Streaming

Ma qual è la strategia di Amazon?

Tanti, tantissimi soldi spesi ma relativamente poche serie di successo: gli esperti si interrogano, eppure bisogna ricordare che il vero business del colosso è un altro
© Shutterstock
Marcello Pelizzari
15.09.2022 11:30

D’accordo, ma qual è la strategia? La domanda, a Hollywood, pare circolare con forza fra i dirigenti. La strategia in questione, apparentemente confusa o comunque poco chiara, è quella di Amazon Prime Video. Uno dei colossi dello streaming, già, in pista oramai da molto, moltissimo tempo. Quasi quanto Netflix, per intenderci. Proprio come il rivale, Amazon produce contenuti propri. Eppure, sembra che il suo catalogo sia più povero: negli Stati Uniti, ad esempio, ogni settimana riesce a infilare una o due serie originali nella speciale classifica dei prodotti più popolari. Non di più. Netflix, il concorrente più strutturato, almeno per il momento, arriva a sette, a volte anche otto. Di più, i film di successo proposti dalla piattaforma, negli ultimi due anni, erano prodotti finiti acquistati da altri studios. E, ancora, dopo aver fatto incetta di premi e riconoscimenti, Amazon è stata superata, oltreché da Netflix, anche dagli altri attori dello streaming.

Porta di ingresso

Non è un caso se, come ha riferito Bloomberg, secondo un rapporto di Parrot Analytics Amazon Prime Video ha sempre faticato a trovare un’identità e un ruolo. E il bilancio, leggiamo, non c’entra: Netflix, è vero, ha speso più di Amazon nell’ultimo decennio, arrivando a offrire un volume di serie più elevato, tuttavia il responsabile degli Amazon Studios, Jen Salke, ha alle spalle un budget di 10 miliardi di dollari. Includendo anche gli sport, Amazon nel 2022 dovrebbe spendere qualcosa come 15 miliardi di dollari per la sua programmazione. Cifre, queste, paragonabili a Netflix e agli altri.

Amazon, va detto, adotta una strategia differente. I suoi show non devono profitto. Non direttamente. Piuttosto, rappresentano una porta di ingresso per un universo più ampio, fatto di e-commerce e prodotti. Difficile, fatte simili premesse, capire se le serie e i film sono abbastanza convincenti da indurre qualcuno ad abbonarsi o a rimanere cliente Amazon (nel senso di azienda che vende qualsiasi cosa, dallo spazzolino elettrico al disco in vinile, online). Il colosso, nell’insieme, nel 2021 ha generato vendite per 470 miliardi di dollari e un utile netto di 33 miliardi. E l’attività pubblicitaria è in piena espansione.

Risorse infinite

Amazon, dunque, ha risorse pressoché infinite e non ha necessità di imporsi, non sempre almeno, nello streaming. Laddove Netflix sta lottando contro la perdita di abbonati, spesso in favore di Disney, le disdette fronte Amazon sono inesistenti, o quasi. Proprio perché tutti, alla fine, utilizzano Prime anche per altre cose: comprare merce, nello specifico.

Stando ad alcuni analisti, l’attività streaming sarebbe finanche ininfluente. Tant’è che c’è pure una corrente che afferma: gli Amazon Studios, presto o tardi, chiuderanno. È successo anche ad altre internet companies, Microsoft e Yahoo in testa. Possibile, anche se riesce difficile immaginarsi una rinuncia quando sono appena stati spesi 8,45 miliardi di dollari per l’acquisto di MGM e per i diritti sportivi (calcio su tutti).

Con l’arrivo di Salke, affermano in molti, Amazon ha virato sul commerciale. Ottenendo, in ogni caso, buoni riscontri di pubblico. L’identità come la rotta, prima o poi, verranno trovate giurano gli esperti. Anche attraverso le scommesse: dal prequel de Il Signore degli Anelli, già al centro di alcune polemiche, alle partite di football americano.

Aggregatore di contenuti

I difensori di Amazon e delle sue strategie, inoltre, sottolineano un aspetto secondario; eppure, centrale: il colosso è apprezzato in Europa, ma anche in Asia. Inoltre, offre altri servizi streaming nel suo pacchetto come Paramount+, Starz e Showtime. Un po’ come Apple, anche Amazon funge da aggregatore di contenuti e piattaforme altrui. E qui si nasconde il segreto del successo della stessa Apple, capace di offrire sei servizi con un singolo pacchetto: videogame, televisione, musica, cloud, notizie e perfino fitness. Difficile privarsi, dall’oggi al domani, di un servizio così ampio. Più facile, per contro, salutare Netflix perché fatichiamo a trovare la serie che fa per noi.

Riassumendo, ad Amazon non interessa primeggiare ma rimanere in partita. Soprattutto, può rimanerci a lungo. Anche più a lungo degli altri. Serie tv e film, in fondo, sono solo un tassello di un disegno più ampio. Che punta a fidelizzare il cliente. E a fargli comprare di tutto.