Il personaggio

Cristiano Ronaldo, la faccia triste del Portogallo

Condannato alla panchina, entrato a risultato e qualificazione già in ghiaccio, ha confermato le sensazioni di Santos e dei tifosi: senza il suo campione, la squadra gioca meglio
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Marcello Pelizzari
07.12.2022 12:00

E adesso, chi lo vuole più Cristiano Ronaldo? Fernando Santos, commissario tecnico del Portogallo, ha seguito l’esempio del Manchester United: contro la Svizzera, ha deciso di poter fare a meno della sua superstar viziata e capricciosa. Rea, fra le altre cose, di aver criticato pubblicamente l’allenatore dopo la sostituzione contro la Corea del Sud. Come è andata, purtroppo, noi elvetici lo sappiamo fin troppo bene: 6-1 e tanti saluti al sogno di accedere ai quarti di finale. E al risultato, manco a dirlo, ha contribuito (con una tripletta) il sostituto designato di CR7: Gonçalo Ramos.

Cristiano, bontà sua, ha masticato amaro. Mai, da quando è leader della sua nazionale, era stato escluso dall’undici titolare nei tornei che contano. Ad eccezione di una panchina contro il Messico, nel 2006, nella fase a gironi e a qualificazione già avvenuta. Per Santos, quella presa martedì sera è stata senza dubbio la decisione più complicata da quando, otto anni fa, si è accomodato sulla panchina portoghese. È andato in all-in, come direbbero i commentatori del poker, soprattutto perché se i lusitani avessero perso il suo futuro, beh, sarebbe stato quantomeno in dubbio. Nonostante un Europeo, quello del 2016, in bacheca.

514 minuti e 0 gol

Santos, appunto, ha vinto. Non tanto, o non solo, perché il Portogallo ha irretito una Svizzera totalmente in bambola. Ma perché lo ha fatto giocando meglio, molto meglio con il suo totem in panchina. La manovra, infatti, è apparsa più armoniosa e fluida. Soprattutto, era priva di passaggi obbligati verso l’opprimente Ronaldo. Una sorta di liberazione collettiva, mettiamola così.

Prima dell’ottavo di Doha, Ronaldo aveva disputato 514 minuti nelle fasi a eliminazione diretta dei Mondiali. Senza mai trovare la via del gol. Mai. Ramos, invece, ne ha impiegati appena 67 per firmarne tre.

Ah, se qualcuno avesse dubbi in merito rispondiamo che no, l’età non è un fattore per Santos. Lo dimostra Pepe, 39 anni, mastino della difesa, titolarissimo e decisivo contro la Svizzera.

Ci si è messo pure Leao...

E Cristiano? È rimasto lì, in panchina, per un sacco di tempo. Con le telecamere puntate addosso, pronte a raccogliere ogni emozione dell’attaccante. I suoi occhi parevano suggerire che, forse, pure lui si è reso conto di avere imboccato il viale del tramonto. Tornerà utile ai quarti e, Marocco permettendo, più avanti. Ma l’impressione condivisa da molti osservatori, vedendo il Portogallo dominare così nettamente, è che il meglio sia oramai alle spalle.

Sul 5-1, con il risultato e la qualificazione oramai in ghiaccio, il pubblico – con un ruggito – ha chiesto a gran voce l’ingresso proprio di Ronaldo. Come se, in fondo, tutti volessero assistere a una sorta di last dance. Santos, infine, ha ceduto a 16 minuti dal termine. Mandando in campo CR7 al posto di Joao Felix. Tutti, subito, hanno cercato di mandarlo in porta così che l’ex United potesse unirsi al tabellino. Niente da fare, fra l’imbarazzo generale e una condizione atletica che non è più quella di un tempo. Tant’è che, fra tifosi e giornalisti al seguito della nazionale portoghese, in molti si sono affrettati a dire: ma uno così ci serve ancora, davvero? Il diretto interessato, sui social, ha provato a fare buon viso a cattivo gioco. Festeggiando la qualificazione e complimentandosi con una squadra di talento e piena di gioventù.

Un gol, invero, Cristiano l’aveva segnato. Il segnalinee, però, ha alzato la bandierina: fuorigioco. E così, dopo aver assistito al futuro in movimento direttamente con i suoi occhi – ci riferiamo a Gonçalo Ramos – la stella lusitana ha dovuto pure «sopportare» che un altro attaccante, Rafael Leao, gli rubasse la scena con un gol da capogiro per il 6-1 finale.

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