martin, fra il seguito del prequel e la nona stagione della serie principale.

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