Ancora non convocato, Okafor si sfoga: «Non capisco, che tristezza»

Noah Okafor non ha preso bene l'ennesima esclusione dai convocati di Murat Yakin. In una lunga intervista rilasciata a The Athletic, l'attaccante rossocrociato del Leeds si è sfogato per il trattamento riservatogli dal ct della Nazionale e, più in generale, dall'ASF.
L'attaccante, 25 anni, manca dal giro dallo scorso anno, quando il selezionatore lo aveva impiegato per 83 minuti nelle ultime due partite di Nations League. «Da allora non ho più parlato con l'allenatore, e nemmeno con il direttore Pierluigi Tami. Per me, non ha senso. Anzi, ammetto che mi rattrista perché non mi mandano nemmeno un messaggio o mi chiamano per sapere come sto. Per esempio, quando mi sono trasferito al Leeds, ci si poteva aspettare un "congratulazioni" o qualcosa del genere, visto che ora gioco nel campionato migliore del mondo». E invece nulla. Un silenzio che Okafor ritiene assordante.
C'è un però. Il giocatore non è finito ai margini della nazionale maggiore per caso. Qualcosa, tra le parti, si è rotto poco prima e durante Euro 2024. Da un lato a fronte degli atteggiamenti del diretto interessato, addirittura ritenuti irrispettosi da molti compagni. Dall'altro alla luce di un incontro richiesto dallo stesso Okafor dopo che Yakin - nonostante discussioni e chiarimenti sulla questione - lo aveva schierato nel ruolo mal digerito di centravanti, e non quale esterno offensivo, in occasione dell'ultima amichevole prima del torneo tedesco. A quel vertice aveva preso parte pure Tami. «E Murat - svela Okafor - si è arrabbiato per la presenza di Pierluigi. Forse perché è orgoglioso, non lo so. Era semplicemente arrabbiato. Ho chiamato Pier all'incontro perché lo conosco da anni. E perché ritengo che si potesse discuterne insieme, come una famiglia. Da lì sono finito in panchina». Già. A Euro 2024 Okafor non ha disputato un minuto. «Eppure, al netto di piccoli problemi, che quando si è giovani capitano a tutti, sono sempre puntuale. Non sono mai in ritardo. Poi, certo, capita che mi arrabbi quando non mi fai giocare. Ma questa è la fame che ha ogni giovane giocatore. Sarebbe un peccato o strano se ne ridessi, dicendo che va tutto bene».
Okafor, dicevamo, non è stato inserito nella rosa elvetica che preparerà le ultime sfide delle qualificazioni mondiali contro Svezia e Kosovo. Il suo nome figura però sulla lista di picchetto. «L'ho scoperto perché mi ha chiamato mio fratello. Ma, ripeto, il fatto è che io sia stato inserito in questa lista, senza però essere stato contattato per sapere quali sono le mie condizioni non ha senso. Per me, questa è la delusione più grande». Yakin ha preferito convocare Christian Fassnacht, assente dalla Nazionale da oltre due anni. E, interpellato sul tema, il selezionatore ha precisato: «Ho parlato ripetutamente con Okafor, dicendogli cosa mi aspetto da lui dentro e fuori dal campo. Spero che alla fine sappia cogliere le mie parole. Continueremo a monitorarlo».
Già, ma fino a quando Okafor attenderà la chiamata della Svizzera? «Adoro giocare per il mio Paese», aggiunge. «Ogni bambino lo sogna. Voglio giocare per il mio Paese. Non c'è dubbio, perché posso aiutare la squadra, soprattutto quando sono in forma. Ho deciso di giocare per la Svizzera perché mia madre è svizzera e mio padre è nigeriano. In ogni nazionale giovanile in cui ho giocato, mi hanno sempre detto che sono il più grande talento, ma poi mi trattano così. Mi rattrista davvero tanto».
