Il racconto

Come nel 1993, ma con una trama sconvolgente

Riviviamo l'incredibile crescendo del Lugano: Celar mostra la via, Custodio cancella ogni possibile dubbio – E poi le sinfonie di Bottani e Haile-Selassie
Massimo Solari
15.05.2022 18:00

Doveva essere l’arma in più del San Gallo. E, sì, a tratti il tifo biancoverde ha fatto paura, il Wankdorf scosso nelle sue fondamenta. I sostenitori della banda di Zeidler, però, hanno scherzato con il destino. Cercando di determinarne la genesi anzitempo. Un giornale aperto sul 16 maggio, affiancato da un titolo tanto affascinante quanto infausto. «Der FC St. Gallen ist Cupsieger 2022». E no, signori. Non funziona così. Non se l’avversario si chiama Lugano e, come dichiarato da Mattia Croci-Torti, «ha più voglia di vincere dell’avversario». A cancellare la prima pagina sangallese è stato per primo Zan Celar. O meglio San Celar, per sempre sia lodato. Il bomber bianconero, al solito, ha confermato di sentire come pochi i match decisivi. Una sentenza, già, che pronti, via ha subito mandato in estasi il popolo ticinese accorso a Berna. E autore di una coreografia umile, molto più umile. «Gioca, lotta, vincerai». Un invito chiarissimo, senza immaginarsi troppo presto con la Coppa in mano. Un invito rimasto lì, a dividere in due il «muro» luganese e a guidare il cuore e la testa di Sabbatini e compagni. I giocatori del «Crus», commoventi, non hanno mai tremato sotto il peso della storia. Anzi, quando l’incornata di Maglica ha insinuato il dubbio nella formazione bianconera, è scattato qualcosa di potentissimo. La determinazione che prende il sopravvento e ha la meglio sulla paura. Prima traducendosi in sofferenza, poi in una prestazione tremenda. Un crescendo clamoroso, al cospetto del quale il San Gallo non ha potuto che arrendersi. Tramortito dai colpi a ripetizione sferrati da un Lugano bello, bellissimo. Sicuro di sé, soprattutto.

Un’interpretazione magistrale

Certo, senza un pizzico di disperazione tutto ciò non sarebbe stato possibile. E in questo senso il vantaggio di Custodio, a un amen dalla pausa, ha fotografato alla perfezione lo spirito che animava i futuri trionfatori. Bottani che non si arrende dopo un’azione che sembra morente, Rüegg che lo segue e - come in semifinale - s’inventa l’incursione della vita. E infine Olivier, che chiudendo gli occhi scarica verso Watkowiak. Eccola la rete che ha mandato in orbita gli uni, gettando nello sconforto gli altri. La penna, di nuovo, a riscrivere i titoli dei quotidiani di tutta la Svizzera. Nella ripresa, infatti, il Lugano è stato praticamente perfetto. Eseguendo senza alcuna stecca la sinfonia preparata meticolosamente da Croci-Torti. Lo sapeva il «Crus», eccome se lo sapeva, che dietro il San Gallo avrebbe concesso spazi clamorosi. Tolto il pressing e qualche fastidiosa sgroppata di Sutter e Schmidt sugli esterni, il re (Zeidler) è non a caso rimasto nudo.

E un nuovo titolo di giornale

Perché bisogna ricordarlo ancora e ancora. Cosa? Che il San Gallo, stringi stringi, non ha scagliato alcuna conclusione nello specchio della porta difesa da Amir Saipi. E questo, appunto, mentre sul fronte opposto le occasioni sono cadute a ripetizione. Come la birra dalle mani dei tifosi bianconeri, travolgenti nel loro abbraccio ai ragazzi. Insieme, hanno creduto e realizzato l’impresa di Berna. Un successo immenso, paragonabile alla prova di capitan Sabbatini. O al fendente di Lavanchy che ha consegnato all’immortalità sportiva anche lui. Mattia Bottani. Dodici minuti prima che Haile-Selassie - l’ennesima mossa azzeccata del tecnico - facesse impazzire un cantone intero, il figlio della città ha voluto riprendersi tutto con gli interessi. Cancellando il maledetto rigore del Letzigrund con una zampata da rapace d’area, più che da talento cristallino qual è. Parso in difficoltà nei 45 minuti iniziali, il «Botta» ha reso la finale di Coppa Svizzera un racconto romantico. Drammaticamente speciale. La mente, con il tabellone a recitare 4-1, è così indietreggiata sino al 1993. Inevitabile. Eroi ieri, ed eroi oggi. E chissà quanto devono essersi emozionati, sulla tribuna del Wankdorf, i vari Morf, Philipp Walker, Subiat, Andrioli, invitati ad assistere a un nuovo, avvincente capitolo della storia bianconera. Una finale indimenticabile, e però dalla trama molto diversa rispetto a quella vinta 29 anni fa. Sconvolgente, comunque, allo stesso modo. E allora non resta che assaporare il momento, ubriachi di gioia, fieri anche, di una squadra sensazionale. Il giornale che si apre sul 16 maggio: «Lugano, vincitore della Coppa Svizzera 2022».

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