Tesoro avvelenato nelle favelas di Rio

«La realizzazione di questo film è stata come una tempesta tropicale, una sorta di terribile e divertente caos, dove i ragazzi protagonisti hanno dato l'identità, la personalità vera alla storia. Noi dopo quattro anni di preparazione avevamo capito che solo loro, con i quali avevamo parlato, costruito e provato questa pellicola, solo loro che il Brasile ce l'hanno nel sangue, potevano darci il senso, l'ottimismo, l'energia che si sprigiona da questo Paese, ma che è anche la cifra del libro dal quale eravamo partiti». Ha detto il regista Stephen Daldry (era suo anche Billy Elliott) presentando Trash all'ultimo Festival del Cinema di Roma, dal quale il film è uscito vincitore.Tratto dall'omonimo libro dello scrittore Andy Mulligan, che delle proprie esperienze di insegnante in Paesi come il Brasile, l'India e soprattutto le Filippine, ha scritto in diversi romanzi per ragazzi, Trash (spazzatura) è una storia di amicizia e di avventure che coinvolge tre ragazzini brasiliani quattordicenni: Rafael, Gardo e Gabriel, soprannominato «rato», il topo, che abitano nelle favelas di Rio e sopravvivono ogni giorno rovistando tra i rifiuti di una discarica. È così che vengono in possesso di un portafoglio con dentro del denaro, ma anche un calendarietto, una chiave, dei numeri misteriosi e la foto di uno sconosciuto che, si saprà poi, è sparito in modo poco chiaro. Un piccolo tesoro che è il bandolo di una matassa di affari sporchi e pericolosi che coinvolgono politicanti e imprenditori, la malavita e la polizia, che ben presto si mettono alla ricerca dei ragazzini, dando inizio ad carosello che si trasforma in una caccia spietata.«Il libro era narrato in prima persona e sin dall'inizio sembrava pensato per diventare un film, ma ci volevano gl'interpreti giusti e per trovarli e sapere come parlargli, contattammo il regista brasiliano Fernando Meirelles e con lui nelle favelas di Rio abbiamo scovato i nostri protagonisti: bravi, carismatici, duttili, che alla fine dei "laboratori" che avevamo messo in piedi per dargli una sorta di bagaglio attoriale, sono stati capaci d'improvvisare e di creare, come degli attori consumati, all'interno della trama del film». Daltry ha poi spiegato: «Il loro humour, l'autentica sete di giustizia, la morale integerrima, ma soprattutto la determinazione e la speranza che li animava, erano trascinanti, volevano davvero un Brasile diverso. Per loro era importante pensare che anche questo film potesse essere, nel suo piccolo, una molla per sollecitare nel Paese quei cambiamenti che avrebbero voluto avvenissero, magari grazie a tanti altri ragazzi come loro. Sarà che io sono inglese e vengo da un Paese molto più cinico e depresso dove lavoro con delle comunità bisognose, ma per me il loro senso di ottimismo era contagioso e quasi incredibile». La vitalità, l'autenticità e la grande comunicativa dei tre ragazzini protagonisti fanno del film un avvincente action-movie, adrenalinico forse anche più del normale, perché questi piccoli e accaniti «combattenti» ci sembrano così fragili, così candidi in confronto a quegli individui ai quali debbono tenere testa: uomini-fatti senza scrupoli e senz'anima, rappresentanti di una società che non lascia scampo a nessuno. Ma a dire il vero anche i «buoni» della storia, attori importanti, che di action movie ne hanno interpretati tanti, come Martin Sheen e Rooney Mara, ne escono un po' ridimensionati, quasi scoloriti dal vivace confronto con i ragazzi, alla fine vincenti nella storia del film, ma anche come attori. Un film che deve essere visto per quel che è: puro intrattenimento, una favola realizzata con grande abilità da Stephen Daldry, con la magica fotografia di Adriano Goldman e il supporto di Fernando Meirelles che ne fanno un vero gioiello. Se invece si vuole cercare in Trash, una lettura diversa, che tenga conto della realtà economica e politica del Brasile e delle relative implicazioni e storture sociali, non è questa la pellicola giusta.