Videogiochi

Captain Tsubasa Ace, l’ultima avventura di Holly e Benji

La prossima uscita del nuovissimo Captain Tsubasa Ace, videogioco per dispositivi iOS e Android, è l’occasione per fare il punto sulla geniale creazione di Yoichi Takahashi
Stefano Olivari
19.08.2022 10:00

Ad oltre quarant’anni dalla sua creazione Holly e Benjii resiste benissimo come fumetto, come cartone animato ed anche come videogioco, al punto che gli appassionati più anziani si sono rassegnati a chiamarlo Captain Tsubasa. E la prossima uscita del nuovissimo Captain Tsubasa Ace, videogioco per dispositivi iOS e Android, è l’occasione per fare il punto sulla geniale creazione di Yoichi Takahashi. In parole povere, dove siamo arrivati?

Il videogioco

Captain Tsubasa nella versione in lingua italiana sarebbe Holly e Benji e tale è rimasto anche dopo la rivoluzione del 2019, quando si è deciso di uniformare il marchio Captain Tsubasa in tutto il mondo. Da oltre trent’anni è presente nei videogiochi: il primo degno di tale nome risale al 1988 ed era per il NES. Tanti i titoli, fino ad arrivare due anni fa a Captain Tsubasa: Rise of New Champions, con un filo conduttore ben chiaro: la modalità arcade, insomma il gioco per il gioco, senza i comandi troppo complicati ed i mille trucchi da conoscere delle altre simulazioni calcistiche, da FIFA in giù. Prudentemente i videogiochi centrati su Tsubasa-Holly arrivano fino alle medie o al massimo al Mondiale giovanile, ed anche il nuovo non dovrebbe fare eccezione, non fosse altro che per la quantità ed il prezzo delle licenze necessarie, anche se l’escamotage del cambiare il nome ai club potrebbe risolvere tutto, come è stato per l’anime, cioè il cartone animato. Captain Tsubasa Ace uscirà nei prossimi mesi, senza fretta visto che essendo rivolto al mercato mobile non ha bisogno di cavalcare il Natale.

Tsubasa Ozora meglio di Mark Lenders, Benjamin Price e Oliver Hutton

Nei videogiochi Captain Tsubasa è sempre stato Captain Tsubasa, così come del resto nel manga, ma la stessa cosa non si può dire della serie animata, che spesso ha adattato i nomi ai vari mercati: la serie che noi conosciamo come Holly e Benjii in Francia è Olive e Tom, mentre in Sudamerica è Supercampeones. Così in occasione del reboot del 2018 Yoichi Takahashi ha voluto mettere fine ad una storia editoriale molto complicata ed ha chiesto di uniformare Tsubasa ed i nomi di tutti gli altri protagonisti in ogni paese del mondo. Chi è entrato nel mondo di Tsubasa soltanto da poco tenderà a chiamarlo e a ricordarlo come Tsubasa, mentre agli altri rimarrà nella testa con il vecchio nome anglicizzato. Certo per le decine di milioni di ex bambini, ma anche di bambini che guardano i dvd dei genitori o gli episodi caricati su YouTube, è stato uno shock ripartire con gli episodi del ciclo delle scuole elementari con il nuovo doppiaggio ed i nomi tutti in giapponese. Ci si abitua a ben di peggio, ma la scelta di marketing ha deluso molti fan. In ogni caso nel giro di qualche anno Tsubasa Ozora (alla giapponese Ozora Tsubasa, con il cognome prima) dovrebbe battere Oliver Hutton, Kojigo Hyura dovrebbe far dimenticare Mark Lenders, Genzo Wakabayashi farsi preferire a Beniamin Price, eccetera.

L’età di Holly

Il videogioco rimane prudentemente sull’Holly e Benji che tutti conoscono, quello del calcio giovanile, mentre l’anime, cioè il cartone, guarda al passato con il reboot e poi cercherà di rimettersi in pari quando invece una volta quasi superava il manga e per rallentare usava episodi che fungevano soltanto da riempitivo, con interminabili flashback ed azioni di gioco lunghissime. Ad essere andato avanti davvero è quindi soprattutto il manga, che si è sganciato da gabbie temporali: Holly-Tusbasa nel 1982 (si vede nelle prime scene mentre tiene in mano un giornale che parla dell’Italia campione del mondo) ha 11 anni, visto che è all’ultimo anno delle elementari, ed oggi di anni dovrebbe quindi averne almeno 50: un po’ troppi, anche se nella realtà giopponese il cinquantacinquenne Kazu Miura gioca ancora. Comunque Holly non ha ancora superato i 23 anni, almeno come personaggio, visto che nei manga più recenti - l’ultimo è uscito proprio il 4 agosto - è impegnato con la nazionale olimpica giapponese, tutta composta dai baby-campioni della generazione d’oro, ai Giochi di Madrid.

Campioni del mondo?

Tutti i giocatori che abbiamo ammirato bambini sono adesso professionisti già affermati o sul punto di esserlo. Holly, che nel frattempo ha sposato la sua supertifosa Patty ed ha anche un fratellino, Daichi, nato durante la sua permanenza in Brasile, ha portato il Barcellona alla vittoria nella Liga. Benji, che si infortuna con frequenza, ha problemi di ambientamento in Bundesliga, all’Amburgo, ma è già cosa fatta il suo passaggio al Bayern dell’amico Schneider. Anche Mark ha avuto difficoltà, alla Juventus dove non viene ritenuto fisicamente all’altezza: è stato così dato in prestito alla Reggiana, che ha trascinato alla promozione in Serie B. Tom ha viaggiato molto e adesso ha trovato una sua dimensione in Giappone, al Jubilo Iwata. In club giapponesi giocano anche Julian Ross e Philip Callaghan e tutti si aspettano, in prospettiva, che questa nazionale diventi campione del mondo. Ma il manga ha tempi lunghissimi ed il cartone animato si adegua.

Oltre il nome, resta la filosofia

Al di là delle diatribe linguistiche fra i puristi del giapponese, di solito chi ama più il manga dell’anime, ed i nostalgici della televisione di una volta, la filosofia di Captain Tsubasa rimane immutata: spirito positivo, anche di fronte alle avversità, riduzione al minimo della retorica del sacrificio che è alla base di molta fiction giapponese anche per bambini, diffusione di un’immagine giocosa e idealizzata del calcio, forse fin troppo sportiva e cavalleresca. Ma in fondo è proprio per questo che Holly e Benji conquista sia chi ama il calcio sia chi lo detesta. Anche se adesso bisogna chiamarlo Captain Tsubasa.