L'approfondimento

Che cosa ci dice il «ritardo» di GTA 6 sull'industria dei videogame?

Il settore, oramai, fattura più di cinema e musica messi assieme e, per questo, vale la seguente massima: la promessa più importante non è quella del calendario, ma quella del divertimento
© Rockstar
Paolo Paglianti
10.05.2025 16:30

Gamer di tutto il mondo, non prendete impegni per il 26 maggio 2026. Rockstar ci è cascata di nuovo: a sorpresa, ha annunciato che no, GTA VI non arriverà questo autunno, ma l’anno prossimo. Non è una novità per l’azienda americana: i suoi due titoli precedenti, Red Dead Redemption II e GTA V, sono stati rimandati due volte ciascuno, quindi nulla di sorprendente o allarmante.

D’altra parte, GTA VI non è esattamente un gioco qualunque. È un po’ il messia di questa generazione di console, quel titolo che potrebbe finalmente dare una scossa alle vendite di Xbox Series X e PlayStation 5, che sono ancora lontane dai record dei loro predecessori. La PS5, uscita a fine 2020, ha venduto circa 75 milioni di unità, mentre Xbox, nella migliore delle ipotesi, arriva alla metà. Per fare un confronto, la PS4 aveva superato i 100 milioni di pezzi già quattro anni dopo il lancio. Che le cose non vadano come previsto per Microsoft e Sony è chiaro anche dal fatto che entrambe, a cinque anni dall’uscita sul mercato della Xbox Series X e della PS5, abbiano aumentato il prezzo delle console invece che diminuirlo come era sempre successo da quanto sono nati i videogame. È notizia proprio di questi giorni che Xbox Series X costerà circa 50 euro in più rispetto a inizio anno.

Che cos'è Grand Theft Auto?

La serie di GTA nasce nel 1997, inizialmente come un gioco bidimensionale con visuale dall’alto, in cui – come suggerisce il titolo – si rubano auto e si commettono crimini di ogni tipo. Il salto di qualità arriva nel 2001 con GTA III, che rivoluziona il franchise proponendo un mondo tridimensionale da esplorare liberamente, con avventure al limite e spesso oltre il limite della legalità. Personalmente, ci piace pensare che GTA sia per i videogiochi quello che Pulp Fiction è per il cinema. Conquista il pubblico e diventa uno dei best seller su PlayStation 2. L’anno dopo è la volta di GTA Vice City (con lo stesso setting del futuro GTA VI) e nel 2004 di GTA: San Andreas. Bei tempi, quando usciva un GTA ogni 24 mesi! Con i gamer è amore a prima vista: San Andreas diventa il gioco più venduto su PS2 e nella sua «carriera», considerando anche le remastered, venderà oltre 28 milioni di copie.

Nel 2008 arriva GTA IV, che incassa mezzo miliardo di dollari nella prima settimana e vende oltre 25 milioni di copie: i videogiochi stanno ormai diventando un fenomeno di massa. Ma è con il quinto capitolo, pubblicato nel 2013, che Rockstar fa il botto: GTA V supera le 200 milioni di copie vendute e incassa oltre 8,5 miliardi di dollari, grazie anche alle versioni rimasterizzate uscite per PS4 e PS5. GTA V diventa il secondo gioco più venduto nella storia dei videogame, secondo solo al miracoloso Minecraft, quello che Microsoft si è accaparrata nel 2014 per ben 2 miliardi e mezzo di dollari. I videogiochi iniziano a valere quanto il PIL di un piccolo Stato: nel 2023, la stessa Microsoft acquisirà il publisher Activision (quello di Diablo e Call of Duty) per ben poco meno di 70 miliardi di dollari.

I giocatori aspettano quindi GTA VI da oltre dieci anni, accontentandosi nel frattempo delle sopracitate remaster (cioè dello stesso titolo con grafica migliorata per le nuove console) e del «cugino» western Red Dead Redemption 2 (2018), che comunque fa il suo e vende oltre 70 milioni di copie.

È facile intuire, quindi, che la notizia di questa settimana — l’annuncio ufficiale di Rockstar che GTA VI non arriverà prima del maggio 2026 — abbia lasciato l’amaro in bocca a molti gamer. Parecchi di noi si stavano già pregustando un autunno di fuoco per le strade di Vice City, la città protagonista del nuovo capitolo, ispirata a Miami. Per addolcire la pillola, Rockstar ha pubblicato un nuovo trailer che potete vedere qui sotto. E diciamolo: se la qualità del gioco finale sarà anche solo vicina a quella mostrata nel video, un anno in più di attesa si sopporta più che volentieri.

GTA VI va oltre il concetto di «cinematografico». Non è solo una questione visiva — ormai praticamente indistinguibile da un film o una serie TV poliziesca — ma di costruzione del mondo. Ogni dettaglio è studiato nei minimi particolari: dai muscoli dell’atleta che fa ginnastica al parco alla recitazione della guardia che accoglie il protagonista Jason all’ingresso della prigione, fino alla luce che si riflette sui mattoni delle volanti della polizia. Non è un film di due ore, ma un'esperienza immersiva che — se Rockstar manterrà il livello visto nei suoi titoli precedenti — ci terrà incollati alla trama principale per minimo 30 ore, con colpi di scena degni dei migliori registi di Hollywood. E poi c’è il multiplayer, che nel caso di GTA V ha coinvolto oltre 35 milioni di giocatori, pur non essendo nemmeno incluso nel titolo originale del 2014, ma una «aggiunta» successiva.

Meglio del cinema (e della musica)

Guardando il trailer, è facile capire perché GTA VI sia destinato a rivoluzionare l’industria dei videogame. Un’industria che già oggi genera più fatturato di cinema e musica messi insieme, con oltre 185 miliardi di dollari nel 2024. Una situazione che addirittura sta spingendo Hollywood a creare film ispirati ai videogiochi, piuttosto che il contrario. Il film di Minecraft, costato «solo» 150 milioni e uscito a inizio aprile, ha già incassato oltre 800 milioni; due anni fa, Super Mario aveva dimostrato che l’idraulico italiano aveva ancora molto da dire anche al cinema, chiudendo il suo box office oltre i 750 milioni di dollari. E poi ci sono le serie TV di Fallout e The Last of Us, seguite da decine di milioni di spettatori entusiasti: non di certo solo i gamer veterani dei giochi che li hanno ispirati.

GTA VI sarà un tornado, e giustificherà i più di dieci anni di lavoro di Rockstar. Secondo fonti ben informate — in particolare, Jason Schreier di Bloomberg — il motivo del rinvio è semplice: c’è ancora molto da fare. Rockstar, come molte altre software house, era in passato finita nell’occhio del ciclone per via del famigerato «crunch»: quella fase finale di sviluppo in cui i team vengono spinti a lavorare a ritmi insostenibili per rispettare le scadenze. Ma stavolta, sempre secondo Schreier, Rockstar avrebbe deciso di evitare il crunch a tutti i costi, preferendo posticipare l’uscita di sei mesi.

D’altra parte, sia GTA V che Red Dead Redemption II erano giochi mastodontici e rifiniti nei minimi dettagli, ricchi di missioni secondarie, «easter egg» nascosti ovunque e comunque sorprendentemente stabili al lancio. Una rarità nel mondo dei videogame.

La parola agli esperti

Abbiamo chiesto a Marco Alessandro Minoli, Director of Publishing di Slitherine, cosa ne pensa del rinvio di GTA VI. La sua risposta è netta: «Concordo pienamente con la scelta di Rockstar. Meglio aspettare sei mesi in più — anche dodici, se necessario — ma lanciare un gioco che mantenga le promesse più importanti: non quelle legate alla data d’uscita, ma quelle che riguardano la solidità tecnica e il fascino dell’esperienza di gioco. GTA VI sarà un titolo epocale per l’intera industria videoludica, e probabilmente venderà 100 milioni di copie nella prima settimana, se non addirittura nel primo giorno. Anche noi abbiamo fatto una scelta simile per Broken Arrow, il nostro prossimo titolo in uscita a giugno 2025. Era inizialmente previsto per la fine del 2024, ma dopo un confronto approfondito con il team di sviluppo, abbiamo deciso di prenderci più tempo per garantire un’esperienza davvero soddisfacente per i giocatori. E il pubblico ha capito: non solo ce lo ha confermato su forum e social, ma ha anche supportato il gioco aggiungendolo alle proprie wishlist su Steam. Oggi Broken Arrow è il 25º titolo più atteso sulla piattaforma, su oltre 10.000 giochi in arrivo. È un segnale fortissimo e che ci riempie di orgoglio».

Dello stesso parere anche Luisa Bixio, CEO di Milestone, il più grande e conosciuto sviluppatore italiano, celebre per i suoi racing game apprezzati in tutto il mondo, tra cui il recentissimo MotoGP 25 e il futuro Screamer: «Le produzioni videoludiche non indipendenti, anno dopo anno, diventano sempre più complesse e costose. Durante lo sviluppo possono emergere moltissimi fattori che causano ritardi: una funzionalità più complessa del previsto, un outsourcer che non rispetta le tempistiche, la perdita di risorse chiave o, semplicemente, un cambiamento nello scenario competitivo che suggerisce di rimandare la pubblicazione rispetto ai piani iniziali. Di certo, una buona pianificazione e un’attività costante di controllo consentono di individuare subito eventuali sforamenti e, se possibile, attuare azioni correttive per recuperare il tempo perso».

Facciamo notare che Milestone è famosa per non aver mai mancato una data d’uscita: «È vero. Il nostro studio investe molto nella fase di pianificazione, per definire con precisione tempi, costi e risorse. In più, adottiamo un approccio agile: chiudiamo uno sprint ogni 15 giorni — anche nei progetti che durano oltre 18 mesi — e verifichiamo costantemente consistenza e qualità di quanto realizzato. Ogni sprint viene approvato o rigettato dal project lead e dal team QA. Questo ci permette di monitorare in tempo reale l’aderenza al piano. In caso di ritardi o variazioni significative, attiviamo piani di recupero o, se necessario, valutiamo un cambio nella data di pubblicazione. E siamo davvero orgogliosi di poter dire che, negli ultimi sei anni, abbiamo pubblicato oltre 25 titoli senza mai posticiparne uno. Speriamo di continuare così».

Tutta la industry dei videogame – sviluppatori, publisher e giocatori – si ricorda fin troppo bene cosa avvenne invece al lancio di Cyberpunk 2077. Il titolo sci-fi di CD Projekt, che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era per le console, si rivelò un groviglio di bug talmente gravi, soprattutto su PS4 e PS5, da costringere Sony a una mossa senza precedenti: il rimborso completo degli acquirenti. Alberi fluttuanti nel vuoto, muri invisibili, personaggi senza testa e con l’intelligenza artificiale di un estintore. Il gioco fu pubblicato solo per rispettare la data promessa, ma in uno stato pietoso. Quando lo testammo su Xbox Series X, fummo fortunati e non incappammo in troppi problemi, ma su PlayStation la situazione era ben diversa. Ci sono voluti quasi due anni per sistemare tutto e rendere il gioco davvero giocabile.

Una figuraccia colossale per il publisher, un danno economico enorme e una lezione chiara per il futuro: meglio uscire un po’ più tardi, ma con un gioco finito, che rispettare la data e pubblicare qualcosa di incompleto. Perché la promessa più importante non è quella del calendario, ma quella del divertimento. Considerando che anche i videogiochi Tripla AAA, quelli che vendono milioni di copie e hanno milioni di euro di investimento per lo sviluppo, stanno veleggiando verso un aumento di prezzo al pubblico che arriverà presto oltre i 90 euro, come i giochi first party di Nintendo al lancio di Switch 2. Magari, GTA VI sarà il primo videogame a costare 100 euro a copia. E dovrà valerli tutti, allora sarà valsa l’attesa!

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