Ascolti

I ticinesi non hanno boicottato il Mondiale

Tre televisori su quattro, giovedì, erano sintonizzati su Svizzera-Camerun – In generale, la RSI sta vincendo la sfida dell’audience – Ne parliamo con Paolo Petrocchi, Responsabile del Dipartimento Sport
© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Marcello Pelizzari
26.11.2022 13:00

Domanda: gli appassionati di calcio della Svizzera italiana, alla fine, hanno boicottato il Mondiale in Qatar? No, stando ai dati degli ascolti televisivi ticinesi. Il pallone, insomma, ha saputo trovare una nicchia (e che nicchia!) in mezzo a sentimenti contrastanti, legati a doppio filo agli abusi e alle discriminazioni di cui si è macchiato il Paese ospitante. Per dire: la partita d’esordio della Svizzera, giovedì contro il Camerun, ha raggiunto una quota di mercato del 74%. Significa, banalmente, che quasi tre televisori su quattro, fra le undici di mattina e l’una di pomeriggio, nel nostro cantone erano collegati con Armando Ceroni e Toni Esposito.

Ma a funzionare, ci spiega Paolo Petrocchi, responsabile del Dipartimento Sport alla RSI, è tutto il pacchetto Mondiali allestito da Comano. Anche le partite sulla carta meno interessanti, infatti, finora hanno superato il 30% di share. E pure la componente più leggera, il late show n’Doha nem, sta viaggiando a quelle percentuali. Complice un Nicolò Casolini fra il temerario e il divertito, va da sé.

«I dati sono super»

«I dati sono super» conferma Petrocchi. «In generale, tutte le partite stanno andando molto bene. Come minimo, siamo attorno al 30% di share. La giornatona è stata quella di giovedì, è chiaro, con la Svizzera che ha fatto il 74% e il Brasile, la sera, che è andato oltre il 40%. Lo stesso ha fatto il Portogallo. I dati, davvero, sono molto alti».

Non finisce qui, perché ai dati televisivi classici bisognerebbe aggiungere quelli dello streaming online. E in tanti, visto l’orario, giovedì hanno guardato la Svizzera tramite smartphone o tablet. «Contro il Camerun si sono collegati in 28 mila». Mica male.

E la RAI?

Detto che, evidentemente, chi tifa Svizzera sceglie la RSI per le partite della Nazionale, è interessante notare come – per le altre squadre impegnate in Qatar – la concorrenza della RAI, di fatto, non si avverta. I dati, insomma, sono confortanti anche su questo fronte. «Lo sono, è vero» conferma Petrocchi. «Sono pochissimi, nella Svizzera italiana, a guardare i Mondiali sulla RAI. Siamo la televisione di riferimento. Per gli altri incontri siamo sempre fra il 30 e il 40% di share. Raramente siamo scesi sotto questi livelli».

Alla fine, parliamo di 12 ore di diretta totali. Dalle 10.40 fino alle 22.15 di sera. E subito dopo scatta un’altra diretta, n’Doha nem, che sta facendo pure ascolti pazzeschi
Paolo Petrocchi, Responsabile del Dipartimento Sport RSI

Parterre allargato

Lo spettatore, per contro, ha notato un’accresciuta qualità dell’offerta. Ospiti, giornalisti, ex calciatori come Valon Behrami e Blerim Dzemaili. «Con Giacomo Moccetti, caporedattore TV, abbiamo fatto un discorso soprattutto per la prima parte, con quattro partite al giorno» ribadisce Petrocchi. «Alla fine, parliamo di 12 ore di diretta totali. Dalle 10.40 fino alle 22.15 di sera. E subito dopo scatta un’altra diretta, n’Doha nem, che sta facendo pure ascolti pazzeschi».

Dirette, fra l’altro, che non intaccano l’offerta sportiva di Comano. «Riusciamo, nonostante il Mondiale, a coprire anche gli altri sport. Magari con qualche salto mortale, come Pietro Filippini che si è destreggiato fra studio, Trofeo Gander e collegamenti con n’Doha nem».

Aiutano, tornando ai Mondiali, la scenografia e, in generale, uno studio moderno. Quanto agli ospiti, «oltre al calcio abbiamo ampliato la copertura creando una sorta di flusso. Da un dopopartita ci agganciamo, con analisi che vanno al di là del pallone, al prepartita di quella successiva. La proposta è molto, molto ricca e apprezzata. C’è un bel ricambio di ospiti. Oltre a serietà, signorilità e professionalità c’è anche freschezza. La nostra, ora, è una redazione dinamica con, alle spalle, un lavoro enorme. Fatto dagli inviati sul posto, gestiti in modo eccezionale da Tanja Valentin Celpi, e da qui, con il personale tecnico che sta mettendo in campo tutta la sua professionalità. Come Responsabile sono fiero».

Timori? No

Tutto molto bello, direbbe Bruno Pizzul. Ma Petrocchi temeva in un boicottaggio del pubblico, visto quanto è stato detto a proposito del Qatar e di cosa è successo e sta succedendo? «Personalmente no» ribadisce il dirigente. «Il calcio è il calcio, lo dico sempre. Torniamo tutti bambini. Quando eravamo piccoli aspettavamo la Coppa del Mondo, diventavamo matti. Abbiamo, credo in modo sempre giusto, coperto le problematiche legate a questo evento, come gli abusi in termini di diritti umani, con diverse finestre. Penso al documentario andato in onda sabato, alla vigilia della prima partita, o ancora a Falò e a vari appuntamenti dell’informazione. Era ed è giusto parlarne. Il mio compito, però, è concentrarmi sul calcio e su ciò che è lo sport. Abbiamo la possibilità e la fortuna di trasmettere in chiaro un grande evento come il Mondiale, facciamolo bene. Senza dimenticare la situazione che si vive in Qatar, certo, ma mantenendo centrale il discorso calcistico. E le emozioni che dà. Non abbiamo chiuso gli occhi, diciamo le cose come stanno, a cominciare dall’ambiente, a tratti surreale, che si vive negli stadi, comunque fantastici».

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