Beckenbauer, un Kaiser anche in Ticino: «Già si capiva che sarebbe stato un fenomeno»

Quando si pensa alle imprese sportive di Franz Beckenbauer la memoria corre subito alla «partita del secolo» disputata allo stadio Azteca contro l'Italia nel 1970, quando giocò con una spalla lussata, oppure alla finale contro l'Olanda del 1974, che gli permise di sollevare la Coppa del Mondo da capitano della Germania Ovest. Ma, a proposito di coppe, una delle prime sollevate dalla leggenda del calcio tedesco fu proprio in Ticino.
Il Kaiser partecipò infatti nel 1964 al classico Torneo giovanile pasquale di Bellinzona (fresco di stop per un anno) dove, con il Bayern Monaco, batté in finale la selezione Ticino. Davvero difficile, sessant'anni dopo, riuscire a trovare ed eventualmente mettersi in contatto con gli organizzatori per raccontare di quei giorni. Abbiamo però un testimone che ha assistito dal vivo alle gesta di Beckenbauer sui campi bellinzonesi: è Maurizio Canetta, ex direttore della RSI e deputato in Gran Consiglio.
«Avevo 8 anni e mia nonna mi accompagnò a vedere le partite - racconta Canetta -. Vista l'età, non ho grandi ricordi di sue azioni di gioco. Quello che però mi ricordo come se fosse ieri è che tra il pubblico tutti parlavano di lui, dicendo che sarebbe diventato un fenomeno. Ed effettivamente avevano ragione, ma credo che non servisse necessariamente un grande esperto di calcio per capire che era qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri».
La carriera del campione tedesco, scomparso ieri, continuò a essere seguita con grande interesse da Canetta anche negli anni successivi: «Difficile non rimanere così affascinato da un giocatore così elegante e carismatico. Ma è come se ci fosse un filo indissolubile con lui: poco dopo il Torneo di Bellinzona mia madre mi regalò una maglia del Bayern. Ho quindi sempre associato i ricordi di lui con quelli su mia madre e mia nonna. Anche questa è la magia del calcio, quella che oggi mi fa provare una profonda commozione per la scomparsa del Kaiser».