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Netflix vuole introdurre 4 minuti di pubblicità ogni ora

L'abbonamento economico pensato dal colosso sarebbe quasi pronto: costerà fra i 7 e i 9 dollari al mese e, appunto, sarà pieno di spot
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Marcello Pelizzari
30.08.2022 13:00

La novità è sul tavolo da tempo. Sì, Netflix introdurrà un abbonamento con pubblicità nella speranza di frenare l’emorragia e recuperare utenti. Una mossa tutto fuorché rivoluzionaria, se non addirittura un avvicinamento alla televisione generalista. Quella di una volta, per intenderci. Anche il cosiddetto binge watching, la possibilità di godere subito di tutti gli episodi di una serie, non è più il cavallo di battaglia del gigante dello streaming.

I dettagli dell'offerta

Fatte le dovute premesse, come sarà – nel concreto – questo abbonamento? Soprattutto, quanto costerà? Bloomberg, a tal proposito, ha anticipato che il piano più economico di Netflix negli Stati Uniti si aggirerà fra i 7 e i 9 dollari al mese. Meno dei 10 dollari attuali. Di più, i primi tentativi ed esperimenti verranno introdotti entro la fine dell’anno in determinate aree selezionate. La diffusione su scala mondiale, invece, verosimilmente avverrà nei primi mesi del prossimo anno, stando a fonti vicine al dossier.

Altro giro, altra domanda: ma quanta pubblicità ci sarà, su Netflix? L’azienda intende vendere più o meno quattro minuti di spot ogni ora. Mostrerà spezzoni di pubblicità sia prima sia durante la visione di un episodio o un film. Di annunci ufficiali, tuttavia, al momento nemmeno l’ombra. Le prossime settimane, in questo senso, saranno decisive. A maggior ragione se l’intenzione è davvero quella di cominciare a sperimentare nell’ultimo trimestre del 2022.

Il grande esodo del 2022

Di pubblicità su Netflix, con tanto di abbonamento specifico a buon mercato, diciamo così, si vociferava da tempo. I primi segnali furono lanciati sul finire del 2021, mentre ad aprile l’azienda era uscita allo scoperto affermando che sì, aveva e ha intenzione di introdurre la pubblicità fra i propri servizi. A luglio il tutto ha assunto forme decisamente più solide, in particolare con l’annuncio della partnership con Microsoft. Un altro colosso, chiamato appunto a gestire la pubblicità.

La mossa, secondo molti analisti, è tanto necessaria quanto pericolosa. L’obiettivo, a breve e lungo termine, è frenare il calo degli abbonamenti registratosi in questi primi mesi di 2022. Il colpo più duro è avvenuto tra gennaio e marzo, con un -200 mila che ha fatto crollare il titolo in Borsa e, di riflesso, costretto l’azienda a intervenire per ridurre se non proprio impedire la condivisione della password di un singolo abbonamento. Non solo, alla voce licenziati figurano 150 dipendenti.

La discesa è continuata tra aprile e giugno, con 1 milione di abbonati perduti. Parecchi, meno però rispetto alle previsioni e ai timori di Wall Street (oltre che della concorrenza). La notizia, infatti, è stata accolta con ottimismo nonostante i rivali, in particolare Disney+, nel frattempo stiano volando.

Prima il gaming, ora gli spot

È evidente che Netflix non poteva pensare di espandersi all’infinito. La sua crescita, nei primi anni, è stata favorita dal fatto di essere l’unico, vero riferimento per lo streaming. Nel frattempo, però, si sono affiancati altri attori. La necessità di creare sempre più contenuti propri, non potendo attingere a quelli di altri servizi, ha spinto l’azienda a investire tanto, forse troppo. Su scala globale, peraltro. Netflix, ora, con l’introduzione della pubblicità spera di mantenere gli abbonati attuali e di convincere quelli partiti verso altri lidi a ritornare. Un tentativo era già stato fatto attraverso il gaming. Evidentemente, non è stato abbastanza.

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