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«Vedendo la mano di Michelangelo il cuore ha saltato un paio di battiti»

Il giovane studioso e curatore italiano Furio Rinaldi racconta come ha identificato il celeberrimo autore del disegno venduto mercoledì da Christie's a Parigi per 23 milioni e 162.000 euro
Nicola Bottani
Nicola Bottani
21.05.2022 06:00

A Parigi la nota casa d’aste Christie’s lo scorso mercoledì ha venduto per 23,162 milioni di euro un disegno di Michelangelo appartenente a una collezione privata ma che solamente tre anni fa si è scoperto essere del grande maestro rinascimentale. Un evento più unico che raro, una scoperta eccezionale che è stata fatta dal giovane studioso italiano Furio Rinaldi. È lui stesso a raccontarci come è andata e l’importanza dell’opera, ispirata a un affresco quattrocentesco del Masaccio che si trova in una chiesa di Firenze.

Furio Rinaldi è curatore del Dipartimento disegni e stampe al Fine Arts Museums of San Francisco. Pur essendo trentenne vanta già un curriculum di tutto rispetto e un’esperienza tale da avergli permesso di riconoscere al volo la mano di Michelangelo, come andremo a scoprire a nostra volta.

Il disegno, la cui base è di 20 centimetri per un’altezza di 33, venne realizzato a penna con un inchiostro marrone a due colori e ritrae un uomo che si accinge al battesimo, alle cui spalle si trovano due altre figure. È il primo nudo mai attribuito a Michelangelo Buonarroti (1475-1564), che eseguì il disegno nell’ultimo decennio del Quindicesimo secolo, quando era ancora molto giovane.

Il disegno di Michelangelo che è stato venduto mercoledì scorso da Christie's a Parigi. © Christie's
Il disegno di Michelangelo che è stato venduto mercoledì scorso da Christie's a Parigi. © Christie's

Lasciamo però la parola a Furio Rinaldi che passo dopo passo ci racconta di quella che è diventata una delle scoperte più appassionanti degli ultimi decenni, per quel che riguarda i disegni di grandi maestri del passato.

Nel 2019 la grande rivelazione
«La scoperta – spiega Furio Rinaldi – risale al 2019, quando lavoravo come Head of sale di disegni antichi da Christie's a New York. La fotografia del disegno, insieme a quelle di tantissimi altri, mi era stata inviata dalla mia collega di Parigi, impegnata allora in una stima di routine in un appartamento della capitale francese. La famiglia che vi abitava possedeva il disegno da più di un secolo, come opera anonima, e lo aveva appeso in un angolo della casa, in una collocazione del tutto modesta. Appena l’ho visto il mio cuore ha però saltato un paio di battiti, perché ho subito riconosciuto la mano e lo stile di Michelangelo. Il foglio, infatti, rientrava perfettamente in una serie di disegni eseguiti dal giovane Michelangelo – con la stessa tecnica e della medesima grandezza – a partire da affreschi di maestri antichi. Fino alla mia scoperta si sapeva che erano sopravvissuti solamente tre fogli: uno al Museo del Louvre, in cui Michelangelo aveva copiato delle figure di Giotto a Santa Croce a Firenze, e due con copie dal Masaccio, ora a Monaco di Baviera e Vienna. Conoscevo questi disegni e immediatamente ho allertato i miei colleghi della scoperta. Volevo però sostanziare meglio le ragioni di un’attribuzione così clamorosa, fatta sui due piedi, e ho chiesto un po’ di tempo per fare le mie verifiche. Quando mi è stata mandata la fotografia del disegno era un venerdì e quindi mi sono preso i due giorni del weekend per studiarlo. Il lunedì seguente non avevo più nessun dubbio: anche questo era un disegno di Michelangelo».

  Furio Rinaldi è curatore del Dipartimento disegni e stampe al Fine Arts Museums of San Francisco. © Drew Altizer
  Furio Rinaldi è curatore del Dipartimento disegni e stampe al Fine Arts Museums of San Francisco. © Drew Altizer

Opera già rivelatrice
Il disegno venduto questa settimana da Christie’s è un’opera giovanile del maestro rinascimentale, ma già grandemente rivelatrice delle straordinarie qualità artistiche di Michelangelo, come sottolinea Furio Rinaldi.

«Il foglio è un’aggiunta immensamente importante al catalogo del giovane Michelangelo, perché ci rivela la tecnica disegnativa esplosiva, l’incontenibile immaginazione creativa e le ambizioni intellettuali di un artista che, all’epoca del disegno, aveva solo tra i 16-17 e i vent’anni. La figura al centro del foglio è quella di un neofita che si accinge a ricevere il battesimo, praticamente nudo e tremante dal freddo, che Michelangelo ha copiato dall’affresco del Masaccio nella Cappella Brancacci che si trova nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Si tratta di una scelta davvero inconsueta per un artista così giovane come Michelangelo che, evidentemente, cercava ispirazione e stimolo non nell’arte dei suoi contemporanei (come il Ghirlandaio oppure il Botticelli) ma attraverso l’esempio di un maestro remoto del primo Quattrocento fiorentino, che però percepiva come più moderno e quindi più affine a lui».

Furio Rinaldi precisa inoltre che «a partire dalla figura centrale, Michelangelo ha poi sviluppato le due laterali, non copiate dall’affresco ma sgorgate dalla sua fantasia, in un impeto di straordinaria immaginazione creativa. Nell’eseguire queste figure, la tecnica a penna e inchiostro dell’artista si fa meno meticolosa e più libera: le figure crescono e si sviluppano l’una dall’altra, come nel rilievo della Battaglia dei Lapiti e dei Centauri che Michelangelo stava realizzando nello stesso momento (nel 1492 circa), rimasta alla Casa Buonarroti di Firenze».

L'affresco del Masaccio al quale si era ispirato Michelangelo: è nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. © Wikipedia
L'affresco del Masaccio al quale si era ispirato Michelangelo: è nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. © Wikipedia

Sensazioni elettrizzanti
Torniamo alla scoperta: quali sono state le emozioni provate nel vedere il disegno e capire che era di Michelangelo?

«Niente come il disegno consente di entrare nell’ambito più intimo della creazione artistica, annullando le distanze, a volte di secoli, che ci separano dall’artista. È stata una sensazione elettrizzante, sono stati momenti in cui molti dati sono affluiti tutti insieme nella mia mente ma che ancora dovevano trovare una comprovata collocazione. La scoperta di una nuova opera e la sua identificazione può essere un’esperienza galvanizzante, ma è importante non lasciarsi prendere dall’entusiasmo. Bisogna sempre corroborare l’attribuzione attraverso una verifica ferrea degli elementi stilistici, tecnici e storici forniti dall’opera. I due giorni che mi ero preso per riflettere sul disegno mi sono serviti a questo, a mettere alla prova la mia stessa intuizione. È un processo critico e di verifica fondamentale. La mia attribuzione a Michelangelo è stata poi confermata dai principali studiosi viventi dell’artista, a partire da Paul Joannides, professore di Storia dell’arte all’università di Oxford e autore del catalogo dei disegni di Michelangelo al Louvre».

Mi riconosco il coraggio di aver fatto un nome come quello di Michelangelo, che non andrebbe pronunciato con leggerezza

Non mancano le belle sorprese
A uno studioso occasioni simili capitano magari una sola volta nella vita e forse neppure mai. Di conseguenza, si può affermare che Furio Rinaldi si è trovato al momento giusto al posto giusto, per così dire. Come spiega il giovane studioso italiano, però, il presente non è avaro di belle sorprese, per chi si occupa di arte antica come lui.

«Il Michelangelo venduto ora da Christie’s era rimasto per decenni sotto gli occhi di molti in quell’appartamento nel centro di Parigi. Mi riconosco quindi la prontezza nell’averlo riconosciuto, e anche il coraggio di aver fatto un nome, come quello di Michelangelo, che non andrebbe pronunciato con leggerezza. Bisogna essere prudenti con le attribuzioni, nonostante si legga quasi tutte le settimane di clamorose riscoperte di un nuovo dipinto di Leonardo o del Caravaggio, quasi sempre notizie ingannevoli o fallaci. Pur nella totale unicità ed eccezionalità di questa scoperta riguardante Michelangelo, nuove attribuzioni nel campo del disegno comunque non sono rare e sono ancora possibili. Al museo di San Francisco dove lavoro sto svolgendo da due anni una completa ricatalogazione dei disegni italiani e francesi che sta riservando davvero tante sorprese e scoperte interessanti. Lo stesso vale per la mostra dei disegni del Botticelli che sto preparando ormai da tre anni e che è in programma a San Francisco alla fine del 2023».

Mi affascina la capacità degli artisti di tradurre i propri pensieri sulla carta

Un linguaggio molto moderno
Per riconoscere la mano di Michelangelo nel disegno venduto ora da Christie’s a Parigi a Furio Rinaldi è bastata un’occhiata, in quel fatidico giorno di tre anni fa. È però facile immaginarsi che per avere il giusto colpo d’occhio ci voglia una grandissima esperienza, che si può acquisire solo studiando e lavorando con grande impegno e passione.

«Al momento della scoperta il mio occhio era ben allenato dalla mostra intitolata Michelangelo: Divine Draftsman & Designer, in programma nel 2017-2018 al Metropolitan Museum di New York, alla quale avevo lavorato come assistente e che mi ha consentito di prepararmi a lungo sulla grafica dell’artista. La mia passione per il disegno, però, è di molto precedente. Ho sempre ritenuto il disegno come un linguaggio estremamente moderno nella sua spontaneità e nella sua intimità. Mi affascina la capacità degli artisti di tradurre i propri pensieri sulla carta: che si tratti di pittori, scultori, architetti o designer, di ieri oppure di oggi, il disegno è la prima forma espressiva che traduce l’emergere e registra il formarsi e il divenire di un’idea».

Stijn Alsteens: «L'arte antica è nel DNA della nostra casa d'aste»

Il belga Stijn Alsteens in seno a Christie’s è il responsabile a livello mondiale del dipartimento specializzato nei disegni dei maestri antichi. In tale veste lavora dal 2016 per la casa d’aste britannica, che è stata fondata a Londra nel 1766 da James Christie, di origini scozzesi, nato nel 1730 e morto nel 1803. Stijn Alsteens, prima di passare a Christie’s, è stato per dieci anni curatore al Metropolitan Museum of Art di New York, presso il quale si è pure occupato di disegni e stampe antichi. Una volta conclusa l’asta di mercoledì a Parigi, ne abbiamo approfittato per farci raccontare del mondo di Christie’s e del mercato 

Stijn Alsteens in seno a Christie's è il responsabile a livello mondiale del dipartimento specializzato nei disegni dei maestri antichi. © Christie's Images Limited
Stijn Alsteens in seno a Christie's è il responsabile a livello mondiale del dipartimento specializzato nei disegni dei maestri antichi. © Christie's Images Limited

«La nostra casa d’aste – spiega innanzitutto Alsteens – vanta una storia di oltre due secoli e mezzo. Quindi, non solo possiamo dire che l’arte antica è nel DNA di Christie’s, ma che nel tempo la nostra casa d’aste è stata in grado di costruirsi una reputazione molto solida. E la reputazione, come chiunque può immaginare, è fondamentale in un mercato come quello dell’arte in generale, considerando le cifre che si possono raggiungere quando le opere, antiche o moderne che siano, vengono messe in vendita. Per questo motivo, quando si tratta di offrire le dovute garanzie in materia di attribuzione ai maestri del passato, in seno alla nostra casa d’aste possiamo contare su specialisti di primo piano, oltre ad altri esterni appartenenti al mondo accademico oppure scientifico. E in ogni caso, si è sempre molto prudenti prima di ufficializzare un’attribuzione, perché tra i fattori da considerare c’è anche quello di eventuali falsi».

Christie's detiene il record assoluto per un'opera non solo di un maestro antico ma di tutta la storia dell'arte

A Parigi il disegno di Michelangelo è passato di mano per 23 milioni e 162.000 euro. Da Christie’s, per quel che riguarda le opere di maestri antichi, si sono però raggiunte vette ancor più prestigiose.

«La nostra casa d’aste – prosegue infatti Stijn Alsteens – detiene il record assoluto per un’opera non solo di un maestro antico ma di tutta la storia dell’arte. La cifra raggiunta è stata di 450 milioni e 312.500 dollari e l’opera è il Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci, un ritratto del Cristo benedicente – dipinto su una tavola di 65 centimetri per 45 – che abbiamo venduto a New York nel 2017. Quanto ai disegni, la Testa di Musa di Raffaello nel 2009 è stata invece venduta nella nostra sede di Londra per 32,2 milioni di euro».

Il mercato dell’arte moderna è influenzato anche dalle mode del momento: lo stesso accade con quello dell’arte antica? «Quando si parla di maestri di valore assoluto come Leonardo, Michelangelo o Raffaello, è fuor di dubbio che l’interesse suscitato dalle loro opere è sempre altissimo. È però vero che anche l’arte antica è soggetta alle mode. Per esempio, le opere del Tiepolo non sono più così richieste o apprezzate dai collezionisti come lo erano alcuni decenni fa, pur se tutti riconoscono la grande qualità del maestro veneziano. La stessa cosa è accaduta con il disegno francese del diciottesimo secolo, tempo fa molto in voga e ora non più così tanto».

Le opere vengono anche portate in tour per farle apprezzare al maggior numero possibile di potenziali acquirenti

Si può anche presumere che un’opera di un grande maestro non venga riconosciuta come tale e che dunque venga messa in vendita a un prezzo molto inferiore... «È così. Per esempio, è successo un paio di anni fa a Parigi con un disegno di Raffaello, messo all’asta da un’altra casa con una stima di 4.000-6.000 euro perché considerato opera di un anonimo. In quel caso, però, ci hanno pensato gli attori del mercato a chiarirlo, nel senso che collezionisti e altri interessati avevano intuito che poteva trattarsi della mano di Raffaello, così che alla fine è stato venduto per un milione di euro. Per quel che riguarda il disegno di Michelangelo messo all’asta mercoledì, se non fosse stato riconosciuto come suo, lo si sarebbe magari stimato sui 20-30.000 euro, mentre invece è poi andata come sappiamo».

In conclusione, Alsteens spiega come si muove una casa d’aste quando organizza l’asta di un’opera assolutamente eccezionale: «In casi come quello del disegno di Michelangelo, che costituisce anche una grande scoperta, contattiamo collezionisti, curatori di musei e altri possibili interessanti presentando loro non solo l’opera, ma tutto quanto è stato fatto per arrivare all’attribuzione e alla sua certificazione. Insomma, non si aspettano i giorni o il momento stesso dell’asta, ma ci si muove attivamente e in anticipo per pubblicizzarla e soprattutto farla apprezzare al maggior numero possibile di potenziali acquirenti. E la si porta anche in tour, per così dire, come abbiamo fatto con questo disegno di Michelangelo che prima dell’asta di mercoledì è stato presentato non solo nella capitale francese, ma anche a New York e Hong Kong».

Dagli studi in patria ai musei americani

Lo studioso
Furio Rinaldi si è laureato in Storia dell’arte all’Università degli Studi di Milano e ha conseguito il dottorato in Storia dell’arte all’Università Tor Vergata di Roma. Attualmente è curatore del Dipartimento di disegni e stampe al Fine Arts Museums of San Francisco in California e ha lavorato pure alla Pinacoteca di Brera, Milano, al Metropolitan Museum of Art di New York e per la casa d’aste Christie’s a New York.

Fra maestri e mostre
Lo studioso italiano è specializzato nei disegni italiani del XV e XVI Secolo, in particolare per quel che riguarda Leonardo Da Vinci, Botticelli, Raffaello e Michelangelo e le rispettive scuole. Ha pure contribuito all’organizzazione di numerose mostre, fra le quali spiccano Michelangelo: Divine Draftsman & Designer (Metropolitan Museum of Art, New York, 2017-2018), Leonardo e Michelangelo: capolavori della grafica e studi romani (Musei Capitolini, Roma, 2011), Leonardo da Vinci: Il Disegno del Mondo (Palazzo Reale, Milano, 2015), Il Primato del Disegno: dai «primitivi» a Modigliani (Pinacoteca di Brera, Milano, 2015), Raffaello e Urbino (Galleria nazionale delle Marche, Urbino, 2019), El Greco (Grand Palais, Parigi, 2019) e Color into Line: Pastels from the Renaissance to the Present (Fine Arts Museums of San Francisco, 2021-2022).