La curiosità

Abbiamo vinto, accendiamoci un sigaro

Nata negli Stati Uniti, la tradizione di celebrare un successo sportivo con i «cubani» ha contagiato anche il pallone e il Football Club Lugano
Marcello Pelizzari
16.05.2022 11:00

Ah, la vittoria. E, di riflesso, il benessere. Ohibò, ma se ci sparassimo anche un sigaro per festeggiare? D’accordo. Premessa: il fumo fa male, malissimo. Non lo diciamo noi, ma esperti e medici. Eppure, da sempre (o quasi) fa capolino nelle celebrazioni sportive. Pensiamo all’hockey su ghiaccio, al nebbione che – puntualmente – si crea nello spogliatoio della squadra vincitrice. Ma pensiamo anche al calcio e ai calciatori. Sì, pure al Football Club Lugano. Le immagini, immediatamente dopo il 4-1 al San Gallo, parlano chiaro. Chiarissimo. Se la squadra bianconera, negli anni, era diventata famosa perché appassionata di ritmi latinoamericani e reggaeton, grazie alla vittoria della Coppa Svizzera ha (ri)scoperto il piacere del cubano.

© Ti-Press/Samuel Golay
© Ti-Press/Samuel Golay

Il mito Auerbach

L’abitudine, o forse il vizio, nasce negli Stati Uniti. In particolare, ha a che fare con Arnold Jacob «Red» Auerbach, figura leggendaria nonché allenatore. Uno tosto, capace di conquistare nove (sì, nove) titoli NBA con i Boston Celtics. Figlio di una famiglia ebrea, arrivata in America dalla Russia, ribattezzato «Red», rosso, per il colore dei capelli, il nostro è stato un innovatore assoluto del gioco. Anche, se non soprattutto, perché aprì la pallacanestro agli afroamericani, per tacere di varie innovazioni tecniche e tattiche: la gestione del contropiede, l’attenzione alla difesa, il concetto di sesto uomo, la preparazione fisica.

Il rosso, però, è passato alla storia anche perché amava fumare sigari. Di più, quando la partita era oramai in ghiaccio, ovvero con il risultato al sicuro, coach Auerbach sfilava dal taschino un sigaro di quelli buoni e lo accendeva. Facendo arrabbiare (e non poco) i giocatori e i tifosi avversari.

Negli anni Sessanta, il suo gesto aveva raggiunto tali livelli di popolarità che, nei ristoranti di Boston, apparvero le prime scritte: «È vietato fumare sigari o pipa, ad eccezione di Red Auerbach».

Meno nota, ma nemmeno troppo, la sua passione per il cibo cinese, ritenuto ideale per non perdere tempo ed evitare il mal di viaggio durante le trasferte. Questa, ad ogni modo, come direbbe Federico Buffa è un’altra storia.

Jordan e LeBron

Rimanendo al basket, la NBA ha fatto delle celebrazioni post vittoria un vero e proprio spettacolo nello spettacolo. Gli stessi atleti, nelle interviste più intime, hanno spesso evocato il piacere di quei momenti, un piacere legato proprio alla presenza, fra le mani e sulle labbra, di un cubano.

Michael Jordan, ad esempio, icona delle icone, ricevette il suo primo sigaro da Jerry Reinsdorf, il proprietario dei Chicago Bulls, nel 1991. Dopo il primo titolo di un’era chiusasi anni dopo e immortalata nel maestoso The Last Dance. Oggi, quando i piaceri della vita glielo impongono, si concede i Partagas Lusitanias.

In epoca recente, per contro, a recitare la parte del leone è LeBron James. La stella dei Los Angeles Lakers, fra i più grandi di sempre, non ha mai nascosto il suo amore per i sigari. Condividendo spesso, sui social, cubani e nuvole di fumo. Non solo, James è un aficionado preciso e attento ai dettagli: fra i suoi prodotti preferiti ad esempio c’è l’Upmann Magnum, lavorato a mano con le migliori foglie di tabacco provenienti da Cuba.

© Ti-Press/Samuel Golay
© Ti-Press/Samuel Golay

Il caso Brozo

Tornando al Lugano e ai festeggiamenti per il 4-1, perentorio, grazie al quale i bianconeri hanno messo le mani sulla Coppa Svizzera, sappiamo (dagli scatti nello spogliatoio) che si sono goduti un buon sigaro Ziegler, Hajrizi e Daprelà.

Non tutti, probabilmente, apprezzeranno. Di certo, non tutti hanno apprezzato le immagini social postate da alcuni giocatori dell’Inter dopo la conquista della Coppa Italia. Non tanto perché si potevano vedere (parecchie) birre vuote e, appunto, sigari, ma perché Brozovic ha pure condiviso una foto assieme a Cordaz, fra l’altro ex Lugano, mentre si godono una sigaretta o paglia che dir si voglia. Laconico e irriverente il commento di Nainggolan, ex interista e accanito fumatore: «Davvero Brozo fumi?». Quando giocavano assieme, hanno condiviso diverse sigarette. Non sempre per celebrare vittorie.

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