Utopia e amore

È il tema degli Eventi letterari della prossima settimana ad Ascona
Paolo Di Stefano.
Raffaella Castagnola
08.04.2016 07:00

Da giovedì a domenica della prossima settimana Ascona accoglie di Eventi letterari. Ne parliamo con Paolo Di Stefano.

Quest'anno gli Eventi letterari coniugano il tema dell'utopia con quello dell'amore. Perché questa scelta?

«Quando Marco Solari mi ha chiesto di fare da consulente, la scelta del tema era già stata compiuta, ma l'avrei condivisa volentieri. Mi pare che l'amore come utopia sia un bel tema per i nostri tempi così odiosi, nel senso che sono spesso improntati sull'odio, sul disprezzo dell'altro in nome di valori fasulli. L'amore è un'idealizzazione che somiglia all'utopia e che offre un repertorio infinito di declinazioni, dall'amore eterno (una tensione forse impossibile) all'amore come passione erotica totale e fugace, all'amore mistico che appartiene solo ai santi. C'è anche l'amore per la parola che è un'utopia propria dei poeti: l'incontro tra l'anima del soggetto e il corpo verbale».

Che differenze riscontra tra i tanti festival letterari a cui avrà partecipato in Italia e questi Eventi asconesi?

«In genere credo che in Svizzera si dia più importanza al testo, nel senso che viene concesso molto più spazio alla lettura e meno alla chiacchiera. Da questo punto di vista, mi piacciono molto le giornate di Soletta, dove il cosiddetto reading è la parte più consistente e il pubblico viene chiamato a giudicare lo scrittore (o il libro) non tanto dall'argomentazione e dall'autopresentazione (ci sono pessimi autori che sanno presentarsi benissimo e viceversa ottimi autori che hanno una presenza scenica deludente). Mi pare che gli Eventi di Ascona, pur offrendo il cosiddetto dibattito, non trascurino affatto l'elemento verbale, cioè la lettura del testo da parte dell'autore, che permette al pubblico di entrare nel vivo della materia letteraria senza troppe mediazioni. Al di là di tutto, mi fa enorme piacere dare un contributo a una manifestazione della Svizzera Italiana, dove sono cresciuto e dove ancora ho la famiglia e gli amici migliori. Non dimentico che in Ticino ho cominciato la mia carriera di giornalista, ed è stata un'esperienza fondamentale di cui continuo a essere molto riconoscente».

Mentore del «Cenacolo» sarà Michela Murgia: come siete arrivati a proporre questo nome per i giovani?

«Michela Murgia ha appena pubblicato un romanzo, Chirù, che narra un incontro d'amore tra una maestra e il suo giovane allievo. La domanda cruciale del libro è: quand'è che l'amore smette di essere una forza per diventare potere? Un argomento apparentemente privato che si trasforma in una grande questione politica.

Come mentore mi pareva una figura molto interessante un po' per l'età relativamente giovane, ma soprattutto per aver praticato con notevoli risultati codici espressivi diversi, dal blog al romanzo, dal teatro al cinema, presentandosi davvero come una delle voci innovative nel panorama letterario italiano degli ultimi tempi. In Accabadora, il suo libro più famoso, che le ha dato un notevole successo anche all'estero, affronta temi cruciali del nostro tempo, come l'eutanasia e l'adozione. Inoltre, ha partecipato alla vita politica nazionale e regionale (la sua Sardegna) con coraggio e serietà. Credo insomma che abbia molte cose da comunicare, sul piano umano e sul piano della scrittura (due aspetti che non vanno mai separati), ai giovani autori più o meno esordienti».

Cosa si aspetta dall'incontro con il grande Ian McEwan?

«McEwan è uno dei maggiori scrittori contemporanei. Credo di aver letto quasi tutti i suoi romanzi tradotti in italiano. La sua esperienza di scrittura è un modello per molti della mia generazione nella capacità di affrontare i grandi temi del presente e forse di sempre: la morale della scienza, le relazioni tra religione e tecnologia, il rapporto di coppia, la famiglia, il rapporto tra le generazioni, fra tradizionalismo e modernità, l'equilibro tra le cosiddette due culture... Il tutto in uno stile suo, inconfondibile, che spesso dà voce al femminile e che sperimenta generi diversi che vanno dalla spy story al romanzo psicologico e/o surreale. Detto questo, ovviamente mi aspetto il meglio».