Il caso

«F..k The Crown»: ed è bufera sui tifosi del Celtic

Alcuni striscioni esposti durante la partita contro lo Shakhtar Donetsk hanno sollevato un polverone, mentre i rivali cittadini dei Rangers hanno sfidato l'UEFA suonando l'inno
Marcello Pelizzari
15.09.2022 09:45

Elisabetta II e il calcio. Ne avevamo già parlato. Ora, con la due giorni di Champions League alle spalle, si è aggiunto un nuovo capitolo. Da una parte il Celtic o, meglio, i suoi tifosi, capaci (si fa per dire) di srotolare striscioni offensivi con tanto di «F..k The Crown» durante la partita contro lo Shakhtar Donetsk. Dall’altra, beh, la squadra unionista di Glasgow, i Rangers: l’UEFA aveva negato il permesso di riprodurre l’inno del Regno Unito, con la solita scusa del calcio che non deve mischiarsi alla politica, ma al grido «chi se ne frega» l’inno è stato sparato dalle casse di Ibrox e, logicamente, cantato a squarciagola dai tifosi prima del match contro il Napoli. Simili richieste erano state negate, in precedenza, anche a Chelsea e Manchester City.

Il ruolo della corona

L’esecuzione dell’inno, definita provocatoria, è stata accompagnata dal tradizionale minuto di silenzio. Curiosamente, sugli spalti alcuni hanno optato per God Save The Queen, proprio per onorare Elisabetta, altri invece hanno abbracciato il nuovo testo. Cantando, quindi, God Save The King. Dietro una delle due porte, la frangia più calda del tifo ha pure allestito una coreografia: un’enorme Union Jack, la bandiera del Regno Unito, con al centro la sagoma della regina.

Chelsea e City, pur chiedendo di poter suonare l’inno, hanno rispettato il volere dell’UEFA. Nulla, va da sé, hanno potuto di fronte ai rispettivi tifosi che, spontaneamente, lo hanno cantato prima dell’entrata in campo delle squadre. A Stamford Bridge, la casa del Chelsea, sono stati deposti fiori sul campo mentre l’avversario di turno, il Salisburgo, è arrivato allo stadio da Earl’s Court in silenzio. E camminando.

I piani dei Rangers, per contro, erano noti. Circolava una dichiarazione in merito: «Sua Maestà la Regina Elisabetta II sarà onorata questa sera all’Ibrox con un minuto di silenzio, un’esibizione creata dagli Union Bears e l’esecuzione dell’inno». Fronte Celtic, squadra tradizionalmente associata alla comunità cattolica di Glasgow e a posizioni indipendentiste, il club giorni fa aveva rilasciato un breve comunicato: «Il Celtic Football Club esprime le sue sincere condoglianze alla famiglia della defunta regina Elisabetta II in seguito all’annuncio della sua scomparsa». In Polonia, dove ha affrontato gli ucraini dello Shakhtar, l’undici biancoverde non ha però chiesto il minuto di silenzio e, ancora, non tutti i giocatori hanno indossato il lutto al braccio.

A differenza del Celtic, i Rangers avevano scritto un comunicato decisamente più sentito alla morte della sovrana: «Sua Maestà ha servito il popolo della Gran Bretagna e del Commonwealth per oltre 70 anni con incredibile devozione e dignità. Mancherà gravemente non solo alla nostra nazione, ma alle nazioni di tutto il mondo. È con grande orgoglio che il suo ritratto è stato appeso nel nostro spogliatoio all’Ibrox come segno di apprezzamento per il suo fenomenale servizio».

Considerando le posizioni diametralmente opposte e le differenze storiche e culturali, è stato sottolineato con un certo conforto il fatto che le due squadre si siano affrontate nel primo Old Firm della stagione – il nome del derby di Glasgow, una delle partite più tese e spettacolari del calcio internazionale – poco prima (cinque giorni) che Elisabetta II morisse.

© EPA
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Il «rumore» del Liverpool

L’UEFA, sempre più spesso confrontata a beghe politiche e invasioni di campo, forse avvertendo possibili tensioni aveva chiarito, prima di questa finestra per le competizioni europee, che nessun inno sarebbe stato suonato. Ad eccezione, venendo a Rangers e Celtic, di quello della Champions. Questo per garantire un’atmosfera neutra, diciamo.

La Premier League, il massimo campionato inglese, ha invece fatto un discorso differente. Garantendo minuto di silenzio su tutti i campi per il fine settimana, oltre all’esecuzione dell’inno e bandiere a mezz’asta negli stadi. I tifosi, di nuovo, sono stati invitati ad applaudire al minuto numero 70 per ricordare, con affetto, i 70 anni di regno di Elisabetta II.

Martedì, con diverse partite fra Championship, League 1 e League 2, non si sono verificati problemi sui campi del Regno Unito ad eccezione di alcuni fischi. Si è parlato, questo sì, del minuto di silenzio un po’ troppo rumoroso a Liverpool, in occasione della partita di Champions contro l’Ajax. «Un silenzio osservato in modo impeccabile da molti, ma non da tutti» ha commentato, al riguardo, Darren Fletcher su BT. Liverpool, d’altronde, è una città che per anni si è sentita ai margini della società britannica. Snobbata tanto dal governo quanto dalla monarchia.

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