#raccontaloagiorgia

Tieni le distanze con i tuoi colleghi?

La rubrica settimanale #RaccontaloaGiorgia ospita Vanessa Ruffini, happiness manager e facilitatore mindfulness: ecco alcuni consigli pratici per creare un ambiente di lavoro sano e collaborativo – PUNTATA 4
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Giorgia Cimma Sommaruga
06.01.2022 12:00

Il buon Aristotele chiosava perentorio: «L’uomo è un animale sociale», per Cicerone invece «l’uomo è socievole per natura». I rapporti interpersonali sono alla base della vita di tutti noi, e non è quindi un caso che nel corso degli anni sia diventato sempre più importante ridisegnare le risorse umane in ambito aziendale. Siamo tutti d’accordo che andare al lavoro ogni tanto è difficile e faticoso. La soluzione? Rendere il nostro impiego una esperienza appagante. Perché? Beh, indubbiamente è proprio la qualità delle relazioni che riusciamo ad instaurare con i colleghi (anche con quelli che meno ci piacciono) a rendere un ambiente di lavoro piacevole. Scopriamo come farlo grazie all’ospite di #RaccontaloaGiorgia: Vanessa Ruffini.

Vi è mai capitato di presentarvi al lavoro con una torta che avete fatto in casa? E con le zucchine coltivate nel vostro orto? Beh, che lo crediate o no, portare in ufficio qualcosa di vostro, fatto da voi, crea un magnifico momento di condivisione. E non pensate male, non mi riferisco solo ad una pausa dal lavoro per mangiare qualcosa tutti assieme, bensì un momento di serenità. Insomma, sarà capitato anche a voi. No? L’esperta è pronta con una serie di consigli utili a creare situazioni del genere. Quello di oggi è: Sì: condivisione; No: tenere le distanze.

Ecco i consigli di Vanessa Ruffini.

Condivisione significa unione. Al fine di creare un ambiente di lavoro sano è importante fare a volte dei gesti. Anche se non sono nella vostra natura, fateli: credetemi! Ad esempio: per il pranzo della domenica ho cucinato dei dessert, perché non prepararne qualcuno in più così lunedì li posso portare al lavoro? Può sembrare una sciocchezza ma vi assicuro che fa la differenza.

Oppure, perché portare una mimosa l’8 marzo quando invece un giorno qualsiasi posso portare dei fiori raccolti nel mio giardino per abbellire l’ufficio?

E ancora, la pianta di ciliegie che ho in casa ne ha prodotte tantissime questa stagione: perché non portarne un po’ al lavoro?

Questi sono tutti gesti di condivisione. Ma non fraintendetemi: ciò non significa che - per forza - bisogna andare a comprare torte in pasticceria o super regali per apparire: al contrario significa offrire agli altri qualcosa di nostro. E questo fa la differenza, perché crea un ricordo positivo. Nei momenti del genere andiamo oltre e quindi abbattiamo le distanze.

Facciamo attenzione al linguaggio del nostro corpo. Spesso succede di sentire frasi del tipo: «Quel collega con me è astioso», oppure «credo proprio di non piacergli». Ma vi siete mai chiesti - voi - come vi rapportate con lui? Il vostro linguaggio del corpo trasmette condivisione o distanza? Spesso, se ci pensiamo, ci rendiamo conto che la causa di quell’impressione che abbiamo ha in nuce un nostro atteggiamento di distanza. Non dimentichiamoci che il lavoro è il lavoro. Certamente è normale tenere le distanze con qualcuno che non ci piace o ci ha fatto qualcosa che non doveva sul posto di lavoro, ma ricordatevi sempre di una cosa: il collega non è il vostro partner o un vostro amico, che se vi ferisce potete decidere di cancellare dalla vostra vita e non vederlo mai più. Il collega, se oggi vi ferisce, domani mattina lo incontrerete nuovamente in ufficio. Quindi? Come vi ho già consigliato nelle puntate precedenti è sicuramente importante parlare e chiarirsi, ma poi? Niente rancore amici! Perché? Beh, vi potrà capitare un giorno di dover condividere – proprio con quel collega - un lavoro di squadra. E allora perché aumentare un clima di malessere quando possiamo evitarlo?

Uno studio interessante. Quando parliamo di condivisione di un momento con i colleghi che crea un buon ricordo, non possiamo non pensare anche al fattore del tempo che investiamo. Vi sarà capitato di pensare: ma se sto più tempo al lavoro, sono gentile con i colleghi, impegno più energie nelle attività che faccio durante la giornata, perché non devo ricevere anche io un riconoscimento? Benissimo: avete proprio ragione a porvi questo quesito. George Akerlof ha studiato il gift exchange (scambio di doni) sul posto di lavoro. Si tratta nientedimeno che di un gioco. Divertente, penserete. Ma di cosa si tratta nel dettaglio? In questo gioco sono coinvolti almeno due giocatori: un dipendente e un datore di lavoro. Il datore di lavoro deve decidere se concedere un salario più alto, senza dirlo al dipendente. Poi, segue la decisione del dipendente di mettere uno sforzo extra (che può tradursi in ore in più di lavoro ad esempio). Se il dipendente ha sviluppato un attaccamento all’ambiente di lavoro, ha instaurato un buon rapporto con i colleghi e si sente legato alla sua realtà aziendale, accetterà. Questo significa che se il datore di lavoro paga uno stipendio extra e il dipendente si impegna di più, allora entrambi i giocatori hanno vinto e questa vittoria significa una vittoria per tutta l’azienda.

Se avete domande o desiderate consigli potete scrivere un’e-mail a [email protected] con oggetto «#RaccontaloaGiorgia». Tutte le e-mail saranno lette dall’esperta, che il 24.02.2022, alla fine delle dieci puntate, risponderà in una diretta sui profili Instagram e Facebook del CdT.