Calcio

I piccoli passi di un Lugano che non riesce a fare paura

Il pareggio di Losanna ha mosso la classifica ma pure confermato le difficoltà della squadra bianconera sul piano della pericolosità offensiva - Per l’allenatore Mattia Croci-Torti è una questione di fiducia - È vero solo in parte
©KEYSTONE/VALENTIN FLAURAUD
Massimo Solari
08.12.2025 20:00

Da un lato Brighton Labeau. Dall’altro Georgios Koutsias. Entrambi attaccanti. Statistiche e scelte tecniche alla mano, entrambi riserve. Il primo di Elmin Rastoder, a Thun. Il secondo di Kevin Behrens, a Lugano. Entrambi, nel weekend, si sono visti accordare la fiducia degli allenatori Mauro Lustrinelli e Mattia Croci-Torti. Labeau, pescato nel cuore dell’area da un traversone partito dalla tre-quarti, ha realizzato una rete splendida: stop di petto e semirovesciata col destro. Koutsias, pescato nel cuore dei 16 metri dopo un traversone partito da fuori area, ha pure colpito in semirovesciata e col destro: la sfera ha sfiorato il palo, concludendo la sua corsa contro i tabelloni pubblicitari. Il Thun ha sbloccato così il punteggio, imponendosi poi 4-1 sul Lucerna. Il Lugano non ha invece segnato a Losanna, dove ha corso maggiori rischi rispetto al suo avversario, finendo quindi per tenersi stretto lo 0-0.

Troppo poco

I due episodi non spiegano tutto, ma suggeriscono molto del momento bianconero. E, in particolare, delle croniche difficoltà che attanagliano la squadra. «Siamo poco pericolosi, è lampante, ed è una questione di fiducia» osserva il Crus. Già, la fiducia che evidentemente continua a spingere la capolista Thun e i suoi giocatori. Il Lugano, va detto, ha fatto davvero poco per mettersi nelle condizioni di colpire. O anche solo di solleticare la fortuna. Tradotto: alla mancanza di fiducia è doveroso affiancare altri fattori: dalle qualità individuali alla bontà delle idee sul fronte offensivo. A Losanna, in effetti, i bianconeri hanno tutto fuorché assediato la porta difesa da Castella. Al netto della citata occasione capitata a Koutsias, i tiri che hanno impegnato l’estremo difensore dei vodesi si sono fermati a quota due. Due. Erano stati cinque in occasione dell’1-1 contro il Sion, sei contro il San Gallo nel recupero perso 3-1, tre sia alla Stockhorn Arena di Thun, sia al St. Jakob-Park di Basilea - espugnati con un doppio 1-0 -, quattro contro il Lucerna, battuto 2-0 a Cornaredo, tre a Ginevra, quando a imporsi 2-1 era stato il Servette, tre con lo Zurigo, per un’altra vittoria di misura ottenuta a domicilio. Insomma, se vi siete persi, riassumiamo: dopo 16 turni, il Lugano presenta una media di 1,3 gol a partita, frutto di 4,7 tiri che mediamente inquadrano lo specchio della porta avversaria e di una precisione alla conclusione che si attesta al 46%. Troppo poco, certo. E se si togliesse il 4-2 ottenuto alla Schützenwiese di Winterthur - con l’eccezionale quota di 14 conclusioni in porta su 29 tentativi totali - ecco che le media di tiri nello specchio scenderebbe a 4. Sai che paura.

Si stava meglio o peggio?

Il Lugano, sin qui, ha messo a segno 20 gol. Come il Winterthur e più solo del Grasshopper. Lungo l’era Croci-Torti, un (misero) bottino del genere non era mai stato registrato all’altezza della 16. giornata. Per dire: la media dei quattro precedenti campionati gestiti dal Crus parla di 25,7 reti. Ma il dato interessante, se vogliamo, è un altro. Dalla stagione 2021-22 in poi, la formazione bianconera non ha mai brillato particolarmente in termini di precisione e mole di tiri nello specchio. Tolto lo scorso torneo, le statistiche sono state persino peggiori. Ecco perché il livello di fiducia dei singoli giocatori non basta per giustificare lo scarso rendimento sul piano realizzativo. Molto banalmente, c’è stato un Lugano che alternava Vladi e Przybylko nel ruolo di centravanti e bucava la rete con più frequenza.

Quella squadra, però, si aggrappava a un top player. Facciamo pure due, includendo il discontinuo «Nacho» Aliseda. A mancare in questa parte iniziale di Super League, ad ogni modo, è stato soprattutto l’apporto di Renato Steffen, fermo a un solo assist, complice il lungo stop che gli ha fatto saltare una decina di partite. Per intenderci, nei primi 16 turni della stagione 2024-25, Steffen aveva contabilizzato 6 gol e 3 assist; nel 2023-24 erano stati 2 e 7; nel 2022-23 invece 2 e 3.

Il peso di Renato Steffen

L’ex nazionale rossocrociato è appena tornato a disposizione del Crus, che dopo i 9’ più recupero con il Sion gli ha concesso altri 22’. Il numero 11 è entrato sul sintetico della Tuilière dando l’impressione di voler spaccare il mondo, ma è chiaro come occorrano tempo e partite per ritrovare le migliori sensazioni. Eppure, alla luce di quanto indicato poc’anzi, il Lugano non sembra poter prescindere da Steffen e, volendo citare il tecnico, dal suo «spunto». Per il resto ci si aggrappa all’affidabilità dell’impianto difensivo e all’ennesima prestazione convincente di Saipi. Grazie a questa solidità, i bianconeri hanno racimolato 7 punti nelle trasferte di Basilea, Thun e Losanna e mosso ancora la classifica. Peccato che in vetta al campionato i bernesi siano tornati ad allungare, dimostrando che compattezza difensiva e prolificità possono coesistere.

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