Tre donne cubane che ballano

«Mi interessava il personaggio di Alicia Alonso, non per il fatto in sé che sia una danzatrice, ma perché è una donna che in un Paese lontano ha avuto problemi di vista sempre più gravi fino a diventare cieca, ma è riuscita a superare il proprio handicap non soltanto per rimanere una brava ballerina, ma diventando "la più brava in assoluto". È stata questa impresa il punto di partenza del film, ma da questo punto di vista lo avrei girato anche se Alicia fosse stata una lottatrice cinese di catch». La quarantenne regista svizzera Eileen Hofer, al suo secondo lungometraggio documentario, ci tiene a mettere subito le cose in chiaro, specificando che il suo Horizontes – che sarà presentato in anteprima domani (mercoledì 4) alle ore 20 insieme al documentario La bella dormiente del bosque al Lux di Massagno, dove sarà in programmazione da giovedì 5 – non nasce da un suo specifico interesse per la danza o per Cuba, un Paese che non conosceva e che sognava di visitare non da turista ma girandovi un film.Ad emergere in Horizontes non sono quindi i discorsi artistici od estetici ma le vicende umane: quella di Alicia Alonso, oggi ultranovantenne e già «prima ballerina assoluta» del Balletto Nacional de Cuba; quella di Viengsay Valdes, trentacinquenne prima ballerina della stessa compagnia cresciuta con il mito di Alicia e tuttora costretta a vivere in un certo modo nella sua ombra; e quella della quattordicenne Amanda, ragazzina dell'Avana più popolare alle prese con il primo esame per poter continuare a cullare il sogno di diventare a sua volta una star della danza classica. Una disciplina che è quanto di meno rivoluzionario si possa immaginare ma che nell'isola caraibica, al pari che nell'Unione Sovietica comunista, ha subìto un processo di estrema democratizzazione, sia a livello di pratica sia di fruizione degli spettacoli. Una vera e propria cultura della danza classica profondamente radicata in tutti gli strati sociali che trasforma le prime ballerine in star assolute ed esempi da imitare a livello di disciplina di vita e dedizione alla causa.«Ancora oggi, Alicia Alonso è un personaggio difficile da avvicinare, – afferma Eileen Hofer – forse non tanto per causa sua ma di chi le sta attorno. Entrare nell'edificio del Balletto Nacional de Cuba è stato pure un affare piuttosto complesso, ma una volta conquistata la fiducia delle persone che ci lavorano le cose sono andate molto bene, salvo che non avevamo in pratica nessuna libertà di girare poiché eravamo sempre accompagnati da un rappresentante del governo che ci diceva di continuo "Questo non avete il diritto di filmarlo, mentre questo sì" e via discorrendo. Alicia Alonso non potevamo filmarla mentre scendeva o saliva da un'auto, mentre saliva o scendeva le scale e dovevamo privilegiare il suo profilo sinistro. Tutta una serie di restrizioni che non abbiamo rispettato poiché dopo un po' ci siamo resi conto che erano regole assurde. È chiaro però che Alicia è oggetto di un vero e proprio culto della personalità che la rende una figura intangibile. È considerata un mito vivente, la "Signora di Cuba" con la esse maiuscola».
Al di là del problematico personaggio della «diva» che continua a dettar legge durante le prove degli spettacoli, Horizontes vive grazie all'intreccio di tre storie forti che gettano luci diverse sulla Cuba di oggi e del futuro. Da una parte quella di Viengsay che per amor di patria ha rinunciato a una carriera internazionale come molti altri suoi colleghi che approfittano delle tournée internazionali per stabilirsi altrove; dall'altra quella della promettente Amanda i cui genitori hanno in pratica già concentrato tutte le loro energie sulla carriera della figlia, convinti che possa per davvero raggiungere i vertici di un'arte vicina al popolo. La «quarta dimensione» del film è costituita dai materiale d'archivio che riguardano Alicia Alonso, che la regista sfrutta nel modo migliore mantenendo una sorta di dimensione astratta che si addice perfettamente al personaggio, vera e propria icona di un'epoca, quella castrista, che sta terminando lasciando molte incognite alle proprie spalle.