Buio a San Siro? Non subito, e forse neppure entro il 2031

San Siro è ufficialmente destinato ad essere abbattuto, dopo che il consiglio comunale di Milano ha votato sì alla delibera per la vendita a Inter e Milan dello stadio e dell’area circostante per un totale di 197 milioni di euro. Questo in teoria, molto in teoria, perché in pratica il voto di lunedì è soltanto il primo passo di un percorso e al di là del trionfalismo tutt’altro che genuino di parte dei media non è detto che vengano effettuati quelli successivi. Le luci a San Siro ci saranno ancora, e ad oggi c’è almeno il 50% di probabilità che rimangano accese nello stadio attuale anche dopo il 2031.
Il vincolo del 10 novembre
Cosa succederà adesso e soprattutto domani? Di sicuro il voto di lunedì 29 settembre 2025 è a suo modo storico, ufficializzando il «Di qua o di là politico»: dalla parte dell’abbattimento di San Siro, dopo la vendita a Inter e Milan, il sindaco Sala, il centro-sinistra e una parte del centro-destra (Forza Italia, che rinunciando al voto ha fatto abbassare il quorum), dall’altra con vari distinguo, gran parte del centrodestra e qualche dissidente di sinistra. Tutto questo per tornare al punto di partenza del 2019, con la differenza che oggi si è di fronte a una vendita (o svendita) e non a una concessione e che c’è un paletto temporale preciso, quello del 10 novembre prossimo, data in cui scatteranno (scatterebbero) i 70 anni del secondo anello e quindi il vincolo della Soprintendenza che ne impedirebbe l’abbattimento.
In estrema sintesi: l’atto ufficiale fra il venditore, cioè il Comune di Milano, e i compratori, Inter e Milan o una loro società-veicolo, dovrà essere firmato entro quella data. E se così non fosse stadio e area circostante potranno essere vendute anche in seguito ai due club, che però non sarebbero più interessati visto che l’abbattimento di San Siro è la base dell’operazione immobiliare che prevede il nuovo stadio da 71.500 posti poco distante e intorno un mega centro commerciale (il più grande d’Italia), uffici, ristoranti, alberghi di lusso.
Che cosa succede ora
Nei progetti di Inter e Milan, ma sarebbe meglio dire Oaktree e Redbird, cioè i fondi di investimento americani che controllano nerazzurri (dal 2024) e rossoneri (dal 2022), in caso di rogito entro il 10 novembre si lascerà finire questa stagione sportiva (ma soprattutto le Olimpiadi invernali, visto che la cerimonia inaugurale sarà il 6 febbraio 2026 proprio a San Siro, dopo qualche settimana di restyling) per poi entrare in fase operativa con i lavori preparatori e a inizio 2027 la posa della prima pietra dello stadio progettato dagli studi Foster e Manica.
Per quattro anni e mezzo si continuerebbe a giocare nel vecchio San Siro, o Meazza che dir si voglia, con il megacantiere a fianco e l’obbiettivo di disputare la prima partita nel nuovo stadio nel 2031. Dopo un breve periodo di coesistenza il vecchio San Siro verrebbe poi abbattuto fra il 2031 e il 2032, così nel 2032 per l’Europeo tutto sarà perfetto anche se non ci credono nemmeno gli ultras dell’abbattimento, fra i quali spiccano i presidenti di Inter e Milan, Marotta (più infervorato da quando è diventato anche azionista) e Scaroni.
Sotto la lente dei magistrati
È chiaro che questo cammino verso la vendita dell’area di San Siro attirerà l’interesse della magistratura, anche perché si tratta di una svendita. Valutare il solo stadio 73 milioni significa affermare che vale soltanto sette volte quanto Inter e Milan versano di affitto annuale. Un affitto formale, perché negli ultimi 6 anni della parte (circa le metà) da destinarsi alla manutenzione non c’è stata quasi traccia. In altre parole, i due club sono morosi nei confronti del Comune per circa 25 milioni di euro, senza che il Comune abbia mai pensato di fargli causa, con l’effetto tutt’altro secondario che un impianto lasciato andare vale anche di meno. E chi è interessato a far abbassare il prezzo di un bene, se non il compratore?
I magistrati potrebbero poi entrare nel merito anche della valutazione data all’intera area, 440 euro al metro quadro, un quinto della corrente valutazione di mercato, o del bando creato ad hoc per Inter e Milan escludendo di fatto altre soluzioni, come uno stadio che vivesse soltanto di grandi partite (la Nazionale, magari la Juventus in Europa come già è accaduto, altre squadre per singoli eventi) e di concerti, visto che in un San Siro liberato si potrebbero fare da maggio a settembre. E non è nemmeno necessario avere sempre Springsteen, come si è visto negli ultimi anni, si può vivere anche di Elodie.
Insomma, fra Procura di Milano, già attenta a quanto avviene sul fronte dell’urbanistica, e Corte dei Conti, si può dire che la partita di San Siro possa rimanere aperta, in caso di reati, anche dopo il 10 novembre e quindi a maggior ragione prima. Sempre che poi il vincolo davvero scatti il 10 novembre e non sia già scattato l’11 settembre, come foto (del 1955) alla mano sostengono in molti. E nemmeno facciamo l’ipotesi di indagini sulla catena di comando, perché delle proprietà si conoscono i dirigenti ma non chi realmente ci sia dietro. Magari persone onestissime, magari no, nessuno lo sa e questo è grave in una situazione in cui si sta svendendo un bene pubblico. Fare un’operazione simile con Moratti e Berlusconi sarebbe stata un’altra cosa.
È l'Italia
Il derby fra gli ultras di un presunto «nuovo» e quelli di un altrettanto presunto «vecchio» avviene in un paese come l’Italia dove la burocrazia è strutturalmente nemica dell’iniziativa privata e quindi il «vecchio» parte da un gol di vantaggio. Perché chi dà San Siro per abbattuto e il nuovo stadio per già fatto forse non sa che superato lo scoglio del 10 novembre il progetto dovrà passare attraverso Comune, Regione e altri enti, con tempi imprecisati ma comunque tali da mettere in pericolo il 2027 come anno di inizio dei lavori e il 2031 come anno di inizio demolizione del vecchio impianto, con il timore di non farcela per gli Europei del 2032, usati in maniera anche grottesca per forzare la mano agli amministratori pubblici.
La demolizione sarà effettuata dall’alto verso il basso: quindi via prima l’assurdo terzo anello (assurdo perché gli manca un lato) fatto per i Mondiali del 1990, poi quelli inferiori, lasciando come testimonianza del passato soltanto un angolo a sud-est, quindi una parte del settore abitualmente occupato dai tifosi del Milan. Una notazione calcistica in una vicenda in cui il calcio è marginale.