«Tre uomini e una gamba»: un capolavoro anche dopo 25 anni

L’inganno della cadrega. La Betty, quella con le ginocchia a punta. La maglietta di Sforza, perché quella di Ronaldo era finita. Tre uomini e una gamba compie 25 anni ed è incredibile come si sia conficcato di prepotenza nell’immaginario comune di italiani ed italofoni, ticinesi compresi. Il primo film di Aldo, Giovanni e Giacomo uscì nelle sale il 27 dicembre del 1997, costò circa 2 miliardi di vecchie lire e ne incassò 40 al botteghino. Un successo immediato, destinato a durare nel tempo e ad incollarsi nella memoria collettiva. Il trio comico, affiancato da Marina Massironi, stava diventando sempre più popolare grazie a teatro e trasmissioni cult come Mai dire gol, ma probabilmente mai si sarebbe aspettato di entrare nella cultura pop di svariate generazioni. Già, perché Tre uomini e una gamba, scritto e diretto dagli stessi Aldo, Giovanni e Giacomo insieme a Massimo Venier, non solo segna un punto di svolta nella commedia italiana, da anni trainata dai cinepanettoni targati Boldi-De Sica, ma è a tutti gli effetti un oggetto culturale, talmente potente da insinuarsi nel parlato di tutti i giorni. Alcune battute del film sono ormai modi di dire consolidati: dal «sei scaltro come una faina» al falegname che «con 30 mila lire (30 franchi, euro, dollari: lo abbiamo adattato a tutto) lo faceva meglio».
Gli sketch teatrali
Tre uomini e una gamba ha l’ossatura di un road movie che flirta con la commedia romantica, ma l’inserimento degli sketch teatrali del trio comico lo rendono qualcosa di ben più variegato: c’è il pulp di Tarantino nella scena dei gangster chiacchieroni, c’è il mistero sovrannaturale nella parodia di Dracula, c’è il neorealismo italiano con gli «attori presi dalla strada». E poi ci sono le citazioni, su tutte Marrakech Express e Mediterraneo di Gabriele Salvatores (la partitella a calcio sulla spiaggia contro il Marocco, tornata di strettissima attualità grazie a Qatar 2022), e Point Break (la rapina con le maschere dei politici). Un susseguirsi di situazioni, anche surreali, che fanno sempre centro, senza mai ricorrere alle volgarità di certo cinema, dalla commedia sexy ai già citati cinepanettoni. E questo non vuol dire niente scorrettezze, che oggi probabilmente sarebbero scioccamente criticate da qualche bacchettone. Basti pensare al cane legato all’auto e ucciso in autostrada, al Dracula meridionale interpretato dal siciliano Aldo o alla battuta su Totò Schillaci, «el gran visir de tücc i terun». Quella del trio è comicità d’autore, scritta magistralmente e interpretata meglio, perché molto fisica e mimica (la danza sincronizzata in acqua, la sfida con il ragazzino nell’area di sosta, l’arrampicata sulla parete rocciosa: anche le movenze, specialmente quelle di Giovanni, sono entrate nell’immaginario collettivo).
Nostalgia canaglia
L’opera di Aldo, Giovanni e Giacomo, uscita nelle sale quando avevano 40 anni, non cerca i facili sentimentalismi e il lieto fine obbligatorio: quanti di noi avrebbero scommesso tutto su una storia d’amore tra Giacomo e Chiara? Il viaggio del trio da Milano a Gallipoli è un percorso di formazione, una presa di coscienza sul senso della vita, che passa anche per l'Italia che fu (e che continua ad esserci): quella amata di Luci a San Siro e quella derisa di Anima Mia. Quella della grande Inter di Jair che si fonde con la squadra di Ronaldo «il fenomeno». Quella dei sogni di fuga all’estero: mollare tutto e ricominciare («Lo sai che con 20 milioni si può comprare un bar in Costa Rica?»). Quella del matrimonio a tutti i costi, per sistemarsi almeno economicamente (Ti sposi? «Sì, ma niente di serio»). C'è l’Italia dei paesini sperduti, dei lavoratori svogliati che fanno la pausa pranzo quando gli pare, dei «professoroni» negli ospedali, dei marocchini che tirano a campare (nel film il leader del gruppetto si rivela essere un ingegnere), dei leghisti della prima ora e del patriarcato che ostenta ricchezza (il padre della sposa Eros Cecconi, interpretato da Carlo Croccolo). Tre uomini e una gamba fa ridere fino alle lacrime e un attimo dopo scava nei ricordi, lasciando un velo di piacevole malinconia.
Un capolavoro
Le recensioni dei tempi non furono tutte lusinghiere, anzi: numerose firme dei più importanti giornali italiani non ci andarono per il sottile. Tra chi parlò di comicità demenziale, immatura o di un semplice trampolino di lancio per un successivo film più a fuoco, in molti non si resero conto della portata dell’opera, a conferma del fatto che spesso anche i critici «non sono professionisti, sono presi dalla strada». Ogni scena del film è un bagaglio culturale, una gag da citare all'infinito. E l'avvento di Internet e dei social non ha cambiato di una virgola il giudizio sull'opera prima del trio comico, oggi protagonista di innumerevoli meme e parodie su YouTube. Tre uomini e una gamba resta un capolavoro della commedia italiana, un cult memorabile, da conservare a fianco dei grandi che lo hanno preceduto, da Mario Monicelli a Carlo Verdone.