Dal Giappone

I pittoreschi e originali fantasmi di Ghostwire: Tokyo

Un’avventura nel folklore ultratterreno nipponico
Paolo Paglianti
25.03.2022 18:43

 In Ghostwire: Tokyo ci sono tre protagonisti. Il primo è Akito: si risveglia dopo un terribile incidente stradale e scopre che la capitale giapponese è stata invasa da una nebbiolina letale che ha vaporizzato tutti gli esseri viventi, spedendo la loro anima in qualche luogo oscuro dell'aldilà. Il secondo è l'enigmatico KK, uno spirito che sta cercando di salvare l'umanità dall'invasione ultraterrenna iniziata a Tokyo. I due dovranno trovare il modo di andare d'accordo e unire le forze contro il maligno che aleggia sovrano nel centralissimo distretto di Shibuya.

Il vero protagonista del gioco però è il folklore paranormale giapponese: scoprirete che i venditori nei negozi della Tokyo invasa dai fantasmi sono spiriti di gatti (i «Nekomata»), o che tra i grattacieli del centro ci sono dei portali Torii con relativo tempio da «liberare»; oppure, gli avversari spettrali non sono i classici diavoli o mostri occidentali, ma fantasmi in abito scuro e cravatta o studenti in uniforme scolastica. Giocare a Ghostwire: Tokyo è un po' come vedere un horror «made in Japan», tipo Ringu: è sempre un horror, fa sempre paura, ma c'è qualcosa di strano, di originale e di inconsueto. Forse, addirittura bizzarro. 

L'invasione paranormale

La vostra avventura in Ghostwire: Tokyo inizia subito dopo l'invasione paranormale. Prenderete il controllo di Akito, e allo stesso tempo sentirete i consigli (che a volte diventano un po' troppo simili a ordini) di KK che cercherà di spingervi a seguire la sua guida.

Il primo impatto con il gioco è da rimanere a bocca aperta: su PlayStation 5 la metropoli giapponese è riprodotta alla perfezione, e chi ha visitato il distretto di Shibuya non faticherà a riconoscere i principali punti di riferimento. Le strade sono molto caratterizzate e riescono a trasmettere il peculiare rapporto tra moderno e antico di Tokyo. In generale l'aspetto visivo è curatissimo e pieno di dettagli: complice l'ambientazione notturna e i riflessi dell'onnipresente pioggerellina, l'effetto è molto vicino al fotorealismo. 

L'arte della difesa spiritica

Grazie a KK imparerete presto l'arte della difesa spiritica: invece di usare fucili e mitragliatori, in Ghostwire: Tokyo lancerete degli incantesimi a base di elementi fisici - acqua, aria, fuoco e via dicendo, I combattimenti sono  veloci, letali e molto ritmati, al punto che sembrano - e non è certo un caso - un'arte marziale nipponica.

Inizialmente, la mappa di Tokyo è praticamente ricoperta dalla nebbiolina bianca che ha fatto fuori tutta la popolazione della città, ed è letale anche per il duo Akito-KK. Il vostro primo obiettivo sarà quindi di conquistare i portali Torii intorno a voi, in modo da ripulire la zona circostante dalla nebbiolina malefica, e poter poi esplorare con più calma il quartiere. 

Da questo punto di vista, Ghostwire: Tokyo è un gioco molto simile a titoli come Assassin's Creed, Far Cry o Horizon Forbidden West. C'è una mappa abbastanza grande da esplorare, che in questo caso è ambientata nei quartieri centrali di Tokyo e una serie di attività da affrontare per poter aumentare il raggio di esplorazione. Si esplora sia a livello stradale che «saltando» sui tetti grazie a degli spiriti a cui potete agganciarvi con una specie di «grappino» - un po' come Batman, ma ultraterreno.

La trama

Naturalmente, c'è una trama che fa da «filo rosso» conduttore, e che porta allo scontro con il boss dei fantasmi che hanno preso di mira Tokyo. Tuttavia, la mappa di gioco si riempirà presto di attività secondarie che potrete decidere di completare o meno in base a quanto tempo vorrete dedicare al gioco: si va dall'aiutare i «gattini» spiritici di cui abbiamo parlato a assistere le anime perse che vagano per la città e chiedono di risolvere delle piccole missioni. 

Queste missioni, unite a quelle della trama principale, sono la parte più interessante del gioco: poco dopo l'inizio del gioco ci siamo ritrovati a dar la caccia a uno spirito intrappolato in una casa «posseduta» in cui finestre, mobili e porte si spostavano da tutte le parti, creando geometrie impossibili. Essendo un gioco a base di fantasmi non mancano i «jump scare», quei momenti in cui vi appare davanti agli occhi un mostro e fate il classico salto sul divano. Tuttavia, il vero spasso di Ghostwire: Tokyo è quella sottile ansia costante, tipica dei film horror «alla  giapponese», in cui i mostri sono strani e assai originali. Quei momenti tutto sommato rari nei videogame in cui il brivido corre sulla schiena per un rumore sinistro o una bambina con troppi capelli che appare dove non dovrebbe essere.

Ma quanto dura?

Ghostwire: Tokyo è un'avventura da circa 20 ore se correrete lungo i binari della trama principale, quasi 30 se deciderete di esplorare ogni angolo della mappa della città a caccia di ogni segreto «spiritico». Per gli appassionati della cultura giapponese sarà il miglior videogame alla Assassin's Creed - si troveranno a casa tra miti dell'oltretomba nipponici, gatti fantasma e duelli magici. Per chi non mastica folklore orientale potrebbe essere un'ottima occasione per provare un gioco originale e scoprire una cultura piuttosto diversa dalla nostra, anche grazie alla «enciclopedia» inclusa nel gioco, ma anche un viaggio a tratti persino bizzarro e ostico. 

Ghostwire: Tokyo è tradotto nella nostra lingua - anche se per coerenza il modo migliore di giocarlo è con l'audio in giapponese e i sottotitoli in italiano. Il gioco è disponibile su PlayStation 5 e PC, e ha un rating di età consigliata PEGI 12+. 

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