Il caso

Le polemiche medievali sul terzo episodio di «The Last of Us»

Orde di spettatori e genitori hanno incendiato i social promettendo di boicottare la serie TV dopo l’episodio «Long, Long Time» – Il motivo? Una storia d'amore omosessuale
Paolo Paglianti
02.02.2023 12:30

«Non guarderò più la serie con mio figlio: certi spettacoli sono inguardabili». Parlando di una serie TV a base di zombi, pandemia e mondo post apocalittico, uno potrebbe pensare che il genitore di cui abbiamo riportato il tweet qua sopra si stia ribellando di fronte all’efferata violenza, al mondo crollato della post pandemia, ai funghi troppo cresciuti che banchettano a base di umani sprovveduti. Invece, l’invettiva digitale dei soliti leoni da tastiera è per un tenero bacio tra due maschi adulti.

Ma procediamo con ordine.

Vi avvisiamo, innanzitutto, che saremo costretti a qualche piccolo spoiler, quindi se volete gustarvi l’episodio incriminato dovreste smettere di leggerci subito.

The Last of Us, per chi non lo sapesse, è la serie TV HBO ispirata al celebre videogame omonimo uscito nel 2013 su PlayStation (c’è anche un ottimo remaster uscito di recente per PS5). Racconta di Joel, sopravvissuto alla fine del mondo di mezza età che ha perso una figlia, e del suo rapporto speciale con Ellie, quattordicenne molto speciale che si trova a dover proteggere in un’odissea post-apocalittica negli Stati Uniti in rovina. Se i primi due episodi, come vi abbiamo raccontato, seguono alla lettera quello che succede nel gioco, nel terzo la serie si concede una digressione inattesa.

Nel gioco, Joel e Ellie incontravano Bill, un survivalista incavolato con il mondo che nonostante il carattere burbero, li aiutava a procedere con il loro viaggio. Nel videogame, i giocatori che seguono bene la storia e si leggono tutti i documenti sparsi in giro, scoprivano già nel 2013 qualche accenno a un’amicizia speciale di Bill, capendo che il suo burbero carattere era dovuto alla perdita di un caro amico.

Nel terzo episodio della serie TV di The Last of Us, vedremo il flashback che racconta la storia d’amore tra Bill (Nick Offerman) e Frank (Murray Bartlett).
Nel terzo episodio della serie TV di The Last of Us, vedremo il flashback che racconta la storia d’amore tra Bill (Nick Offerman) e Frank (Murray Bartlett).

Nella serie TV, l’episodio Long, Long Time è dedicato interamente a un flashback che racconta come Bill sia sopravvissuto alla caduta della società, come abbia incontrato Frank, e come i due si siano innamorati. Una storia d’amore tenera, delicata, bellissima.

Proprio come era successo in occasione del lancio di The Last of Us - Part II (spoiler alert, si scopre che Ellie è omosessuale e nel gioco – uscito nel 2020 – questo è esplicito), la presenza di una coppia omosessuale nel terzo episodio della serie ha infiammato i social. La stragrande maggioranza degli spettatori ha apprezzato enormemente Long, Long Time, e nel frattempo HBO ha annunciato che si farà la seconda Season di The Last of Us – segno inequivocabile che la serie sta andando assai bene. Molti altri spettatori si sono «indignati», parecchi accusando la serie di divergere dal gioco, e soprattutto di presentare una coppia omosessuale maschile con addirittura due personaggi che si scambiano effusioni nel letto. «Che spettacolo, signora mia» – ci immaginiamo il dialogo tra due spettatori rimasti disgustati – «due maschi che si danno bacetti mentre io mi aspettavo di vedere l’edificante spettacolo di gente squartata, fucilata, violentata e divorata con il mio figlioletto durante la cena del lunedì».

Vedere una scena di amore omosessuale può turbare veramente i pargoletti? Lo abbiamo chiesto al dottor Jacopo Casiraghi, psicologo-psicoterapeuta sistemico della famiglia: «Partendo dal presupposto che la serie ha un rating 17+ in America e sarebbe quindi adatta a un pubblico maturo per le scene di violenza più che per quelle connesse alla sessualità (quasi del tutto assente negli episodi finora trasmessi), il tema è degno di riflessione» dice il nostro interlocutore. E ancora: «Intanto sulla cornice con cui si guarda questo telefilm: se si hanno meno di 12 anni è opportuno guardarlo con i propri genitori che si spera siano in grado di spiegare e contestualizzare le scene più violente o, per quello specifico contesto familiare, inusuali. La scena incriminata che ho guardato prima di risponderle, comunque, mi pare dolce e rispettosa e, per quanto esplicita nelle parole usate dai protagonisti, è molto delicata nel trattare un argomento, come quello dell’amore omosessuale, purtroppo ancora oggi molto controverso. Non si tratta di una scena di sesso, ma di una scena d’amore che non necessiterebbe di ulteriori spiegazioni dal punto di vista emotivo o psicologico a meno di stereotipi o pregiudizi rispetto alle persone LGBT+. Voglio dirlo in modo chiaro: per la letteratura scientifica e la pratica clinica il fatto che dei bambini vedano due uomini che si baciano a letto non è fonte di traumi o possibili perturbazioni rispetto al loro futuro affettivo. Non diventeranno cioè omosessuali per questo. Il problema in questi casi se lo pone solo chi ha paura dell’omosessualità e chi è mosso da pregiudizi o stereotipi sul tema».

Già che ci siamo, chiediamo al dottor Casiraghi se possiamo vedere serenamente la serie The Last of Us con un ipotetico figlio di 12 anni, o magari giocare al videogame insieme. La serie su Sky non ha una classificazione di età, ma negli USA è 17+. I ragazzini faticheranno a separare finzione da realtà? «Rispondo ricordando che i ragazzini di 12 anni, periodo postpuberale, non sono dei lattanti incapaci di distinguere la fantasia dalla realtà e che, a meno di turbe psichiatriche pregresse, sono in grado di dare il giusto peso (e anche la giusta importanza) a una fiction televisiva che parla di zombie» spiega il dottore. «La vita che i nostri ragazzi devono affrontare, fra social, giornali e media è intrisa di violenza e morte, spesso non significata o contestualizzata. Non ci sono però evidenze scientifiche che questa violenza visiva influenzi il loro comportamento o il loro atteggiamento verso i valori della società o le altre persone. L’etica e la morale, ciò che è giusto o sbagliato, si apprendono in famiglia e nel gruppo dei pari, non guardando un film dove si uccidono zombie o mostri vari. Nonostante le fantasiose e ossessive caccia alle streghe che negli anni sono apparse su certa stampa scagliata prima contro i giochi di ruolo poi contro l’industria video-ludica, l’origine dei vissuti traumatici è connessa a ciò che accade nella vita reale, dentro le mura di casa, nei corridoi delle scuole, in strada con gli altri, non dietro uno schermo o al tavolo di gioco». 

Insomma, ve lo dice letteralmente anche il dottore: potete guardarvi il terzo episodio di The Last of Us in famiglia come al solito, e i vostri figli non rimarranno traumatizzati dalla storia d’amore tra Bill e Frank.