Emiro all'incrocio

I rimedi di Leo e Ivana

La rubrica di colore del nostro inviato in Qatar Massimo Solari
Massimo Solari
15.12.2022 06:00

Al ventitreesimo giorno del Mondiale… no, non abbiamo perso nulla. Purtroppo, mannaggia, abbiamo invece preso qualcosa. In ordine sparso: mal di gola, mal di testa, febbriciattola e dolorini qua e là. Niente di serio eh, stiamo già molto meglio. Però, ecco, ammettiamo candidamente che ci eravamo illusi. Illusi di poter avere la meglio sull’avversario più ostico del torneo. Sicuri di poterlo fregare in qualche modo. E invece l’aria condizionata, unita a un repentino calo delle temperature all’esterno, ha mandato in fuorigioco pure noi.

Al proposito, via Blick abbiamo appreso che nella rosa rossocrociata sono state numerose le vittime di raffreddamento. Non i soli Sommer, Elvedi, Widmer e Köhn, ma pure Schär, Akanji, Xhaka e Rodriguez. Nelle scorse ore è invece toccato ai francesi Rabiot e Upamecano rimanere in dubbio sino all’ultimo, in vista della semifinale contro il Marocco. Una bella noia, già. Per altro raramente registrata in altre edizioni. Quando il guru della FIFA Arsène Wenger investe il periodo invernale di un valore democratico – ritenendolo un fattore decisivo per permettere ad altri Paesi africani o arabi di ospitare la competizione in futuro -, farebbe dunque bene a riconoscergli un altro potere. Democratico e però – a questo punto – pure epidemico.

Prudenza e atleticità pronunciate, evidentemente, non sono state sufficienti. Nel nostro caso solo la prudenza, mica l’atleticità. Anzi, pur di tenere a bada il subdolo refolo non abbiamo esitato a presentare mise al limite della denuncia. Alla cerimonia inaugurale, nel kit di benvenuto consegnato ai media, era d’altronde presente una pashmina perfetta allo scopo. Color panna – non il colore che si abbina meglio –, sottile ma calda, un metro e mezzo di larghezza circa per 90 centimetri di altezza. Ebbene, l’abbiamo usata come scialle, sciarpa e persino pancera. Ridete, ridete. Un bocchettone che spara aria alle tue spalle, per novanta minuti e più, va tuttavia arginato in qualche modo. Insomma, credevamo di aver scovato la nostra coperta di Linus. Figuriamoci.

Oramai fuori tempo massimo, abbiamo comunque riflettuto sui possibili accorgimenti. Per farci trovare più pronti un domani: metti che ne fanno un altro in dicembre. Ed è così che la tremenda progressione dell’Argentina ha attirato la nostra attenzione. Di profili cagionevoli e spossati, in effetti, l’Albiceleste non sembra averne in rosa. Anzi. Vuoi vedere che c’entra la yerba mate? Parliamo dell’infusione di erbe - forte e spesso amara – popolarissima in Sudamerica. Calciatori compresi. Preparata a caldo o a freddo, è più di una bevanda con la sua inconfondibile tazza a bocca larga. Juan José Szychowski, presidente dell’Istituto nazionale di yerba mate in Argentina, l’ha sintetizzata così: «È condivisione, è qualcosa di sociale e fa bene alla salute». A saperlo prima… Sta di fatto che Messi e compagni ne hanno portati 500 chili in Qatar. E a furia di bere – manco fosse la pozione magica di Asterix – il titolo si fa sempre più vicino. Sì, il rimedio ci ha convinto. A maggior ragione a fronte della batosta rifilata alla Croazia di Ivana Knöll. Avete presente? Con i suoi bikini a scacchi rossi e bianchi e ampi lembi di pelle esibiti al pubblico, l’ex miss è diventata una celebrità pure negli stadi di Doha. E come abbia fatto a non ammalarsi, per l’appunto, rimane un mistero.