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Caso Juventus, ma che cosa sono le plusvalenze?

È una delle parole chiave dell'indagine Prisma, che ha coinvolto gli oramai ex massimi vertici bianconeri
© EPA/STRINGER
Red. Online
30.11.2022 15:30

Plusvalenze. È una delle parole chiave, se pensiamo al terremoto che ha travolto la Juventus in questi giorni e all’indagine Prisma. L’inchiesta della Procura di Torino, legata ai conti della società bianconera, potrebbe avere conseguenze rilevanti tanto sul fronte penale quanto in campo, sul fronte sportivo. Al centro, appunto, il tema delle plusvalenze. Il male del calcio (italiano) secondo molti esperti. Ma perché?

Non è un illecito...

Premessa: una plusvalenza, di per sé, non è un illecito. D’accordo, ma che cos’è? Un incasso, in estrema sintesi. E quel plus, evidentemente, indica proprio il guadagno derivante dalla cessione di un calciatore. Se, ad esempio, compro Cristiano Ronaldo a 1 e lo rivendo a 10, avrò fatto una plusvalenza.   

Nel dettaglio, quando un club acquista un giocatore la somma del trasferimento viene messa a bilancio e, ancora, ridistribuita lungo l’arco del contratto. Complice l’ammortamento, il costo d’acquisto per il cosiddetto cartellino di un calciatore viene spalmato finché, di fatto, il valore patrimoniale del giocatore si avvicina allo zero. La plusvalenza, riassumendo, si verifica quando un club vende un proprio giocatore a un prezzo più alto rispetto a quello registrato in bilancio in quell’istante.

...ma c'è chi le usa illegalmente

Fatta la premessa, va ricordato che negli ultimi anni le società hanno perso sempre di più il controllo sulle plusvalenze. O, meglio, le hanno sfruttate come escamotage per sistemare i bilanci. I club italiani, nello specifico, hanno cominciato a vendersi giocatori a prezzi fuori mercato, quantomeno se paragonati al reale valore dei tesserati, creando dunque un sistema artificioso.

A fare discutere è soprattutto l’operazione a specchio: nessun movimento di denaro, ma solo un «semplice» scambio di giocatori. Ai quali le due società protagoniste dell’affare assegnano la medesima valutazione: gonfiata, manco a dirlo, così da poter mettere a bilancio valori patrimoniali più alti di quelli che potevano vantare in precedenza pur in assenza di liquidità legate al trasferimento. Nel caso della Juventus, sotto esame sono finite le operazioni della Primavera e della Under 23, che milita in Lega Pro.

Un solo caso

Le plusvalenze, usate in questo modo, consentono ai club di coprire determinate perdite e di sembrare sani a livello finanziario. Per gli inquirenti, però, sorge un problema di non poco conto, legato alla soggettività. Su quali parametri, insomma, possiamo stabilire con certezza qual è il prezzo giusto, ma sarebbe meglio dire corretto, per un calciatore? Trattandosi di una compravendita privata, in fondo il prezzo viene (giustamente) stabilito da chi vende e da chi acquista.

Senza contare che, nel frattempo, il mercato stesso è andato fuori giri a causa della presenza di fondi, proprietà dalle possibilità infinite – vedi PSG o Manchester City – e altri attori. L’oggettività, tagliando corto, è andata a farsi benedire. Tant’è che, nel 2008, un’indagine sulle plusvalenze fittizie fra Milan, Inter e Genoa finì in niente. Gli inquirenti, leggiamo, non furono capaci di dimostrare che le valutazioni erano gonfiate.

Il solo caso dimostrato e, di riflesso, punito è quello che coinvolse, nel 2018, Chievo Verona e Cesena.  

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